Re: Domanda sulla Relatività Ristretta

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Thu, 13 Jul 2023 07:27:25 -0700 (PDT)

Il giorno giovedì 13 luglio 2023 alle 15:00:05 UTC+2 Giorgio Pastore ha scritto:

> > Si, ma non ho afferrato che cosa quindi ne concludi.
> Che dal punto di vista fenomenico la descrizione del decadimento (di
> particelle in moto) risulta avvenire su tempi più lunghi che nel sdr in
> cui la particella è in quiete.
>
> E' una descrizione del fenomeno? direi di sì.
> Qual è l'interpretazione o teoria o substrato teorico?



Ho lasciato indietro un po' di commenti perché diventavano vecchi prima che li spedissi. Magari farò un collage delle cose che avevo preparato e che non mi sembra che siano già state dette. Ad ogni modo, intanto mi inserisco qua per sottolineare molto rapidamente alcune cose che mi sentirei di dire:
- Eustachio Manfredi direi che abbia già riconosciuto che ritiene impossibile pensare a descrizioni totalmente scevre da substrati teorici;


- relativamente alla questione presentata da Eustachio Manfredi *c'è* un inizio e c'è una fine sulle quali tutti concordano e ci sono due orologi che assistono tanto all'evento "inizio" quanto all'evento "fine". "Inizio"=l'orologio Of, fermo nel riferimento inerziale K, è sovrapposto all'orologio Or, rotante attorno a un certo punto fisso in K; "fine": Of e Or si sovrappongono nuovamente per la prima volta dopo l'evento "inizio".




Direi che Eustachio Manfredi chiamerebbe "descrizione del fenomeno" quanto detto sopra e nella descrizione si preciserebbe anche che fra inizio e fine Or "misurerebbe" un intervallo di tempo minore di quello misurato, fra gli stessi eventi, da Of. Mi parrebbe che Eustachio Manfredi chiamerebbe "descrizione" questa storia delle due "misure" che risultano una minore dell'altra per motivi analoghi a quelli che indurrebbero Giorgio Pastore a chiamare "descrizione" il decadimento di particelle osservato da diversi riferimenti.


Fra la roba che metterei nel collage che dicevo, la mia critica a Eustachio Manfredi direi che si possa derubricare a critica di tipo terminologico: non mi piace che dalla "descrizione" suddetta lui tragga la conclusione che un orologio in moto (almeno relativamente al fenomeno descritto di confronto fra Of e Or) _rallenti_ il proprio ritmo.

Io ritengo si debba dire che Or *non* esegua *una* misura di intervallo di tempo. Risulta quindi privo di senso il confronto fra una "vera" misura di intervallo di tempo (come quella effettuata da Of) con una roba strana che non è una misura di intervallo di tempo.


In generale *tutti* i processi di misura prevedono che lo strumento di misura non venga "disturbato" durante la misura. Of viene disturbato continuamente. Non chiameremmo mai lunghezza di un tavolo il risultato di una misura effettuata con un metro che si muoveva rispetto al tavolo mentre veniva effettuata la misura.





Discorso un po' diverso ma con conclusione simile si potrebbe fare riguardo alla descrizione del decadimento di una particella. L'orologio in moto con la particella esegue una misura di intervallo di tempo che dà dTau come risultato fra nascita e decadimento. Nel riferimento K in moto rispetto alla particella si misura la distanza dX fra i due punti in cui avvengono rispettivamente nascita e decadimento, poi, impropriamente, si decide di associare le parole "intervallo di tempo" all'ente Sqrt[Tau^2+(dX/c)^2]. Ma, secondo il mio modo di vedere, ha poco senso confrontare una "vera" misura di intervallo di tempo, come dTau, con un mix di due misure come Sqrt[Tau^2+(dX/c)^2]. Risulta peraltro banalmente ovvio da come il mix di due misure è stato definito che si ha sempre Sqrt[Tau^2+(dX/c)^2]>=Tau.

Bruno Cocciaro.
Received on Thu Jul 13 2023 - 16:27:25 CEST

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