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> Quello che io voglio dire è che se l'osservatore viaggia due volte
> (al limite, andata e ritorno) da A verso S a velocità molto diverse
> nei due viaggi e fa i calcoli nel momento in cui l'angolo a cui vede
> le stelle S e P o S e Q è esattamente di 90°, si accorge che a
> velocità molto diverse il suo orologio gli fa calcolare distanze
> differenti. E se suppone che le stelle P e Q non si siano spostate
> durante il suo viaggio, capisce che deve essere il suo tempo a venire
> influenzato dalla velocità a cui si muove.
In sostanza stai dicendo che se uno si muove variando spesso
la velocita` e per fare il punto guarda corpi esterni (le
stelle) che sono quasi fermi l'uno rispetto all'altro, gli
conviene usare distanze e tempi del riferimento in cui quei
corpi sono quasi fermi perche':
1) la nave non ha un suo sistema di riferimento inerziale
unico perche' lo cambia ogni volta che cambia velocita`;
2) se per orizzontarmi uso una mappa (stellare) ovviamente mi
conviene mettermi nel riferimento della mappa, altrimenti
confronto pere con mele.
Sono d'accordo, ma non smentisce la RR. La RR non ti forza a
usare nessun particolare sistema di riferimento inerziale,
non ti dice che se sei a bordo di un'astronave DEVI fare i
calcoli della navigazione nel riferimento dell'astronave; ti
dice solo come convertire tempi e distanze quando vuoi
passare dall'uno all'altro. Ti dice anche che non si puo`
dimostrare che uno di essi sia piu' "vero" degli altri; poi
per grandissime distanze bisognerebbe passare alla RG, ma
teniamoci sul semplice.
Se invece le stelle si muovessero a velocita` relativistiche
le une rispetto alle altre, con vettori casuali,
probabilmente dovresti rassegnarti a convertire in
continuazione tra diversi sistemi di riferimento senza
poterne prendere nessuno come riferimento "vero".
> Scusa, quando mai è stata verificata una cosa del genere... poppa,
> prua, astronave? Ma dove? Stai estrapolando dati "sperimentali"
> non da misurazioni realmente effettuate, ma dalla teoria, dando
> per scontato che quest'ultima sia assolutamente giusta. L'unica cosa
> che hanno visto è l'effetto relativistico sui decadimenti radioattivi
> o altri aspetti di particelle e nuclei, per quanto ne so: non hanno
> ancora mai riscontrato nulla del genere su un oggetto macroscopico
> (non megascopico: non sto parlando di stelle o galassie, i cui dati
> "apparenti" si potrebbero interpretare anche in altri modi).
Sarebbe bello se ogni singolo principio fisico venisse sempre
dimostrato da un singolo esperimento; nella fisica moderna
purtroppo succede di rado. Quel che succede realmente e` che
si fa una teoria che introduce un certo numero di principi
per spiegare in un colpo solo un gran numero di osservazioni
e risultati sperimentali. Idealmente, una teoria fisica
dovrebbe essere compatibile con tutte le osservazioni mai
fatte nella storia. Poi magari, a distanza di tempo, capita
anche che si riesca a verificare direttamente un singolo
effetto con una singola osservazione, come quelle che citi.
Prendiamo a esempio quella contrazione delle distanze che non
ti convince. Non posso onestamente dirti che sia stata
dimostrata dall'esperimento di Michelson e Morley, perche'
quell'esperimento, preso da solo, si potrebbe spiegare in
altri modi (ad esempio pensando che la Terra si trascini
dietro l'etere in cui si propaga la luce). Il fatto e` che
l'unico modo trovato finora che sia compatibile anche con
tutte le altre osservazioni e` che l'interferometro di M&M
(oggetto macroscopico) si contragga nel verso del moto.
Einstein ha riformulato la cosa in modo piu' semplice ed
elegante ricavando la contrazione delle distanze come
conseguenza di principi piu' semplici e basilari, ma non ha
cambiato la sostanza: per spiegare M&M serve la contrazione
delle distanze, o almeno finora nessuno ha avuto un'idea
migliore.
Per cui, abbiamo una prova diretta che la contrazione
avviene? Direi di no. D'altra parte, abbiamo una prova
diretta che una RR senza contrazione e` falsa. O accetti la
RR tutta intera o la rifai da zero, e il problema e` che
alcune predizioni della RR, come hai fatto notare, sono state
verificate abbastanza direttamente e in piu' modi (senza
contare le verifiche della RG che si basa sulla RR).
E` vero che la mia risposta partiva dal presupposto che tu
volessi spiegare tutti gli effetti della RR cosi' com'e`
formulata. Il fatto e` che se vuoi fare una teoria totalmente
nuova ti metti su una strada molto piu' difficile. Per
spiegare la RR ti basta conoscere le trasformazioni di
Lorentz (due formulette) e spiegare quelle; se non le
accetti, devi farti una teoria diversa che spieghi
diversamente tutte le osservazioni mai fatte, e per poterlo
fare dovresti almeno conoscerle tutte in sufficiente
dettaglio. Temo che possano essere decisamente numerose.
Generalmente la fisica non procede in questo modo. Si fa una
teoria nuova che funzioni meglio della vecchia nelle
condizioni in cui la vecchia funziona male e si dimostra che
la nuova equivale alla vecchia la` dove questa funzionava. Ad
esempio, a basse velocita` le trasformazioni di Lorentz si
riducono alle buone vecchie trasformazioni di coordinate
della fisica classica.
> Il divertimento per me ci sarà solo se e quando le misure sperimentali
> sull'EmDrive verranno confermate con sicurezza, perché a quel punto
> sarai tu ad avere torto per forza di cose, dico bene? :-)
Perche'? Ho solo criticato una tua ipotesi. Non ho scritto
nulla contro l'EMDrive, neppure contro la discutibile
interpretazione teorica riportata nell'articolo, di cui ho
solo letto i commenti nel thread. Non sono ancora arrivato a
leggere le conclusioni dell'articolo (quel paper e` un papiro
e il tempo non abbonda) e anche dopo averle lette dubito che
saro` in grado di analizzarle, dato che non so quasi nulla
del vuoto quantistico.
Attento a non scivolare nel "qualsiasi cosa dimostra
qualsiasi cosa".
Ciao
Paolo Russo
Received on Thu Nov 24 2016 - 20:15:43 CET
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