Re: Ridurre la CO2 nell'atmosfera

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Wed, 11 Jan 2017 18:57:26 +0100

On 10/01/2017 14.19, BlueRay wrote:
> La CO2 puo' essere facilmente congelata a stato solido con un impianto ubicato in zone a bassissima temperatura media (i poli, ecc.)

facilmente ? Io non ho fatto calcoli, ma nemmeno tu.
Bisognerebbe calcolare la pressione di vapore della CO2 e
confrontarla con la pressione parziale reale (dovuta alle
400 ppm attuali, che dal punto di vista chimico fisico sono
poche, quindi favoriscono alquanto la sublimazione piuttosto
che il brinamento).
Ad ogni modo, assumendo che prevalga il brinamento in
termini di equilibrio sotto opportune condizioni, c'è il
problema della velocità del processo, condizionato dalle
misere 400 ppm. LA velocità di cattura è bassa. E è bassa
anche la "depressurizzazione" atmosferica che produrrebbe
flussi ordinati di aria di ricambio tali da rifornire le
scorte senza creare gradienti locali sfavorevoli.
Un'altra imho molto insidiosa obiezione è : bisognerebbe
trovare un sistema a stadi che possa attuare una cattura
preliminare, un preconcentratore, per il ghiaccio di acqua.
Diversamente, per quanto poco umida sia l'aria polare,
l'efficienza di cattura del vapore imho sovrasta quella
della CO2, sicché ti troveresti dei cilindri fatti
essenzialmente di ghiaccio d'acqua contenente anche un po'
di acido carbonico.

>
> Un "camino" di lancio di grande altezza

qui ammetto di non aver capito cosa vorresti fare ... hai
pensato a un tubo di lancio tipo una em-railgun ?
Non me ne intendo molto (salvo nozioni di base tipo che
almeno l'involucro debba essere metallico per essere
accelerabile con le forze di Focault), ma lanciare un bolide
a Mac 30, o quella che è la velocità di fuga, che non
ricordo, comporta specie nella parte di atmosfera "densa"
riscaldamenti per frizione veramente notevoli, e mi domando
come si possa concepire un involucro economicamente
accettabile (poca massa rispetto al carico) che potrebbe
sopportare la pressione della CO2 interna che vaporizza a
contatto della parete.

Se invece intendevi un camino statico, una torre stile
ciminiera, ma con lo sbocco oltre la soglia gravitazionale a
cui la terra trattiene al CO2, non so valutare quanto
dovrebbe essere alto, ma di sicuro non possediamo una
tecnologia simile.

Un mix dei due forse ? Non avrebbe in varia misura entrambi
i problemi ?


Cioè, mi pare una soluzione di inefficienza e complessità
tali da non avere chance.

Inoltre, sostanzialmente non serve nemmeno.
In teoria sulla terra ci sono risorse "latenti"
infinitamente sovrabbondanti per fissare tutta la CO2 (e la
SO2) proveniente dalla combustione di tutto il carbonio
fossile e tutta la biomassa, e di tutto lo zolfo, in forma
di carbonati e solfati metallici.
Per la banalissima reazione è che stechiometricamente, anche
limitandosi alla sola crosta, la terra è fondamentalmente
fatta di elementi da neutri/anfoteri a BASICI, e gli
elementi acidi sono una minoranza.

Quindi è infinitamente meno complesso e costoso scavare
rocce opportune (tutte le rocce ignee contenenti silicati e
allumino silicati di potassio e sodio, e un po' meno bene di
calcio e magnesio), attivarle termicamente "temprandole" e
macinandole, e poi mescolarle con aria in reattori a umido
tipo fluidized-bed o torri di lavaggio miste, con
nebulizzatori di slurry di rocce basiche e ventilatori che
insufflano aria calda.

Sostanzialmente si tratta solo di accelerare il processo,
naturale, in corso e già avvenuto, di caolinizzazione dei
vari feldspati (ortoclasio, plagioclasi) e anche event.
olivine, dove alla fine restano residui di natura
alluminosilicatica di magnesio e vengono dilavati via
bicarbonato di potassio, sodio, solubili, e / o bicarbonato
di calcio (meno stabile).

Si può pensare di usare preconcentratori reversibili (per
ottenere nello stadio di fissazione una miscela gassosa
arricchita in CO2 e più efficace nel processo di dilavamento
idrotermale.

In realtà costa già troppo così, ma ad ogni modo mi pare
enormemente meno costoso che lanciare fuori orbita masse del
tipo di miliardi di tonnellate. Ha una spesa energetica
colossale. Anche se fosse un camino, statico, una torre
planetaria che si affaccia sul vuoto in orbita, POMPARE la
CO2 fuori ha una spesa in ventilatori e poi compressori
insormontabile. (Imho ovviamente)



> puo' essere utilizzato per inviare al di fuori dell'atmosfera terrestre cilindri di CO2 solida ad un costo che comunque non sarebbe proibitivo tenuto conto di quello che tutti noi terrestri stiamo rischiando con il riscaldamento globale?
> (Con altri gas serra, ad es metano, il concetto sarebbe analogo).

Diversamente, avendo energia gratis, ci sono tecniche di
fissaggio elettrolitico, riduzioni parziali della CO2.
E' semplice ridurla a acido ossalico, ma sono già stati
messi a punto catalizzatori per ridurla ulteriormente (a
seconda a etanolo, metanolo, persino metano).
Una parte di questi composti può venire pirolizzata a vuoto
recuperando acqua, idrogeno (o solo la prima se la formula
media è quella dei carboidrati), e CARBONIO in forma di
grafite o fuliggine.
Questa forma è termodinamicamente inerte a qualsiasi
condizione. Si può stoccare persino senza nessun
contenitore, se è cristallina, se no "pellettizzare" con un
minimo di bitumi leganti e cokerizzare a forme stoccabili
senza rischio di inquinamento.
Se i residui di combustione di carbonio non ben cristallino
non fossero eco compatibili, la vita sarebbe già finita da
tempo.

I due modi concretamente percorribili di fissare la CO2 è o
come carbonati metallici (avendo una riserva metallica
basica inesauribile) oppure per riduzione elettrochimica
desossigenare il carbonio a carbone, e stoccarlo in una
forma in cui, non per caso, era già stato stoccato una volta
fossilizzando le biomasse. Farlo intenzionalmente e in modo
controllato può garantire sia efficienza di processo molto
maggiore (poche perdite : non ci sono funghi aerobi che
ossidano una parte) sia maggiore velocità di stoccaggio
rispetto alla fossilizzazione naturale, alquanto lenta.

A naso penserei che l'espulsione nello spazio sia una
strategia non competitiva a nessuna condizione.

Trattandosi poi di quantità rilevanti, ho anche una remora
più sottile : se sia realmente il caso di alienare la scorta
terrestre di elemento carbonio dal suo pool-mobile.
E' vero che ora ne abbiamo un po' troppo, ma è pure vero che
è l'alimento base delle piante.
Preferirei averlo stoccato in grossi cumuli di neo-carbone,
e sapere che all'occorrenza è lì. Volendo si potrebbe
incentivare l'uso strutturale delle fibre a base carbonio
come surrogato di altri materiali plastici, per ripagare una
parte dei costi.

Ah : il metano e gli idrocarburi possono venire
"carbonizzati" per semplice pirolisi a vuoto, specie su
metalli come nichel, platino. L'idrogeno possiamo bruciarlo
: la "cenere" carboniosa, la terremmo da parte. Mi pare che
Rubbia l'avessa sponsorizzata, questa idea (muteshtment ci
avevo pensato pure io, e dai calcoli termodinamici di base,
è di costo piuttosto modesto (molto meno della
desossigenazione della CO2), salvo che per il metano dove
costa un po' di più, ma ancora piuttosto poco).

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> BlueRay
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