Ciao a tutti.
Leggo da parecchie parti in rete, ma la cosa me l'ha riportata anche
un'amica insegnante di scienze alle medie inferiori, che il remo della
barca è considerato una leva del secondo genere (come lo schiaccianoci,
se non sbaglio): fulcro in acqua, resistenza allo scalmo e potenza
all'estremità in mano al marinaio.
Io l'ho sempre pensato come una leva di primo genere: fulcro allo
scalmo, e mi sposto in avanti grazie al terzo principio, per l'acqua che
spingo all'indietro.
Sulla Wiki c'è una specie di guerra sul tema, tra primo e secondo
genere.
https://it.wikipedia.org/wiki/Remo_(nautica)
La Treccani on-line è tassativa: secondo genere.
http://www.treccani.it/enciclopedia/remo/
A me sembra assurdo definirlo di secondo genere, e ho pensato a questo
esperimento mentale: Poniamo che io afferri il remo non all'estremità,
bensì all'altezza dello scalmo.
In questo caso dovrei avere una leva "neutra" cioè a metà strada tra il
secondo e il terzo genere, in cui non ho effetto di amplificazione né
della forza, né dello spostamento.
Come afferrare lo schiaccianoci all'altezza della noce: se ho comunque
abbastanza forza la noce la rompo, anche se non approfitto delle qualità
della leva.
Quindi farei più fatica, ma potrei navigare.
Invece sono convinto che se facessi potenza sullo scalmo non mi muoverei
manco di un millimetro.
Cosa ne dite?
--
Roberto Rosoni
Received on Fri Jan 27 2017 - 19:07:26 CET