Maurizio Malagoli ha scritto:
> Una ulteriore domanda:
>>> Nella QED, secondo Feynman, non vi è il problema della misura e del
>>> collasso, ma a me pare che siano solo nascoste meglio.
>> Non direi che siano nascoste, è solo che a F. non interessavano tanto.
>> Si capisce che alla fine ci vuole un rivelatore che scatta (interazione
>> dell'oggetto osservato - fotone - con un sistema macroscopico).
>> Ed è lì che si passa da ampiezza a probabilità (collasso).
>
> E' così solo per la QED o anche in generale per la QFT (quantum field
> theory)? Ossia nella QFT il problema della misura o separazione
> micro/macro è stato superato?
Non è stato superato.
Direi che l'interesse dei teorici è differenziato.
Intanto QED e più in generale QFT sono sempre meccanica quantistica,
solo applicata a particolari sistemi (campi) che crea nuove
situazioni, nuovi problemi, nuove difficoltà matematiche.
Ma i principi di base restano rigorosamente gli stessi.
Ho parlato di differenziazione perché chi si occupa di QFT (di modello
standard, ecc.) non si cura di problemi di fondamenti come quello
della misura.
Alla fine le regole entrano sempre in bllo, perché bisogna pure
calcolare la probab. che si produca un certo evento, che un certo
apparato di misura dia questa o quella risposta.
Ma il problema del perché succede, resta decisamente lontano.
Poi esistono quelli che studiano i fondamenti, anche in senso
sperimentale.
Tutte le ricerche sulla decoerenza, sugli stati intrecciati, rientrano
in questa categoria.
Può accadere che usino strumenti di QED, ma al fondo resta sempre la
m.q. di base.
Un'altra direzione, con prospettiva di notevoli applicazioni pratiche,
sono i computer quantistici.
Anche qui la decoerenza (quindi collasso) è importantissima, in senso
negativo: è il vero ostacolo alla realizzazione di c.q. degni di
questo nome.
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Elio Fabri
Received on Fri Feb 17 2017 - 17:30:57 CET