L'induzione e la Relatività

From: gino-ansel <ginsel_at_alice.it>
Date: Thu, 23 Feb 2017 01:26:03 -0800 (PST)

Dopo molti tentativi a vuoto (qui pubblicati senza vostro riscontro) forse ho messo assieme qualcosa di organico







Queste note sono a tesi. La divulgazione sulla Relatività mostra conclusioni sconcertanti e alcune osservazioni sull’induzione lasciano perplessi. Qui riferisco solo osservazioni e da esse tento una deduzione a prescindere dalle teorie correnti (che mal conosco) mentre gli esperti potranno eventualmente verificare la correttezza delle osservazioni e/o l’esistenza di altre osservazioni che vi si oppongono e/o la correttezza delle deduzioni che ne traggo. Molti esperti si offendono di questa invasione di campo: strano, pensavo che un contributo indipendente servisse almeno come loro divertimento. Annoto strada facendo e già molte volte sono dovuto ritornare sui miei passi: scrivere aiuta a ragionare e si spera in critiche e suggerimenti. Forse queste note possono interessare pure agli inesperti, ma considerino che chi scrive ha forse soltanto un po’ di esperienza pratica in più. Inizio con ciò che si osserva costruendo di alternatori amatoriali:
http://digilander.libero.it/gino333/alternatore.jpg
(quanto è sotto la foto è sostituito da questo testo)


Questo è un alternatore assiale a magneti permanenti; non è uno scherzo, 8kg di neodimio e 9 di rame, rende sul 93% da 50 giri in su, 4 kW a 600 giri http://digilander.libero.it/gino333/rend.alt..jpg Qui statore e rotore sono montati su due assi coassiali indipendenti (usati per i test di rendimento via coppia sullo statore) e nella foto si vede il test sull’indifferenza di far girare lo statore al posto del rotore





Così assemblato è facile manovrarlo a mano e “sentire” cosa succede. Svitiamo i grani di bloccaggio dello statore e del rotore in modo che possano ruotare liberamente e spostarsi l’uno dall’altro scorrendo sugli assi. Teniamo il rotore con una mano e con l’altra lo statore. Basta ruotare mezzo giro per vedere dati nel tester e sentire nelle braccia le forze in gioco. Tutto avviene in un unico riferimento: cioè nella testa dell’operatore dove arrivano i nervi delle due braccia e dell’occhio. Correnti parassite e perdite meccaniche sono irrilevanti. Non c’è differenza alcuna ruotando lo statore invece del rotore.
- A statore aperto, ruotando il rotore non si avverte resistenza in entrambe le braccia (ma c’è tensione)
- Si lasci procedere la rotazione (energia cinetica disponibile) e poi si chiuda lo statore.
- Il rotore s’arresta di colpo (ha ceduto la sua energia cinetica).
- Si sente che lo statore vorrebbe girare come girava il rotore, ma non può perché lo si trattiene con la mano.
- Se il braccio fornisce energia di rotazione in modo continuo:
  - si deve trattenere lo statore dal ruotare e si sentono statore e rotore cercare di allontanarsi l’uno dall’altro
  - e se si insiste a sufficienza poi si sentirà che le bobine si sono scaldate..
Questo è perfettamente compatibile con ciò che è noto:
- un campo magnetico variabile induce corrente in una bobina chiusa
- una corrente in una bobina genera un campo magnetico (la bobina diventa una calamita)
- in questa situazione la bobina si scalda



Perciò un “chiunque” non acculturato che faccia l’esperienza e sappia queste cose, penserà che il movimento relativo induce una corrente e di conseguenza un campo magnetico nello statore. Penserà pure che dall’abbraccio dei due campi magnetici nasca una specie di frizione che consente di trasferire energia dal braccio che fatica nel muovere il rotore alle bobine dello statore cosicché esse si scaldano per effetto della circolazione della corrente.





Ora, se se questo chiunque non acculturato, s’informa e viene a sapere che giocherebbe pure un campo elettrico, ma lo vedrebbe solo sedendosi sullo statore (o viceversa, ma non importa) penso sia lecito a costui chiedere se il fenomeno sia stato realmente osservato considerando che a lui l’dea della frizione basta ed avanza. Se poi nell’occasione il “chiunque” viene a sapere che l’interazione avviene nell’area della spira e di lì procede verso i fili, in un modo per lui incomprensibile, forse comprenderete perché costui ora voglia tentare d’immaginarsi un suo personale modello fisico dell’induzione.

Indice delle Appendici :
1: realtà del campo elettromagnetico come da Einstein-Infeld in “L’evoluzione della fisica”
2: notizie storiche sull’induzione
3: una bellissima descrizione di come avverrebbe il fenomeno dell’induzione nella teoria corrente
4: cosa so io di elettromagnetismo (poco)
5: Forza di Lorentz in campo costante; forse un altro problemino per la teoria corrente
6: Omopolari
7: lista delle fatiche precedenti, giuste e sbagliate più considerazioni sull’umana natura.








Premessa. In un vecchio testo per ingegneri, dove: intcirc=integrale circolare int=integrale di superficie, si legge: “… Se il campo magnetico nella regione in cui si trova la spira viene modificato in una qualunque maniera (ad esempio modificando la corrente nei circuiti vicini, ovvero muovendo tali circuiti senza alterarne la corrente), si induce nella spira una f.e.m. uguale alla derivata, cambiata di segno, del flusso di induzione magnetica concatenato con la spira stessa. Si intende per flusso di induzione magnetica concatenato con il circuito, il flusso dell’induzione magnetica attraverso una qualunque superficie che abbia il circuito come contorno. Indicando con E=intcirc Esds la f.e.m. indotta e con Ф= int BndS il flusso concatenato con il circuito, la legge dell’induzione elettromagnetica si può scrivere E= -dФ/dt Il segno " sta ad indicare il verso della f.e.m. indotta e quindi anche quello della corrente indotta” ovverosia la tensione dipende dalla variazione del campo magnetico
che attraversa la superficie circondata dalla spira.


L’esperienza conferma, ma la limitazione alla “superficie circondata dalla spira” lascia perplessi gli inesperti come me: si legge che ciò dipenderebbe da compensazioni lungo circuito, però anticipo che uno specifico test (a pag.6) pare escluderlo.





Quanto alla forma dell’onda, se il campo fosse *uniforme*, la formula dice che tanto la curva del flusso che attraversa la spira quanto la sua derivata, sarebbero *sinusoidi*. Lo si capisce facilmente anche senza matematica: basta immaginare di mettere un occhio dove c’è un polo e di guardare l’altro polo: si vedrà un’area che va da un rettangolo massimo a una semplice linea (cioè a zero) e registrando graficamente le misure dell’area man mano che spira ruota si otterrà una sinusoide. Stesso risultato si avrà tenendo ferma la spira e facendo ruotare i magneti.

il resto è troppo lungo, se interessa sta qua
http://digilander.libero.it/gino333/induzione4.docx
Received on Thu Feb 23 2017 - 10:26:03 CET

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