Ferdinando Chiodo ha scritto:
> La mia non vuole essere una domanda polemica. Come considera,
> un fisico, una proprieta' cosi' familiare come il *colore*?
> Un peperoncino rosso o una stella rossa sono rossi per
> ragioni fisiche differenti. Il senso comune (ad es., il
> realismo di Locke; ma anche la filosofia Kantiana, per quel
> che ne so) ci fornisce lo strumento di 'dato sensoriale' (=
> non esiste una *grandezza fisica* corrispondente al colore
> rosso; ma il pennarello rosso che vedo possiede una
> 'disposizione' a causare nel mio sistema nervoso --recettori
> retinici, vie nervose, centri della visione, ecc.-- alcuni
> particolari 'stati').
Non so se ho capito il tuo punto.
Certamente io non sosterrei che il vedere un colore rosso dipenda
*soltanto* dalla radiazione emessa dall'oggetto; e non credo lo sostenga
neppure Valter, ma questo potra' dirlo lui.
Pero': e' vero che il peperoncino e la stella sono rossi per ragioni
differenti, ma entrambi mandano nei miei occhi una radizione di
determinata composizione spettrale (non sto dicendo che sia la stessa
nei due casi: sara' certamente diversa).
In questo senso potrei anche dire che una grandezza fisica corrisp. al
colore rosso esiste, anche se so bene che con la stessa composizione
spettrale il colore percepito puo' variare se variano altre condizioni
(per es. lo sfondo).
Senza dubbio con quella radiazione i miei occhi mandano al sistema
nervoso centrale certi determinati segnali (determinati nel senso che
questi dipendono solo dalla radiazione che arriva sulla retina); questi
vengono interpretati come "colore rosso".
Il termine "disposizione" appartiene al linguaggio filosofico, ma non
capisco come possa essere usato per uno studio scientifico della
percezione del colore.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica
Universita' di Pisa
Received on Mon Jun 08 1998 - 00:00:00 CEST
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