Re: Domanda sulla relatività ristretta bis

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Mon, 17 Jul 2023 02:29:36 -0700 (PDT)

Il giorno domenica 16 luglio 2023 alle 06:55:04 UTC+2 Eustachio Manfredi ha scritto:


> Allora siamo proprio nei guai! Tutte le "misure" eseguite nei laboratori terrestri non valgono niente perché sono "disturbate" dalla accelerazione di gravità. E non mi rispondere che è un disturbo trascurabile perché l'accelerazione di gravità non è molto grande:



e invece ti rispondo esattamente così. O, meglio, ti rispondo così per quanto riguarda le *misure* eseguite in laboratori terrestri. Sulle "misure", non essendo esse misure ma, generalmente, combinazioni più o meno strane di misure (delle quali si dimentica troppo spesso quale sia la combinazione in base alla quale potremmo indurre il significato fisico della "misura") il discorso andrebbe fatto caso per caso.


> ho già fatto notare che nell'esperimento dell'orologio in rotazione puoi rendere l'accelerazione piccola a piacere aumentando il raggio di rotazione, mantenendo comunque la velocità costante che è (l'unica) causa dell'effetto relativistico,.


e io, proprio in risposta a questa tua osservazione sull'aumentare il raggio (per quanto non avessi sottolineato che era proprio quella la mia intenzione), ho già fatto notare che:

in via di principio, non possiamo nemmeno essere certi (per quanto potremmo assumerlo ragionevolmente) del fatto che disturbi "piccoli" diano piccoli effetti (molto meno ragionevole sarebbe assumere che "tanti" piccoli disturbi diano effetti piccoli)




cioè sulla Terra (almeno per misure "brevi") è ragionevole assumere che l'effetto della gravità sia piccolo. Questo per quanto riguarda misure effettuate mediante strumenti il cui funzionamento teoricamente esatto prevederebbe assenza di gravità. Poi esperimenti terrestri fanno spesso uso di strumenti il cui funzionamento si basa proprio sul fatto che sia presente la gravità il cui effetto in quei casi, ovviamente, non si assume piccolo.

Quando l'effetto è piccolo ma si ripete "tante" volte non è ragionevole assumere che l'effetto complessivo sia piccolo. Andrebbe stimato chi "vince" fra "piccolo" e "tante".

Ad ogni modo, stiamo sorvolando sull'aspetto secondo me essenziale che ti ripeto:









Credo che all'origine [della tua posizione che va, a mio avviso, contestata] ci sia l'idea (sbagliata, assunta indebitamente e solo con la relatività prendiamo coscienza di tale assunzione indebita, cioè prendiamo coscienza del fatto che il nostro linguaggio, base comune delle nostre comunicazioni, va modificato perché alcuni enti che ci sembrava scontato che fossero esistenti sono in realtà, almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze, solo nostre costruzioni mentali) che il "tempo trascorso" fra due eventi *distanti* sia qualcosa di "esistente", di misurabile. È vero che se esiste un orologio che può assistere ai due eventi senza essere mai "disturbato" il risultato della sua misura è maggiore del "risultato" dato da altri eventuali orologi che assistano ai due eventi essendo però "disturbati" nel frattempo. Ma quelli sono orologi perfetti, non sono "rallentati", sono solo "disturbati". Io preferirei dire che gli orologi "disturbati", proprio a causa del loro essere disturbati, *non stanno* m
isurando ciò che chiamiamo intervallo di tempo fra due eventi. Niente di strano. Anche la lunghezza di un tavolo risulterebbe minore (o maggiore) se, mentre effettuo la misura, "disturbassi" lo stumento di misura (accelerandolo). Non direi che il metro si è allungato (o accorciato). Direi che ho effttuato male la misura.

Aggiungo qualcosa, visto che la prima volta ritengo che non sia stato colto il punto che vorrei sottolineare.






Dalla suddetta idea sbagliata seguirebbe che se accettassimo l'idea che Or (l'orologio in rotazione) misurerebbe esattamente (perché vorremmo rigettare le parole "Or è rallentato") il "tempo trascorso" da quando lui si trova all'inizio a quando si trova alla fine del primo degli n lati del poligono regolare sul quale si sta muovendo, e diciamo che vale inoltre la clock hypethesis, allora arriveremmo inevitabilmente a una contraddizione, quando, dopo che Or avrà misurato per n volte il "tempo trasacorso" mentre percorre il lato i-esimo (con i che va da 1 a n), certificherebbe di aver misurato esattamente un intervallo di tempo Tau dall'inizio (quando Or si trova all'inizio del primo lato) alla fine (quando Or si ritrova all'inizio del primo lato per la prima volta), mentre Of (l'orologio rimasto fermo nel riferimento inerziale K nel punto che sta all'inizio del primo lato) ha misurato fra inizio e fine un intervallo di tempo T>Tau.


Poiché non dubitiamo dell'evidenza sperimentale T>Tau (paradosso dei gemelli) saremmo costretti dai fatti a dire che Or, in una situazione come quella descritta, è rallentato. Sarebbe la semplice "descrizione" di ciò che osserviamo a constringerci a dover dire che, in questa situazione, Or risulta rallentato.
Rallentamento al quale mi pare peraltro che tu ritenga dovrebbe attribuirsi a una qualche "causa".






Prima di riformulare la mia tesi (cioè portare argomenti a supporto della tesi che la tua posizione andrebbe rigettata) con argomenti che ritengo più evidenti di quelli che ho portato in precedenza, mi fermo per ora qua in attesa di tua conferma che con le parole "il ritmo [di Or] è rallentato: sto semplicemente descrivendo il fenomeno" (tuo post sull'altro thread del 9 luglio ore 6:20:04) tu intendi quanto espongo sopra (lo so, tu intendevi che Of sta al centro dell'orbita e il "ritmo di Or" era dato dai "tic" che Or mandava al centro, ma la situazione che descrivo è più semplice, perché evita la complicazione dei "tic", e spero che tu concordi nel dire che la modifica da me apportata non modifica la sostanza di ciò che vuoi sostenere).

Bruno Cocciaro
Received on Mon Jul 17 2023 - 11:29:36 CEST

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