Re: Rich. pareri su libro "La relatività e la falsa cosmologia" di Marco De Paoli
Ad Archaeopteryx
> Non so se era proprio a me che volevi rispondere (...);
> Ero in assoluta buona fede e non volevo
> fare battute.
No, non alludevo a te, tu non hai fatto battute, hai posto una
questione.
E' un testo di epistemologia.
> In parole
> povere hai gi deciso che la scienza occupa una
> posizione subordinata.
Non � una decisione di qualcuno, e nulla toglie che che la scienza
sia (o dovrebbe essere per sua natura) una forma di conoscenza reale.
Semplicemente non pu� tutto e a un certo punto si ferma (ma nemmeno la
sapienza cui alludo pu� tutto e non vedo sapienti).
Per quanto riguarda la scienza, solo mi spiace quando mi sembra di
vederla impari a se stessa e quasi venir meno al proprio compito, ad
esempio quando (come oggi mi sembra in particolare in cosmologia)
introduce concetti totalmente speculativi e troppi argumenta ad hoc.
> Ma questa
> distinzione poteva avere un senso finch la scienza
> - presumo con Galileo - non si separata dalla
> filosofia.
La distinzione � lecita ma guarda, la separazione fra la filosofia e
la scienza � stata uno dei maggiori disastri intellettuali della
nostra epoca.
> non vedo
> almeno io personalmente la ragione di una gerarchia
> che non ha ragion d'essere a meno (...)
> che non si riaffacci la tendenza di
> non pochi filosofi a ritenere la propria disciplina
> il criterio ultimo di verit su ogni aspetto del
> pensiero umano.
Non penso minimamente che la filosofia (o la sapienza o che altro)
sia il criterio per stabilire la verit� su questioni scientifiche.
> Che la scienza non sia, almeno per me, la sola fonte
> di conoscenza non ci piove. (...)
> Sono piani che vanno tenuti distinti, e chi fa
> scienza seria il primo ad avere cura di non
> mescolarli.
Concordo in generale, per� guarda che a volte da certe mescolanze ne
vengono fuori cose interessanti.
> Credo si possa fare buona scienza anche
> con un piccolo problema di cinematica dalla
> soluzione nota.
E' indubbio. Kuhn,che esalta le rivoluzioni scientifiche di contro
alla "scienza normale", sottovaluta un po' il fatto che � "la scienza
normale" a preparare il terreno per decenni e a volte per secoli alla
"rivoluzione". E poi avviene che chi viene dopo si prende tutta la
gloria. Duhem questo lo ha capito molto bene.
> le patologie alle quali ti
> riferisci, non so quanto consapevolmente, esistono.
> Non mancano lavori in cui il dato oggettivo viene
> piegato all'ipotesi di partenza magari per
> accumulare pubblicazioni per concorsi, oppure si
> perde di vista la correttezza di metodo. Ma non
> qualcosa di preoccupante perch roba che si
> elimina da s , e non mi pare corretto generalizzare
> dicendo che addirittura la scienza nella sua
> totalit non consapevole del proprio procedere.
Purtroppo non si tratta solo di patologie dovute a cause estrinseche
(concorsi, metodologie - che poi non esistono nella scienza:
Feyerabend). E' qualcosa di pi� strutturale. Husserl ha chiarito
alcune cose al riguardo, ma non tutte.
> Sta sotto gli occhi che i primi a occuparsi delle
> implicazioni filosofiche ed epistemologiche delle
> scoperte scientifiche sono stati gli autori di
> queste ultime
S�, ed � positivo, ma spesso � fatto in modo molto insufficiente. E'
giusto dirlo, cos� come giustamente lo scienziato critica le ingerenze
indebite. La "filosofia spontanea" dello scienziato � spesso
insufficiente come la scienza del filosofo.
> sarei sorpreso che persone nonaddentro ai problemi tecnici potessero capire meglio
> le cose rispetto a chi le andava e le va scoprendo.
Qualche volta pu� succedere. Come l'autore di un romanzo pu� non
essere il miglior giudice di se stesso e pu� non vedere nella sua
opera cose importanti che altri giustamente vi vedono, cos� pu�
accadere anche in altri campi.
> Certo, auspicabile e necessaria una certa
> "collaborazione" tra approcci diversi, ma le
> graduatorie di validit del sapere non mi hanno mai
> troppo convinto.
La scienza sicuramente � sovrana nel proprio ambito, sicuramente lo
scienziato non deve rendere conto a un "superiore".
Infine, questa collaborazione tra approcci diversi di cui parli la
vedo estremamente difficile. Forse, allo stato attuale, impossibile.
> "La teoria sapere come funzionano le cose e
> non sapere come farle funzionare; la pratica
> sapere come far funzionare la cose senza sapere come
> funzionano; il nostro scopo unire la pratica
> alla teoria per riuscire a non far funzionare
> le cose senza capire come abbiamo fatto"
Frase amara, questa, ma molto vera. Ancora peggio � quando il
conflitto non � fra teoria e pratica.
> ciao!
Ciao
marco de paoli
Received on Thu Mar 25 2010 - 11:19:35 CET
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