Re: Punctum contra punctum <52e68086$0$23123$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <52e8ace9$0$1381$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <2014013018183421714@mynewsgate.net> <52ebba9a$0$23120$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <aM3Hu.19564$Th2.4205@tornado.fastwebnet.it> <52edeb9f$0$1373$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <z63Iu.20069$Th2.1862@tornado.fastwebnet.it>
On 2/4/14 11:17 AM, Omega wrote:
....
> Infatti - altra affermazione su cui ho personale certezza - di fatto se
> si escludono gli articoli strettamente specialistici, si tratta in
> sostanza *sempre* di divulgazione (e con ciò rispondo anche a ciò che
> dici più sotto al riguardo). La fisica insegnata alle elementari e alle
> medie e alle superiori non è forse divulgazione? Alle medie si scrivono
> forse sistemi di equazioni integrodifferenziali e si studiano in
> originale gli articoli dei ricercatori, con tutta la bibliografia?
Dissento su tutta la linea. Insegnamento e' una cosa, divulgazione e'
un' altra. Che si possano usare *anche* tecniche di una nell' altro non
e' un problema. Ma gli obiettivi e le motivazioni dell' insegnamento
sono completamente diversi da quelli dalle divulgazione. L' insegnamento
ha anche una componente importante di addestramento. Di creazione di
scorciatioie che non interessano minimamente chi e' interessato alla
divlugazione pura: farsi un' idea, sena sforzo eccessivo ma soprattutto
senza l' obiettivo di essere in grado di *usare*. Detta nel gergo
pedagogico attuale, la divulgazione insiste piu' sulle conoscenze, l'
insegnamente deve trovare unpunto di equilibrio tra conoscenze e
competenze. Senza questo minimo di chiarzza si fanno disastri. E questo
te lo dico da professionista.
> E
> questo vale in particolare qui dentro, dove neppure si sa quale è il
> vero livello di formazione e di capacità dell'uditorio, che va
> dall'hobbista al ricercatore al professore.
certo. Qui, per tutti, la componente divulgazione e confronto di idee
dovrebbe dominare. Poi, ovviamente dipende dagli argomenti. In gni caso
anche un professionista della divulgazione scientifica qui dentro non
sta lavorando. Se intervenisse lo farebbe per hobby, relax, piacere
personale.
....
> Sulla questione "qualitativa", ripeto, ho una certezza di cui ho già
> detto: il capire non è mai formale. Prima si capisce e poi si formalizza
> (v. anche più sotto). E il capire è sempre "analogico", là dove
> l'analogia a sua volta ha diversi livelli di complessità, a seconda dei
> destinatari. Se studi un'analogia, devi sapere a chi è rivolta. Non vale
> la stessa analogia per la nonna e per il liceale diplomando - o per lo
> studente di fisica 2.
Immagino che resterai con la tua opinione. Io ho coscienza che le cose
non stann cosi'. Per vari motivi. Non ultimo che per chi ci lavora, il
linguaggio formale si integra perfettaemnte con immagini e linguagigo
natrale e diventa difficie separarli in modo netto come fai tu.
.....
>... Superare un esame significa perlopiù ripetere
> una lezione,....
Hai mai sostenuto esami in un corso di laurea in fisica ? Normalmente
non e' cosi'. So benissimo che in altri corsi di studio le cose stanno
diversamente. E le eccezioni che confermano la regola esistono dappertutto.
> Se io sostengo per esempio (e lo sostengo) che il concetto di zero è
> insensato, ...
Meglio non approfondire. Secoli di pazzi furionsi che hanno accolto
acriticamente un concetto insensato ? E qui torniamo al senso della misura.
...
> Se sono argomenti di ricerca non ci sono certezze per definizione.
> Quindi sembrerebbe paradossale pensare di poter spiegare a chicchessia.
> Spiegare che cosa? Ciò che non si è ancora capito??? I dubbi??? Le
> incertezze magari persino sulle premesse???
C'e' piu' nella ricerca di quanto sta scritto nelle pagine dei filosofi...
Ceto non faccio divugazione di quel che non ho capito ancora ma su quelo
che ho capito un mese fa perche' no, se ritengo di averlo cpito e l'
argomento si presta ? (non tutti gli argomnti lo permettono, of course).
....
> Infatti di nuovo, e sempre per esperienza, ti chiedo: se devi ottenere
> finanziamenti per la tua ricerca (e i soldi non cadono dalla cornucopia
> di uno stato facilone ma per esempio da banche che non li mollano se non
> in cambio di sangue e garanzie), non ti fai forse un mazzo così per far
> capire al finanziatore, che di solito non è Einstein? Come lo convinci?
> Facendogli il discorso che hai fatto qui sopra?
>
> Il tuo è un discorso molto accademico. E, aggiungo, accademico pubblico.
....
E qui parti per la tangente pensando che tutto il mondo corriponda a
quel (evidentemente poco) che hai visto tu. O che credi tu. Cosa ti fa
pensare che i soldi arrivino dalla cornucopia ? Hai idea di quanti soldi
le universita' "buttino" nella ricerca ? o quanto molti degli Enti
pubblici di Ricerca ? Cifre prossime a zero (che, quarda caso, esiste).
I fondi ce li cerchiamo su canali pubblici e privati, italiani o esteri,
dove c'e il massimo della competizione. Ma questo credo non collimi con
le tue certezze e quindi avrai difficolta' a crederlo. Pazienza.
...
> Ma, come dicevo sopra, non serve a molto continuare questo discorso. La
> ragione, da quello che si vede, è che le esperienze sono diversissime:
> la tua è accademica, mi pare da come ti esprimi; la mia è nella grande
> industria, di stato e privata.
Mai dire mai. Se leggessi il mio cv potrebbe venirti il dubbio che
forse un minimo di esperienza di come funziona il mondo fuori dell'
accademia potrei averlo.
Giorgio
Received on Thu Feb 06 2014 - 00:08:03 CET
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Sat Jan 04 2025 - 04:23:29 CET