Re: Punctum contra punctum <52e68086$0$23123$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <52e8ace9$0$1381$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <2014013018183421714@mynewsgate.net> <52ebba9a$0$23120$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <aM3Hu.19564$Th2.4205@tornado.fastwebnet.it> <52edeb9f$0$1373$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <z63Iu.20069$Th2.1862@tornado.fastwebnet.it> <52f2c452$0$1369$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <kSTIu.20578$Th2.20241@tornado.fastwebnet.it>
On 2/6/14 11:17 PM, Omega wrote:
> Giorgio Pastore
>> Omega
>> ...
> > Dissento su tutta la linea. Insegnamento e' una cosa, divulgazione e'
> > un' altra.[...]
>
> Ti ho risposto su it.scienza.divulgazione per non turbare lo spirito di
> questo gruppo. Lì ci sono anche alcuni miei vecchi articoli, che però
> sulle news di fastweb non vedo. Si vedono però su google gruppi, e
> probabilmente su altri server news più seri di fastweb.
Io, da server tin vedo solo 4 messaggi, tutti e 4 tuoi e il penultimo
risale a 6 mesi fa. A questo punto diventa uno quasi uno scambio
privato. Ma oprattutto, nella tua risposta hai infilato delle
affermazioni che non sono esclusivamente pertinenti la divulgazione ma
piu' in generale la ricerca e quindi preferisco rispondere qui.
On 2/6/14 11:06 PM, Omega wrote su it.scienza.divulgazione:
...
> A parte il fatto che 'divulgare' non va interpretato come concedere al
> volgo dall'alto (come qualcuno ancora crede),
Fai un' etimologia maliziosa e rispondi a qualcun altro, visto che non
ho scritto nulla del genere. Ma si sa che la retorica richiede i suoi
pedaggi.
> ma va capito come
> diffusione della conoscenza a chi ha il diritto di riceverla,(*) in
> sostanza stai dicendo che la differenza fra divulgare e insegnare sta
> nella responsabilità.
Di nuovo rispondi a qualcosa che non ho scritto. Io non ho messo da
nessuna parte la parola responsabilita'. Ho fatto un discorso legato al
peso relativo di conoscenze e competenze. Sul ruolo degli esercizi non
cerco neanche di rispondere. E' un discorso molto lungo e articolato e
non si puo' liquidare con poche frasi fatte.
...
> La differenza sostanziale, in favore della divulgazione come io la
> intendo, è che apprendere per un adulto è una scelta e non un obbligo:
> non serve per ripetere la lezione o per un voto, ma serve per il suo
> pensiero, per la sua vita.
E quindi secondo te la divulgazione serve solo per gli adulti. Mah!
> Perciò insisto che la divulgazione dovrebbe essere presa molto sul
> serio, invece di essere snobbata da chi insegna per professione.
Continui a confondere non solo insegnamento e divulgazione ma anche
ricerca e insegnamento. Non coincidono in generale. La divulgazione la
puo' fare anche un ricercatore di un laboratorio privato che non ha la
minima idea su come si fa a insegnare. Mi sembrano ovvieta' ma tu tendi
a mettere tutto insieme sulla base di non so che esperienza.
....
> (*) Chi ne ha il diritto? Presto detto: chi, dando una fetta del suo
> reddito allo stato, cioè pagando le tasse, mantiene la ricerca. Poi uno
> può scegliere di non fruire delle conoscenze rese disponibili ai vari
> livelli, ma gli devono essere disponibili.
Ecco, questo e' il piu' mistificante dei discorsi che si possono fare
sull' argomento. Non ho nessuna speranza di convincerti ma intervengo
perche' in tempi di populismo neanche troppo strisciante e' un discorso
che ho gia' sentito fare.
Giusto per iniziare con una battuta: allora siccome io pago il biglietto
ferroviario, trenitalia o ntv dovrebbero organizzare dei seminari per
spiegarmi quello che fanno ? No grazie. Preferisco che i treni
funzionino e a costi non eccessivi.
Il senso della battuta e' che la divulgazione e' un' utile *ricaduta*
della ricerca ma non e' il fine della ricerca. E neanche il metro per
giudicarne la bonta'. Se il tax-payer non ha le conoscenze per capire il
significato di una certa ricerca e' follia pura pensare che i
ricercatori coinvolti debbano *direttamente* rendere accessibile al
tax-payer Omega, che capisce poco di fisica liceale, la spiegazione di
quanto vanno facendo, a livello Omega. Puo' benissimo funzionare un
sistema a piu' livelli in cui la divulgazione a Omega-livello la fa
qualcuno che ha maggiori capacita' per rapportarsi con i punti di
partenza di Omega.
Ma in nessun caso un Paese sano lascerebbe la decisione su che ricerche
finanziare in Fisica a Omega. Cose del genere si sono viste in passato
solo in paesi in cui l' ideologia ha oscurato per anni la ragione (p.es.
la Cina di Mao all' epoca della Rivluzione Culturale). Nessuno dei Paesi
con cui ci confrontiamo (e men che meno le industrie private che
investono nella ricerca) operano in questo modo.
Ma, di nuovo, qui stiamo parlando di divulgazione. L' insegnamento e'
un' altra storia.
> E per rispondere alla tua
> prevista lagnanza per la mancanza di finanziamenti, sei certo che non
> dipenda dalla mancanza di risultati utili? Io, come al solito, ne sono
> certo - e lo so per esperienza di decenni qui da noi e altrove.
ROTFL
Esprienza dove ?
> Tu prova a brevettare un nuovo tipo di batteria per trazione, con
> capacità doppia delle attuali, con costo inferiore e durata maggiore, e
> vedrai se non verrai sommerso dai finanziamenti (persino la fiat
> tornerebbe in Italia). Finché si produce solo carta, di finanziamenti
> non se ne ricevono di sicuro.
A si? Ma tu sai quanti brevetti produce l' industria italiana in un
anno ? (industria, non universita') E sai quanti ne produce quella
tedesca ? E hai idea di quanti siano i finanziamenti alla ricerca dell'
industria italiana ?
Come dicono gli inglesi ? You get what you pay. E questo per restare al
"terra-terra" comprensible anche per gli "onniscienti" consulenti delle
aziende italiane. A livello decisamente superiore ci sarebbe poi il
discorso sulla gerarchia tra livelli di ricerca diversi. Per cui, in
paesi sani, e' proprio l' humus della ricerca di base (quella che non
porta a brevetti in modo diretta) che permette di far decollare ricerche
industriali competititive e di diretta applicabilita'.
Non me lo sogno io. Me l' hanno insegnato persone che lavoravano per
aziendine come Corning Glass, Eriksson, IBM, Infineon, e altre
multinazionali che "fanno" ricerca.
>.... Perché le imprese non trovano
> vera formazione - cioè formazione di una struttura mentale, la sintesi
> delle tre dimensioni di cui sopra - ma solo molta informazione alquanto
> disorganica. Perciò le imprese non possono elevare i loro standard, il
> che vuol dire non riuscire a competere con paesi che il concetto di
> formazione lo prendono sul serio: dai dati, in Europa, solo la Germania,
> e si vede.
Che devo dirti ? I miei colleghi tedeschi continuano a chiedermi quando
gli mandero' il prossimo laureato che accoglieranno a braccia aperte (e
con paghe decenti). Sara' che stravedono per il Paese dei Mandolini e
non si accorgono del basso livello della nostra formazione. Omega dixit.
> La crisi, in Europa, sta precisamente nell'incapacità crescente di
> produrre ricchezza, cioè di competere. Gli sproloqui sulla finanza e
> sulle banche servono solo a giustificare salassi fiscali, ma la finanza
> al collasso e le banche che boccheggiano sono solo un effetto, non una
> causa della crisi.
Cioe' tu dici che abbiamo regalato soldi alle banche, per salvarle da un
tracollo che non esisteva ? Interessante.
> Che sta appunto nel manico: nell'incapacità di
> generare ricchezza e competere per carenza di formazione.
Vero. Ma dipende dai settori. Statisticamente vero perche' abbamo meta'
dei laureati per abitante dei paesi del' Europa del Nord. Ma lo sviluppo
non si fa solo col numero dei laureati. Servono molte altre cose e le
ricette seplici e soprattutto quelle "gratis" non funzionano.
Peccato cche a miglio soluzione escogitata sia quela di ridurre il numer
delle universita'.
> E pensare che la conservazione dell'attuale sistema istituzionalizzato
> dei mezzi pubblici di formazione possa risolvere il problema è pura
> illusione, una specie di ritardatario socialismo reale. La sua
> autoreferenzialità, il suo metodo chiuso auto-osannante e
> auto-gratificante, impermeabile al mondo di fuori, non può che
> affossarla del tutto, la formazione.
Ma cosa conosci veramente tu ?
>
> Ma so bene che nessuno, nella scuola e nell'università, è minimamente
> d'accordo su questo. Figuriamoci i sindacati, che in quel mondo dettano
> legge - e non amano né incoraggiano di certo l'autocritica.
Sindacati che dettano legge nell' Universita' ? ROTFL
e' da anni che non leggevo fantascienza cosi' esilarante.
Ma seriamente, che contatti hai con l' Universita' ? cosa conosci per
sparare affermazioni gratuite a questi livelli ?
> Un saluto
>
> PS: circa gli esami, tutte le università dicono quello che hai detto tu
> "non è vero che si dimostra solo di saper ripetere la lezione". Tutti lo
> dicono, figuriamoci!, e non è affatto buon segno.
Caro Omega, avere presunte certezze non e' una colpa. Non leggere quello
che scrivono gli altri e non cercare di informarsi invece si'.
Io ti avevo chieto se avevi conoscenza di come si svolgono gli esami, in
media, *a Fisica*. Tu mi rispondi con "tutte le universita'*.
Ne terro' conto per il futuro.
Giorgio
Received on Sun Feb 09 2014 - 14:29:09 CET
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