Il 22 Nov 2009, 17:01, "Giacomo \"Gwilbor\" Boschi" ha scritto:
> oppure: perche' i fisici italiani si devono preoccupare di inventare una
> parola apposta quando invece i loro omologhi anglosassoni si trovano a
> loro agio con una parola di uso comune.
Magari fossero solo questi, i vantaggi linguistici dei colleghi
anglosassoni!
La letteratura scientifica è in lingua inglese. Per cui, se hai a che fare
ad es. con un termine che leggi, scrivi, senti e pronunci in abitualmente in
inglese, è comprensibile che possa risultare più immediato italianizzarlo,
piuttosto che andarsi a cercare il termine corretto (che forse esiste ma
magari neanche rende l'idea).
In fondo il linguaggio scientifico, in lingua italiana, è sempre più
confinato a linguaggio privato, dato che la lingua "ufficiale" è un'altra.
Se poi vuoi dire che questa e' un'ingiustizia, sono pure d'accordo.
Però è impensabile fare a meno di un linguaggio condiviso (e ci è pure
andata bene che oggi sia l'inglese: pensa fosse stato il cinese). Come
altresì è inevitabile una certa contaminazione: in fondo anche il latino
ha prodotto i suoi "mosri", nella fisica.
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Received on Tue Nov 24 2009 - 03:24:48 CET