"Dario de Judicibus" <nospam_at_nowhere.com> wrote in message
news:hb09k7$25u8$1_at_newsreader2.mclink.it...
> D'altra parte la questione sembra essere al limite fra fisica e
> filosofia.
Forse. La questione che capisco io e' comunque tutta fisica. In generale
non capisco i filosofi quando parlano di tempo, a meno che non parlino
del tempo di cui si parla in fisica. Un esempio di filosofo che parla di
tempo in maniera per me chiarissima e' Reichenbach.
> Tutto parte dalla definizione operativa di tempo. � importante
> focalizzarsi su questo aspetto. Se il tempo � ci� che � misurato da un
> orologio, allora l'essere o meno nello stesso istante temporale pu�
> essere verificato SOLO tramite un orologio.
Io direi cosi':
tutto parte dalla definizione operativa di tempo: un intervallo di tempo
e' cio' che viene misurato da un orologio.
Le parole "essere nello stesso istante" non hanno alcun significato. Non
hanno significato nemmeno le parole "essere nella stessa massa", "essere
nella stessa lunghezza" ... Esistono bilancie che misurano la stessa
massa relativa a diversi corpi, esistono regoli che misurano la stessa
lunghezza relativa a diversi corpi, esistono orologi che misurano gli
stessi intervalli di tempo relativi a diverse coppie di eventi.
> Supponi di avere due persone, ognuno dotato di un orologio da polso,
> in due stanze separate ma comunicanti con una finestra davanti alla
> quale ci sono due pulsanti, uno per parte. Come fai a dire quando i
> due hanno fatto una certa azione nello stesso istante?
Non lo puoi dire !!!
Su questo punto io sono radicale. Finche' non si prende coscienza del
fatto che le parole "i due [essendo in punti diversi] hanno fatto una
certa azione nello stesso istante" e' *priva di senso*, non si puo' dire
di aver compreso la "base logica" della relativita'.
> Se lo fanno quando l'orologio segna lo stesso tempo.
Questo si puo' dire se si prende per bene coscienza di cio' che si sta
dicendo.
Normalmente con
"i due hanno fatto una certa azione, rispettivamente A1 e A2, nello
stesso istante nel senso che lo hanno fatto quando i rispettivi orologi
segnavano lo stesso istante"
si intende questo:
"il primo ha spedito un segnale luminoso L verso il secondo. Dopo un
intervallo di tempo (misurato dal proprio orologio) pari a d/c il primo
ha eseguito l'azione A1 (d e' la distanza fra i due). Il secondo esegue
l'azione A2 quando riceve il segnale L".
Capito cosa si intende con le parole "i due hanno fatto una certa azione
in un certo istante" si capisce anche che il primo potrebbe eseguire una
azione quando il proprio orologio segna l'istante t1 e tale azione
potrebbe essere la causa di un evento che avviene nel punto dove si
trova il secondo quando l'orologio del secondo segna l'istante t2<t1.
In altri termini, senza prendere coscienza della "base logica" della
relativita' e' molto difficile liberarsi del concetto di tempo assoluto.
Ad esempio e' molto difficile capire che non e' certo "assurdo" che una
azione eseguita qua alle 3 possa causare un effetto la' alle 2.
> Chiedo ai due di premere il pulsante che sta dalla loro parte
> contemporaneamente. Come lo fanno partono due cronometri. Poi uno dei
> due sale sull'ascensore spaziale e torna gi� dopo un certo tempo.
> Quando � di nuovo di fronte alla finestra, chiedo ai due personaggi di
> premere di nuovo il pulsante nello stesso momento. Loro lo fanno e i
> due cronometri si fermano. Ogni cronometro segna un intervallo di
> tempo "t. Anche l'orologio del primo personaggio indica tale
> intervallo, ma quello del secondo, quello che salito in orbita,
> segna un "t' < "t, perch� il suo orologio � andato pi� piano.
>
> Domanda: quanto tempo � intercorso fra una pressione e l'altra del
> pulsante?
Il punto e':
per quale motivo ritieni che la domanda che hai posto abbia un qualche
senso?
Per quale motivo ritieni che debba esistere *una* risposta "giusta" ?
Facciamo un altro esempio.
Abbiamo due bilancie che sono una di fronte l'altra. C'e' un bimbo che
ogni secondo poggia un grammo su ciascuna bilancia. Si osserva che le
due bilancie segnano un valore della massa sempre crescente e si osserva
anche che segnano sempre lo stesso valore. Poi una bilancia rimane
davanti al bimbo mentre l'altra si fa un giro in giostra con un altro
bimbo. Il secondo bimbo poggia un grammo sulla seconda bilancia ogni 2
secondi. Finito il giro di giostra le due bilancie tornano davanti al
primo bimbo che continua a poggiare un grammo su ogni bilancia ogni
secondo.
La domanda:
"di quanto e' aumentata la massa durante il giro di giostra?"
ha senso ?
Posta la definizione operativa di massa, l'unica risposta sensata e' che
la massa depositata sulla prima bilancia e' aumentata di un certo valore
m, mentre la massa depositata sulla seconda bilancia e' aumentata di
m/2.
E' solo un concetto assoluto di "aumento di massa" a far pensare che
debba esistere una risposta univoca. Il concetto di massa legato alla
definizione operativa non impone certo che debba esistere una risposta
univoca.
Cioe', come osservato da maitre Aliboron, a me pare proprio che le tue
obiezioni si basino tutte sul presupposto di esistenza di un tempo
assoluto.
> Dario de Judicibus
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Tue Oct 13 2009 - 22:17:32 CEST