Re: Formula per la luminosità apparente degli oggetti celesti ad alto redshift

From: Dino Bruniera <dino.bruniera_at_gmail.com>
Date: Mon, 11 Dec 2017 21:57:53 +0100

Il 11/12/2017 01:49, Andrea Sorrentino ha scritto:
> Il giorno martedì 5 dicembre 2017 14:05:03 UTC-8, Dino Bruniera ha scritto:
>> ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLA FORMULA PER LA LUMINOSITA’ APPARENTE
>> DEGLI OGGETTI CELESTI AD ALTO REDSHIFT
>>
>> Come ho scritto nel post precedente, la formula attualmente utilizzata
>> dalla comunità scientifica, dovrebbe essere la seguente:
>>
>> l = L / (4 x 3,14 x D*2) x (1 + z)*2 (1)
>>
>> dove:
>> “l” sta per luminosità apparente;
>> “L” sta per luminosità assoluta;
>> “D” sta per distanza propria o attuale o comovente;
>> “z” sta per il redshift cosmologico.
>>

cut

>>
>> Per giustificare questa divergenza tra i valori delle luminosità
>> apparenti osservate e quelle risultanti dall'applicazione della formula
>> (1), la comunità scientifica afferma che l'espansione dello spazio è in
>> accelerazione.
>> Il che significherebbe che la distanza propria (ciè quella esistente
>> all'arrivo dei fotoni) sarebbe superiore a quella considerata nella
>> formula, e cioè alla distanza all'emissione moltiplicata per il fattore
>> di espansione e cioè per (1 + z).
>>

cut

>>
>> Allora io mi domando:
>> Poiché l'espansione accelerata dello spazio, si dovrebbe riflettere
>> anche sul redshift, com'è possibile che la distanza propria possa essere
>> maggiore di quella risultante moltiplicando la distanza all'emissione
>> per il redshift osservato?
>> Sembrerebbe come se una parte dell'espansione dello spazio, avvenuta
>> durante il viaggio dei fotoni, si fosse riflessa sulla distanza propria
>> e non sulla lunghezza d'onda dei fotoni, e cioè sul loro redshift.
>> Ma come si spiegherebbe?
>>
>> In conclusione non riesco proprio a spiegarmi queste, a mio parere,
>> incongruenze.
>>
>> C'è qualcuno che saprebbe dirmi dove sbaglio?
>
> Ci provo a suggerirti un concetto relativo,
> Se l'universo si espande, ogni corpo si distanzia da tutti gli altri, quindi la luce
> che viaggerebbe verso di te, sarebbe comunque in rallentamento per raggiungerti.
>
> Immagina che tu sei la luce.. viaggi fra corpi sottili che si allargano e si distanziano fra loro, quindi il tuo spazio per
> raggiungerli si allarga e tu impieghi più tempo per > raggingere
quelli che ancora non hai raggiunto.

Sembrerebbe che la luce non riesca mai a raggiungermi.

In verità ho già pensato a questo problema e a suo tempo ho fatto varie
ricerche sul web per vedere se qualcun'altro aveva pensato e
eventualmente risolto il problema, naturalmente col modello di universo
sostenuto dalla comunità scientifica, ma senza riuscire a trovare niente.

Per cui ci ho pensato io e credo di aver trovato la soluzione del
problema con un modello di Universo diverso, soluzione che sono ben
contento di esporre qui di seguito.
Infatti, in base al modello di Universo che ho presentato in un mio
articolo, i fotoni partiti 7 miliardi di anni fa da una galassia,
riescono a raggiungere la Terra, nonostante l'Universo sia stato in
espansione.

Ecco una parte del mio articolo, che riguarda questo esempio.

3.2 Simulazione del viaggio dei fotoni di una galassia ad alto redshift

Come ho scritto sopra, lo spazio si sta espandendo tendenzialmente alla
stessa velocità in tutti i luoghi dell’Universo. Pertanto ogni luogo si
sta allontanando da ogni altro luogo, con una velocità che dipende dalla
distanza.
In pratica ogni luogo può considerarsi come al centro dell’Universo, in
quanto tutti gli altri luoghi si allontanano da esso, ma anche perché i
fotoni che lo percorrono, vi hanno la stessa velocità, e cioè 300.000
km/s, in tutte le direzioni.
Ma se i fotoni hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto al luogo che
stanno percorrendo, ed i luoghi che via via percorrono si allontanano
sempre più velocemente dal luogo della loro emissione, ne consegue che
anche i fotoni aumentano sempre più la loro velocità rispetto al luogo
di emissione.
Per esempio i fotoni emessi da una galassia e diretti verso la Terra,
nel momento dell'emissione hanno una velocità di 300.000 km/s rispetto
al luogo della galassia (per precisione dovrei scrivere “luogo dove si
sta muovendo”, perché ogni oggetto celeste non è a riposo rispetto a
detto luogo, ma per brevità scrivo solo ”luogo”), ma molto inferiore
rispetto al luogo della Terra (più precisamente dovrei scrivere “luogo
dove si starà muovendo la Terra nel momento dell’arrivo”, ma per brevità
qui scrivo solo “luogo della Terra”), perché esso si sta allontanando
dal luogo della galassia. Ma man mano che i fotoni procedono verso il
luogo della Terra, percorrendo luoghi che si allontanano sempre più
velocemente dal luogo della galassia, i fotoni aumentano sempre di più
la loro velocità rispetto al luogo della Terra, fino ad arrivarci alla
velocità di 300.000 km/s rispetto ad esso.

Nel resto del paragrafo ho esposto anche alcune formule ed una tabella
con la simulazione del viaggio dei fotoni, con distanze percorse,
velocità, ecc., per ogni periodo di un miliardo di anni.

In paragrafo successivo (3.4) ho esposto anche il viaggio dei fotoni
della radiazione di fondo, dalla loro partenza avvenuta 380.000 anni
dopo l'inizio dell'espansione dell'Universo, fino all'arrivo sulla
Terra, con la relativa tabella di simulazione.

Inoltre ho presentato anche una formula per il calcolo della luminosità
apparente degli oggetti celesti celesti ad alto redshift, che è basata
sul mio modello di Universo e che risulta compatibile con la luminosità
apparente osservata (paragrafo 3.3). Anche perchè la luminosità
apparente osservata, potrebbe essere utilizzata per trovare la velocità
di espansione dello spazio.

Ecco i link dell'articolo:
http://www.trecimedilavaredo.eu/Altra-strada-verso-verita-funzionamento-Universo.htm
per la versione in lingua italiana;

http://vixra.org/pdf/1707.0050v1.pdf
per la versione in lingua inglese.

Naturalmente sono disponibile per qualunque osservazione e/o critica.


Dino Bruniera
Received on Mon Dec 11 2017 - 21:57:53 CET

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