Re: attrito radente

From: Giorgio Bibbiani <giorgio_bibbianiTOGLI_at_virgilio.it.invalid>
Date: Mon, 12 Nov 2012 14:53:55 +0100

Chenickname ha scritto:
> Il prof, dalle sue parole,
> probabilmente ignora tutti gli studi tecnologici all'interno dei
> laboratori industriali che hanno dovuto lavorare con gli attriti
> radenti: ferrovie, costruttori di freni, frizioni, pneumatici...

Avrei qualcosa da ridire a proposito, ma mi accorgo
in ritardo :-(, e me ne scuso con l'interessato, che avrei fatto
meglio a evitare di chiamare in causa indirettamente il
prof. Fabri, visto che cio' non e' corretto, quindi mi
sembra meglio che ci dedichiamo al merito della questione...

> Qui entriamo in epistemologia: queste leggi fisiche si ricavano per
> aristotelica astrazione dalle osservazioni empiriche. Che altro?

L'altro sono le considerazioni quantitative, alla fine devono
"tornare" i numeri e le unita' di misura...

> La "legge" sull'attrito radente si puo' astrarre da un'ampissima gamma
> di materiali.
>> Oppure, hai provato a chiederti perche' quando si vanno
>> a cercare i valori tabulati dei coefficienti di attrito radente
>> per le varie coppie di materiali si trovano valori diversi
>> (e comunque riportati con una sola o al massimo due
>> cifre significative) a seconda delle fonti, come e' possibile
>> che quella che dovrebbe essere una costante cambi
>> di volta in volta?
>
> Il "coefficiente di attrito" non e' mica una "costante
> universale" ! :-)

Ma dovrebbe esserlo, se la "legge dell'attrito radente"
e' una legge fisica...

> Dipende da moltissimi fattori tecnologici, in primis dalla rugosita'
> delle superficie. Mi stupisco del tuo stupore.

Il problema e':
supponiamo di voler determinare la legge dell'attrito radente
per il contatto rame su rame, facciamo una misura su due
pezzi di rame a contatto e otteniamo un valore per il
coefficente di attrito dinamico mu, ripetiamo la misura
su un'altra coppia di pezzi di rame *della stessa partita*
e il valore di mu cambia *in modo sensibile*, come tu
scrivi la causa puo' essere data dalla differente rugosita',
o dalla presenza di impurita' nel materiale o difetti reticolari
o gas adsorbiti ecc. ecc., allora per determinare il valore
*reale* di mu proviamo a utlizzare materiali sempre piu' puri
e piu' levigati, fino al punto che i due pezzi aderiranno e
non si staccheranno piu'! Allora, cosa ne e' della nostra
"legge dell'attrito", specie se consideriamo che il
"coefficiente" mu dipende oltretutto dalla velocita'
di strisciamento, anche qui in modo sensibile?

Quanto sopra e' una breve e parziale parafrasi di quanto
scritto da Feynman nel testo che avevo citato in precedenza.

> Inoltre c'e' tutta una
> serie di non linearita' dovute a vari limiti e fenomeni prettamente
> tecnici, come il consumo dei materiali, l'autolevigazione,
> l'autolubrificazione (ad es. nella ghisa per cessione di carbonio), il
> surriscaldamento, ecc. Ma tutto cio' non inficia la legge che ci siamo
> ricavati, semplicemente ne osserveremo gli scostamenti.

Quando gli scostamenti diventano la regola, non si puo'
piu' parlare di "legge fisica".

> Non e' che la legge di Hooke nelle molle di una balestra sia piu'
> rispettata che la legge sull'attrito radente nei freni.

Dici? A me sembra di applicabilita' molto piu' universale, nel
senso che praticamente tutti i materiali presentano una
relazione di proporzionalita' diretta tra forza applicata e
deformazione all'equilibrio statico, *nel limite di piccole
forze applicate*, e inoltre a differenza del caso dei coefficienti
di attrito dinamico i valori dei moduli di Young di materiali puri
sono ben determinati, e comunque in generale la legge di Hooke
e' verificata con una precisione molto maggiore di quanto
possa esserlo quella dell'attrito radente, esistono strumenti
di grandissima precisione che si basano per il loro
funzionamento sulla legge di Hooke mentre non
mi sembra che cio' accada nel caso della
"legge dell'attrito radente".

> O che il
> motore rispetti esattamente le leggi della termodinamica.

Questo e' un evidente refuso e si capisce che
intendevi un'altra cosa ;-).

> O che
> l'areodinamica non sia meglio provarla direttamente nella gallera del
> vento perche' se proviamo a calcolarla con la teoria dei fluidi vengon
> fuori patate.
>
> Saluti realistici

Comunque penso che a parte le questioni epistemologiche
(legge fisica o no?) siamo d'accordo riguardo alla realta' fattuale,
che alla fine e' cio' che conta...:-)

Ciao
--
Giorgio Bibbiani
Received on Mon Nov 12 2012 - 14:53:55 CET

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