Retini, filtri e compagnia varia...
Ciao a tutti!
Pongo qui un quesito un po' particolare che non è direttamente di tipo
"fisico" ma che è senz'altro trattato in qualche forma simile dai fisici
quantomeno quando hanno a che fare con la strumentazione con cui lavorano.
Lavorando nella stampa e nella grafica ho quotidianamente a che fare com
uno stratagemma tecnico tipico del settore che è l'uso del retino per
discretizzare immagini a tono continuo, sia in scala di grigio che a
colori, in un un equivalente costituito da punti neri di dimensione
variabile che, una volta stampati, creano la tipica immagine -
fotografica o di altro tipo - che si trova in giornali, libri, riviste
ecc. costituita da tanti punti neri (o di uno dei quattro colori usati
nella stampa in quadricromia) di varia dimensione che, variando la
copertura d'inchiostro della carta, riflettono una composizione di luce
che il nostro occhio (e il nostro cervello) utilizza poi per ricostruire
l'immagine originale a toni continui "quasi" come se non avesse subito
alcun processo di retinatura.
Tempo fa mi son messo un po' a riflettere su questo processo - in
particolare per farmi una ragione del fatto che, anche se le immagini
digitalizzate sono a video inevitabilmente pixelate (e lo sono anche con
l'uso dell'aliasing che, più che cambiare la natura delle cose
semplicemente la "adatta", ingannandolo, ai limiti di risoluzione del
nostro occhio), una volta stampate (purchè la risoluzione originale
dell'immagine e la lineatura di uscita della stampa stiano in un rapporto
di almeno 1 linea per ogni due pixel al centimetro, o al pollice) questo
"effetto pixel" si riduce fortemente o addirittura si autoelimina.
Risultato di questo riflettere è stato il rendermi conto che il retino,
nel processo di stampa, svolge praticamente la stessa funzione dei filtri
antialea digitali posti all'uscita dei convertitori digitali analogici.
Con però una grossa differenza: mentre i filtri antialea dei DAC lavorano
su un segnale "seriale" nel tempo, definendone così la sua massima
frequenza, il filtro ottico del retino opera come una specie di filtro
"parallelo" che agisce non su un singolo segnale ma piuttosto su un
INSIEME di segnali.
Ed è qui che chiedo soccorso... Conoscete per caso qualche testo,
pubblicazione, libro ecc. in cui questo tipo di filtri siano trattati
sistematicamente, compresi i loro problemi pratici (ad esempio, nel caso
che ho portato ad esempio, quello noto e fastidiosissimo del "moire" che
spesso e volentieri manda in bestia più di uno stampatore o peggio ancora
di un cliente!). Sicuramente qualcuno li ha trattati visto che, come mi è
capitato di rilevare anche oggi, questa azione di filtro viene utilizzata
anche dai programmi di grafica (photoshop per primo...) per mascherare le
magagne della loro apparente "supervelocità" che, più che essere dovuta
ad algoritmi realmente efficienti è in effetti dovuta ad algoritmi un po'
approssimativi (alle volte un po' troppo in effetti... chi si è trovato a
scalare di risoluzione delle sfumature - o anche soltanto a sforcarle -
sa di cosa parlo)
Ringrazio in anticipo chiunque possa/voglia darmi una risposta in merito.
Piercarlo
Received on Fri Jul 24 2009 - 22:40:28 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Mon Feb 10 2025 - 04:23:32 CET