Riepilogo i post precedenti (tenendo conto di alcune critiche ricevute altrove).
Alcuni dei problemi precedenti non mi sembrano più tali, però devo tirare i remi in barca sulla possibilità di convincere (in un senso o nell'altro) tutti gli eteristi. Scusate se prima d’arrivare al nocciolo faccio un po’ di premesse, se su queste non si concordasse è inutile che ci perdiate del tempo.
Prima di Einstein, molti immaginavano la materia immersa in un mare d'etere, uniforme ovunque e non *trascinato* dai corpi che vi si muovono. Per costoro l’etere era *un riferimento assoluto* che supportava la radiazione luminosa così come fa l’aria col suono. Pertanto la velocità dell’emittente della luce non si combinava con la velocità *propria* della luce (c), mentre la velocità dell'osservatore nell’etere doveva modificare la velocità della luce che appare all'osservatore stesso. Però, per spiegare l’inatteso risultato dell’esperimento di Michelson e Morley (MM), dovettero escogitare le cosiddette “trasformazioni di Lorentz” (TL) giustificate fisicamente come interazione elettromagnetica fra materia ed etere (definite a volte un “complotto della natura* che nasconderebbe l’aumento della velocità per effetto della contrazione dei regoli). Quanto al ritardo degli orologi previsto dalle TL (il “tempo locale” di Lorentz, credo trascurato prima di Einstein non essendo a quei te
mpi neppure concepibile la possibilità di osservarlo) m’immagino (per simmetria) che avrebbero dato una spiegazione fisica identica: interazione fra etere e particelle del cesio o simili.
In sintesi, le TL ante-RR (Relatività Ristretta) dicono che un regolo in movimento (parallelo alla direzione del moto) si contrae di un certo fattore rispetto alla lunghezza misurata in quiete, allo stesso modo la durata di un fenomeno visto in movimento risulta dilatata dello stesso fattore rispetto alla durata quando visto in quiete (per la durata non pare ci sia una direzione da rispettare) questo come dice anche il testo scolastico del Caldirola usato 25 anni fa da mia figlia.
La Relatività Ristretta (RR) dice grossomodo lo stesso, ma dai suoi postulati del 1905 si deduce che la velocità di chi misura la velocità della luce (c) è irrilevante: il misuratore rileverà sempre la stessa c. Viene messo da parte il riferimento assoluto (l’etere) tant’evvero che esiste una sola formula per il doppler luminoso (mentre è duplice nel caso del doppler acustico, una per il moto dell’emittente e un’altra per il moto dell’osservatore). Il moto è relativo ma, non essendoci un etere di mezzo, la relatività è diretta fra emittente e osservatore perciò sembra si possa dire che è indifferente che sia l’uno o l‘altro a muoversi (nonostante, dico io, sia a volte possibile sapere chi ha pigiato il piede sull’acceleratore: considerate, ad es., due astronavi viaggianti appaiate a motori spenti quando una di esse accende i motori).
Quindi le TL della RR, formalmente identiche alle precedenti, non indicano un fenomeno fisico subito dai regoli e dagli orologi, ma sono conseguenza di un “procedimento operativo di misura”, inoltre il regolo in volo, a conti fatti, non risulta contratto, ma “ruotato” (cose lette nel Caldirola prima citato) cioè, se ho ben inteso, succede qualcosa connesso allo “spaziotempo” della RR (dettagli e calcoli non importano non essendo certo il caso di dubitare di essi). Io però resto confuso: il fenomeno non sarebbe fisico eppure l’orologio che ha volato ritorna ricordandosi d’aver rallentato (grazie al contatore connesso al dispositivo) inoltre il Caldirola mette questa “rotazione” solo in nota a margine, mentre sembra parlare di reale contrazione dei regoli anche in ambito RR (fortunatamente per la presente questione la distinzione è irrilevante).
Altre perplessità mi derivano dall’esperimento mentale di Einstein dove abbiamo un treno, una banchina e due fulmini simultanei per chi sta in banchina: al viaggiatore arriva prima il lampo verso cui il treno si dirige eppure il viaggiatore misura sempre c. Se così è, allora ha ragione Einstein nel dire che “… Perveniamo così al seguente importante risultato: gli eventi che sono simultanei rispetto alla banchina non sono simultanei rispetto al treno e viceversa …” oppure si potrebbe pensare che il *tempo* scorra diversamente per chi viaggia a meno che non succeda qualcosa di *fisico* agli orologi (che gli orologi in moto possano perdere di sincronia lo dicono i fatti oltre alle TL, cosa su cui credo avrebbero concordato pure gli antichi eteristi). Però non mi è chiaro se la “non simultaneità” che dice Einstein corrisponde a ciò che deriva dalle TL.
Visto che mi sento confuso, non avendo una preparazione e un’attitudine adeguata, forse farei bene a fidarmi degli esperti, anche perché mi dicono che è impossibile controllare se è vero che *il viaggiatore misura sempre c* senza imbattersi in *complotti della natura* e/o assumere ipotesi ad hoc. Ad esempio mi dicono che ci sarebbero novelli eteristi che per confermare le loro teorie (che non conosco) vorrebbero fare misure di c *one-way* (da-a) e invece si ritrovano a fare misure da-a-da oppure con irrisolvibili problematiche di sincronizzazione di orologi.
Quelle sono problematiche non alla mia portata, permettetemi tuttavia di ragionare su di un metodo di misura ricalcato dall’esperimento fatto decenni fa al MIT
https://www.youtube.com/watch?v=FV1_K6uT1ac dove viene misurato il tempo di volo di un pacchetto di elettroni fra due sensori posti all’inizio e alla fine di un acceleratore lineare: essi volano quasi a c pertanto è certo possibile adattare il metodo ad un impulso luminoso. Gli esperti dicono che la (probabile) conferma della costanza in oggetto resterebbe soggetta ad un margine di incertezza, tuttavia io mi sentirei costretto ugualmente ad accettare ad occhi chiusi la RR perché il mio istinto di fabbro ferraio mi porta ad immaginare che la costanza dovrebbe essere smentita (prenderla nei denti fa spesso rinsavire).
Mi è già stato detto che è inutile perderci tempo perché, oltre al secolo di misure astronomiche che già dimostrano la costanza, anche gli acceleratori di particelle la confermano in modo molto più evidente, però a me non mi è riuscito di capire se in queste misure l’osservatore è effettivamente in movimento rispetto alla radiazione e penso che una dimostrazione astronomica sia molto più facile da comprendere per noi semplici curiosi. Vi prego quindi d’avere pazienza.
Mare d’etere o non mare d’etere, la Terra disegna un’orbita attorno al Sole, perciò si avvicina e si allontana dalla luce in arrivo dalle stelle (che per tutti viaggia a velocità indipendente da quella dell’emittente come dimostrato dalle stelle doppie). Così fa pure il treno di Einstein nei confronti dei lampi dei due fulmini. Noi terrestri osservatori di stelle, se prima andavamo verso una luce in arrivo, 6 mesi dopo ce ne allontaneremo; poiché la velocità della Terra è di 30 km/s, osservando oggi la luce di una stella che ci arriva parallela alla tangente dell’orbita e facendo le stessa cosa 6 mesi dopo, avremmo un variazione di velocità relativa Terra-luce di 30+30` che su 300.000 mi dicono essere sufficienti per essere rilevati anche con gli antiquati mezzi del test del MIT: basterebbe cioè un regolo (non kilometrico) con due sensori alle estremità A e B, collegarli a un oscilloscopio con due cavi *accordati* in modo che un segnale impieghi lo stesso tempo a percorrerli, puntare il re
golo verso la stella (l’oscilloscopio mostrerà due tracce continue) e poi interrompere il flusso luminoso. La traccia proveniente da A terminerà dopo che il segnale elettrico corrispondente sarà andato da A all’oscilloscopio mentre la traccia proveniente da B terminerà dopo che la fine del fascio luminoso avrà percorso il tratto A-B e il segnale elettrico conseguente sarà andato da B all’oscilloscopio. Pertanto la distanza della fine delle due tracce indicherebbe il tempo di volo A-B.
Al MIT avrebbero collegato i due cavi tutti in A, regolato qualcosa in modo che la fine delle due tracce fossero contemporanee e poi avrebbero spostato uno dei cavi in B. Ma qui casca l’asino, mi dicono che spostare un cavo può compromettere l’accordatura; per la verità non ho capito perché succede, ma non mi pare un problema perché qui non interessa una misura precisa di c, ma *la sua variazione* dopo 6 mesi. Quel che importa è che se lo strumento è impreciso lo sia sempre e sempre allo stesso modo. Quanto alla *contrazione dei regoli* la procedura prima indicata (dove lo strumento è in linea con la tangente all’orbita) si può essere sicuri che sarà identica nelle due rilevazioni: la velocità relativa osservatore-luce in arrivo sarà sempre + o - 30 km/s (il segno è irrilevante per le TL), quanto ai cavi che al MIT si vedono arrotolati (anch’essi sono dei *regoli*) si può porre l’oscilloscopio a metà fra A e B, usare cavi lunghi metà A-B e poi montarli tesi e paralleli all’asta ch
e porta i sensori. Quanto alle contrazioni del *tempo* non c’è da preoccuparsi perché la Terra non muta di velocità in modo apprezzabile in 6 mesi.
Volendo però premunirsi dalle obiezioni di un eterista redivivo e considerando che ultimamente si è scoperto che il sistema solare partecipa di un moto di circa 300 km/s in una certa direzione (vedi “La musica del Big Bang” di Amedeo Balbi) occorrerebbe che le due misure fossero fatte quando la tangente all’orbita terreste è a 90° rispetto a detta direzione, altrimenti la velocità della Terra (che per l’eterista non è quella relativa alla luce in esame, ma è relativa all’etere *fermo*) in certi momenti potrebbe essere di 300+30 e 300-30 e allora il *tempo* (così dicono le TL) non sarebbe più lo stesso.
Ho schizzato la situazione in digilander.libero.it/gino333/moto.terra2.jpg le due misure andrebbero fatte quando la Terra è in TA e in TC. La cosa immagino si complicherebbe parecchio, comunque non ho idea delle difficoltà pratiche connesse a tali misure, certamente la rotazione della Terra deve dare assai fastidio.
Certo questo schema non metterebbe a tacere un eterista che, oltre a considerare le TL, ritenesse che anche la corrente elettrica in un filo risente del moto della corrente nell’etere. Per questo eterista quando la corrente viene rallentata in uno dei cavi sensore-oscilloscopio, viene accelerata nell’altro. Saremmo cioè in presenza di un nuovo *complotto della natura” capace di *nascondere* l’effetto della composizione della velocità dell’osservatore con c (o perlomeno di *alterarlo*: bisognerebbe fare i conti e vedere se succede come in MM con la contrazione dei regoli). A me l’ipotesi non convince: se anche gli elettroni (e le altre particelle) fossero *fatti di etere* (disse qualcosa del genere persino Einstein) credo che l’elettrone si comporti da elettrone e che se anche la corrente non fosse un moto di cariche, sarebbe comunque qualcosa che passa d’elettrone in elettrone dentro il filo e non nei dintorni del filo dove è più facile immaginare un’interazione con l’ipotetico mare d
’etere. Comunque su questa ipotesi lascio la palla a chi ne sa più di me.
Certo che se il test ipotizzato non fosse una cavolata e se mostrasse una sensibile divergenza nelle due misure, il Signor Etere uscirebbe dal cassetto assai ringalluzzito :-) …..
Tornando al secolo di misure celesti che non hanno dato adito ai sospetti che io invece nutro, mi domando, se il *rumore* delle misure che si fecero e continuamente si fanno è così basso da rendere evidente una variazione di soli 60/300.000. E quante volte sarà capitato di confrontare due misure distanziate di circa 6 mesi entrambe guardando sempre tangenti all’orbita? A me pare che la probabilità sia molto bassa. Possibile che nessuno abbia fatto misure nelle condizioni più favorevoli per verificare l’effettiva costanza di c in presenza di moto dell’osservatore? Eppure ho notizia di molti studi legati al moto dell’emittente (come
http://accelconf.web.cern.ch/Accelconf/rupac2012/papers/weppd009.pdf ) che, visto cosa succede con le stelle doppie, mi parrebbero ridondanti.
Received on Wed Jan 17 2018 - 04:36:12 CET