Re: Contenuti aggiornati libro di fisica (un po' lungo)

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it>
Date: Wed, 17 Jun 2009 21:47:04 +0200

Giorgio Pastore ha scritto:
> Ma lo scopo dell' insegnamento della fisica deve sempre essere quello
> di arrivare a risolvere problemi significativi *carta e penna* ?
> (provero' a chiarire piu' avanti il senso di questa domanda
> provocatoria).
> ....

> In modo grossolano io penso a tre obiettivi estremi:
>
> 1. solo informazione (in modo caricaturale si potrebbe dire "lezioni
> divulgative" ma non lo liquiderei solo con una battuta);
>
> 2. raggiungere un livello di comprensione dei concetti fisici che
> garantisca capacita' autonome di utilizzo di questi per descrivere e
> spiegare almeno le situazioni piu' semplici presentate a lezione;
>
> 3. raggiungere una comprensione operativa di come funziona la Fisica
> in un numero significativo di esempi;

Secondo me manca qualcosa:

4. Capire come la conoscenza fisica, la costruzione delle teorie
fisiche e la loro appplicazione hanno influito
a) sul modo di pensare degli uomini
b) sulla realta' in cui vivono (in tanti sensi su cui non mi dilungo)

Perche' dico questo? Perche' mi sembra indispensabile se vogliamo
difendere l'idea della conoscenza fisica come *cultura*, e se non
vogliamo lasciare ai docenti di filosofia di affrontare tali aspetti e
problemi, sappiamo con quale (in)competenza.

> Se 3 anni di fisica alle superiori servissero solo a imprimere nella
> mente del futuro cittadino cosa vuol dire un' affermazione basata su
> dati sperimentali, mi sembrerebbe un ottimo traguardo. Ma per questo
> fine si passa per casi concreti propri della Fisica. Non esaustivi,
> certo. Ma in quest' ottica i problemi formali diminuiscono di
> importanza e molta Fisica del Novecento potrebbe essere presentata in
> modo non banale.
Si' forse. Ma non vorrei che alla fine la fisica venisse vista come un
accumulo di singoli fatti, fenomenim esperimenti, "piccole" leggi...

> Insommma, lasciamo a chimici e biologi l' "idolo" dell' equazione di
> Schroedinger :-)
Diavolo, ma pensi davvero che tra chi insegna fisica ci sia qualcuno
con tale idolo?
E' vero che di matti e' pieno il mondo (e le scuole), ma insomma...

> e poniamoci come obiettivo quello di far capire per bene come i dati
> sulla corrente che passa per una cella fotoelettrica ci dicono
> qualcosa sulla quantizzazione della radiazione o come l' analisi del
> moto delle particelle browniane ci permetta di introdurre argomenti
> probabilistici non banali in un contesto fisicamente piu'
> significativo del lancio dei dadi.
Ho paura che qui tu tenda a trascurare quella che qualcuno (chi?) ha
chiamato la "theory ladennes" della fisica sperimentale.
Cioe' che ci sia sotto un certo "semplicismo epistemologico".
Se non si ha una suff. comprensione del modo di pensare a un dato
punto dello sviluppo storico, l'interpretazione degli esperimenti non
e' affatto scontata e diretta.
Compresi gli esempi che hai fatto: bellissimi, ma niente affatto
semplici.

Incidentalmente, e' proprio la stessa ragione per cui le lezioni di
Feynman al di la' di una presentazione spuerficialmente accattivante
sono decisamente complesse: non certo perche' faccia conti complicati
(anche se ogni tanto li fa...).

Paolo Cavallo ha scritto:
> Ricorda che la motivazione iniziale del mio intervento era di
> affermare che l'insegnante di liceo pu� svolgere un ruolo utile e
> autonomo in tale ricerca. Ma "autonomo" non vuol dire "da solo": ben
> venga una discussione come questa.
Sull'utile non ho alcun dubbio.
Sull'autonomo ne ho molti.
E' vero che tu dici che "autonomo" non significa "da solo", ma allora
che significa?
Etimologicamente "autonomo" sta a significare che "fa da se' le proprie
leggi", non e' soggetto a leggi fatte da altri.
Senza dubbio gli insegnanti *sono* autonomi, e lo sono sempre stati.
Nella mia esperienza (e l'ho detto in piu' occasioni) e' stato proprio
questo il principale ostacolo al mio pluridecennale lavoro di ricerca
didattica.

> Penso anch'io che la questione decisiva sia "cosa vogliamo che resti
> nella cultura di un cittadino di formazione liceale?" Il dato da cui
> partire assolutamente � che oggi, per la fisica ma anche per la
> matematica, resta "meno che niente": non soltanto c'� ignoranza, ma
> anche pregiudizio e - cosa a mio parere molto importante dal punto di
> vista della societ� - ostilit� e ripugnanza.
Che la questione decisiva sia quella, credo che lo sottoscriveremmo
tutti.
E' piu' avanti che comincano i problemi?
Sul "meno che niente" sono anche d'accordo, e sarebbe gia' un gran
passo se questo fatto venisse apertamente riconosciuto *nelle sedi
responsabili* (intendo associazioni varie, universita', enti
governativi...).
Invece si fa finta :-<

> A mio parere - e in qualche misura vorrei che non fosse cos� - questo
> strato in fisica � molto sottile.
> ...
> La questione � immensa e non la indagher� oltre.
Eh gia'...
Per la stessa ragione rinuncio a dire in che senso sono d'accordo e in
che senso no, a quello che dici :-)

> Se non sai applicare la legge della caduta dei gravi, come faccio a
> farti capire cosa si intende in fisica per "potere predittivo"?
Appunto...

> Il grande limite degli approcci innovativi � che - partendo da un
> disagio di fronte all'esistente - tendono a prendere forma per
> negazione, o magari attraverso proclami volontaristici. Non che io
> lanci a te questa accusa, che sarebbe comunque a questo stadio
> ampiamente prematura. Ma se vogliamo mettere un modello 3 in grado di
> competere con il modello 2, serve un'elaborazione pi� operativa.
Quando saro' morto, forse (che presuntuoso che sono :-) ) qualcuno si
mettera' a studiare il complesso delle *mie* proposte didattiche, piu'
o meno complete o informi.
Costui/ei avra' il grave compito di estrarne una "filosofia", che io
non ho quasi mai dichiarato, proprio perche' ritenevo inutile farlo e
molto piu' utile mostrare in concreto come una filosofia sottostante
(che c'e'!) potesse venir messa in pratica.

> Mi sembra utile ragionare su queste proposte. Non ho la soluzione e il
> senso del mio primo intervento � che non accetto di sentirmi
> semplicemente parte del problema.
Se ti riferisci a me, non e' questo che penso nel tuo caso e in alcuni
altri.
Lo penso pero' per la categoria docente nel suo insieme, anche senza
volerne ricavare giudizi sulle persone.
Il problema e' se sia possibile raggiungere perfino gli obbiettivi
realistici e modesti di Giorgio, in una scuola di massa, in cui quindi
gli insegnanti saranno di necessita', per la maggior parte, di livello
non eccelso.

> Intanto resta in piedi a mio parere una questione importantissima: il
> fatto che nel Novecento la Fisica ha dovuto confrontarsi con
> l'apparente falsit� delle sue pi� profonde convinzioni fino a quel
> momento. Questa rottura di continuit� e il modo - a mio parere
> altissimo - con la quale � stata risolta senza rinunciare alla
> razionalit� � un tema che non dovrebbe essere tenuto fuori della
> cultura liceale, n� appaltato al prof di filosofia - anche quando � un
> mio caro amico...
In parte questo si salda bene con quanto ho scritto piu' sopra.
Pero' non sono convinto che la rottura ci sia stata una sola volta, e
in modo drammatico, solo alla fine dell'800.
Su questo punto mi ha molto fatto pensare il libro di Bellone che
penso conosci: "Il mondo di carta".
                                                 
                         
-- 
Elio Fabri
Received on Wed Jun 17 2009 - 21:47:04 CEST

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