Re: Storia della bomba "atomica" <gvdnrt$rm9$1@news.newsland.it> <XQlTl.28456$Ux.26638@tornado.fastwebnet.it> <gvll01$sad$1@news.newsland.it> <78876kF1lblarU1@mid.individual.net> <8506afc5-da11-423a-a928-a61e5cba5f64@z5g2000yqn.googlegroups.com>

From: Piercarlo <paraponzi_at_ponzi.pa>
Date: 30 May 2009 08:13:19 GMT

Il Thu, 28 May 2009 14:12:50 -0700, cometa_luminosa ha scritto:

> (...)Riusciamo a fare cose
> incredibili a livello tecnico-scientifico, ma a livello umano siamo
> ancora all'eta' della pietra... L'uomo, a mio parere, non e', in
> generale, ancora sufficientemente evoluto (da quel punto di vista) per
> potergli affidare la responsabilita' dell'energia nucleare o di mezzi
> cosi' potenti e pericolosi.

E' questa la vera tragedia del nostro tempo. L'uomo non è ancora
sufficientemente evoluto culturalmente ed eticamente da potersi assumere,
dal punto di vista individuale, in pieno la completa COSCIENZA e
RESPONSABILITA' della sua condotta nei confronti della specie e della
collettività a cui appartiene. Questo senso, quando esiste, è al più
limitato alle comunità nazionali (risottolineo: QUANDO E DOVE ESISTE - In
Italia ci si deve ancora arrivare!).

E per constatare i limiti di questa situazione non c'è bisogno di
arrivare a discutere al livello dell'energia nucleare: basta
semplicemente andare a vedere come si forma e si evolve un ingorgo
stradale per capire quanta strada abbiamo ancora da fare.

La verità di fondo della nostra situazione sta nel fatto che le capacità
di una minoranza tecnicamente preparata e allenata a pensare oltre il
livello delle esigenze immediate sostiene implicitamente l'illusione che
esista una sorta di "intelligenza collettiva" - in realtà praticamente
inesistente - che fa apparire l'umanità complessivamente migliore e
soprattutto più assennata di quella che è realmente, fattore che nasconde
sotto un velo "hi-tech" un'arretratezza di fondo che è semplicemente
ciclopica.

Sulle cause di questo sarebbe piuttosto lungo e discutere qui ma credo
che, se se ne vuole uscire in piedi prima di azzopparci da soli con le
nostre stesse contraddizioni, sia ora di cominciare a studiare in modo
più "etologico" e più scanzonato quello che siamo realmente come specie,
nei nostri comportamenti, nei nostri automatismi di azione e di pensiero
ecc. - mandandando contestualmente in soffitta fermamente e una volta per
tutte (NEI FATTI e non solo a parole) le varie correnti morali e
filosofiche che hanno finora perpetrato l'autoillusione della nostra
specie e credersi migliore di quella che è (o addirittura "divina" e
"trascendente"), impedendole di fatto di migliorare veramente.

E' ovvio che in questo contesto rientra in pieno anche l'evoluzione umana
degli scienziati la cui etica, in generale, è migliorabile almeno tanto
quanto lo è quella di ogni altro essere umano. Le caratteristiche
fratricide e autoaggressive della nostra specie - che condividiamo con le
scimmie antromorfe e da cui in ultima istanza discendono buona parte dei
nostri problemi "interni" di relazione - sono quasi sicuramente una sorta
di "malattia infantile" della coscienza come la conosciamo noi (che è
sostanzialmente un solipsismo parzialmente "rieducato" dalle interazioni
con l'ambiente e la società) ma proprio per il loro essere "malattia"
vanno curate e superate - Pena il non arrivare più come specie a una età
realmente "adulta" (sulla scala temporale di parecchi secoli o millenni
naturalmente).

> [...]
>
>> Sospetto che piu' d'uno non abbia capito, o non abbia voluto capire.
>> Allora cerco di essere piu' esplicito: dubito assai che ci sia qui
>> qualcuno che davvero, se messo in quelle condizioni, avrebbe saputo
>> comportarsi come ora pretende fosse giusto fare. Anzi: temo che proprio
>> i piu' intransigenti siano i migliori candidati per ricadere negli
>> stessi errori che ora condannano negli altri.

Certamente, se non viene fatto tesoro della memoria storica e
dell'esperienza (il tanto vituperato "senno di poi" che pur essendo
senz'altro meno eroico del "senno di prima" è comunque infinitamente
superiore al "senno di mai" di chi rifiuta di fare i conti con la storia
e se stesso perchè per molti è più comodo ripetere a oltranza gli stessi
vecchi errori piuttosto che superarli e fare lo sforzo, se proprio si
deve, di fare errori che siano almeno dei NUOVI errori e non gli stessi
di sempre - E di senno acquisito con l'esperienza di almeno un centinaio
di anni di escalation militar-tecnologica, all'epoca in cui fu varato il
progetto Manhattan ce n'era più che a sufficienza per riflettere
preventivamente e adeguatamente. Di "nuovo" in quel momento c'era giusto
l'idea di bomba atomica: tutto il resto, politico, storico e militare era
a dir poco vecchio come il cucco).
>
> Infatti. Tutti abbiamo un lato oscuro. Possiamo aver imparato miliardi
> di cose raffinatissime in campo scientifico, ma chi ci ha insegnato
> l'etica, ad un livello perlomeno "universitario" ? (E' chiaro che sto
> parlando sempre in generale). Siamo come bombe innescate pronte ad
> esplodere senza alcun motivo.

Siamo semplicemente esseri umani che il più delle volte sono lasciati
crescere ed evolvere in maniera casuale. Lo stesso tipo di "casuale" che
per intenderci governa la selezione naturale, con tutti i suoi e i suoi
contro (e tra questi quello ormai più urgente da affrontare: la sua
inefficienza e scarsa velocità di adattamento a un ritmo di cambiamenti
divenuto ormai irreversibilmente esponenziale).

> Quando leggo nei giornali o vedo in TV di incidenti, stragi, catastrofi,
> grosse perdite di denaro, ecc., dovute, che sia senza o con la volonta'
> di far del male, ad una singola persona, io non mi domando: "perche' il
> responsabile non l'hanno messo in prigione per tutta la vita?" Io mi
> domando: "Ma com'e' possibile che il mondo sia cosi' stupido da aver
> permesso che *una singola persona* potesse essere responsabile della
> vita di molte altre? E' *questo* che e' privo di senso per me.

Il meccanismo andrebbe studiato obiettivamente e con i dovuti mezzi (e
con la precisa volontà di capire le cose e non solo di "pubblicare per
esistere" - o peggio, come sta succedendo tra gli economisti, quello di
dare l'impressione di aver "capito tutto" per darsi l'illusione di aver
anche risolto tutto e continuare a far finta di niente come prima).
Tuttavia una prima direzione in cui cercare risposte viene dal titolo (e
purtroppo non molto di più) di un recente libro-intervista a Padoa
Schioppa, "La veduta corta", che sintetizza la tendenza a non vedere più
in là del proprio naso oltre lo stretto necessario (e spesso neppure
quello) per consentirsi una sorta di agire "a responsabilità limitata".
Un approccio che probabilmente è inevitabile a livello di singoli
individui ma che è nondimeno estremamente nocivo per l'intera comunità.

Su questi meccanismi (per i quali non è possibile trovare risposte o
soluzioni univoche e per così dire "troppo economiche" nell'uso della
materia grigia) mi auguro venga avviato quanto prima un serio programma
di ricerca: la soluzione "naturale" ed economica limitata alla sfera
d'azione e consapevolezza dell'individuo è ormai arrivata al capolinea;
il mondo del futuro dovrà prevedere un qualche tipo di strutturazione
(tramite l'educazione: tutto comincia inesorabilmente da lì) della
consapevolezza del singolo che contempli anche la consapevolezza
EFFETTIVA che il tutto (la società) è più grande della somma degli
individui che la compongono ma che senza l'agire coordinato di questi "il
tutto" non esiste - e non esistono neppure i vantaggi che ne possono
derivare.
Una consapevolezza che potrebbe magari cominciare dal rispettare i colori
dei semafori e, ad un livello superiore, dall'abituarsi a porsi, quando
si tende a pensare che alla soluzione dei problemi che vanno al di là del
proprio naso ci debba pensare qualcun altro, la domanda cruciale: ma sei
proprio sicuro che questo "qualcun altro" esiste?
Per chiudere con una battuta: dell'idea di questo qualcun altro si è
assistita nella storia ad una progressiva riduzione via via che
aumentavano le nostre capacità di controllare e padroneggiare i nostri
rapporti con l'ambiente e le sue forze: prima c'erano gli spiriti della
natura con tutta la loro immanenza, poi si è assistita ad una prima
centralizzazione dei compiti nelle mani degli dei, poi in un solo dio,
poi in un qualche mammasantissima, poi nel capufficio e infine oggi, dopo
essere passati per "l'ingegnere" in tutte le sue gradazioni, nel
responsabile tecnico... Forse siamo ormai prossimi a compiere l'ultimo
passo: "poi" non ci sei nient'altro che tu!

Ciao
Piercarlo
Received on Sat May 30 2009 - 10:13:19 CEST

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