Re: Storia della bomba "atomica"

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Tue, 26 May 2009 00:24:39 +0200

cometa_luminosa wrote:
...in guerra non si sta a
> guardare per il sottile, pero' quegli eventi mi sarebbe un po' piu'
> facile da "capire" se i giapponesi avessero fatto qualcosa di grave
> direttamente a quegli scienziati.
...
> Invece, sembrerebbe che abbiano deciso freddamente.
> Questo non riusciro' mai a capirlo, sinceramente. Che cosa sarebbe
> successo alla popolazione lo sapevano, a Los Alamos lo avevano visto.
> Scusatemi, ma non posso fare a meno di definire questo (naturalmente,
> con il senno di poi, Elio ha ben ragione in questo) come "il lato
> oscuro di un fisico".

Ecco, credo che "il lato oscuro" sia una buona definizione. Nel senso
che fa parte in modo inscindibile, insieme ad altre caratteristiche,
della figura del fisico e dello scienziato contemporaneo.

Pero', forse, si puo' andare un po' oltre il livello "star wars" e
farsi delle domande piu' precise su questo "lato oscuro".

Per esempio, e' vero che la storia del progetto Manhattan e delle bombe
su Hiroshima e Nagasaki e' paradigmatica, ma non dovrebbe far
dimenticare tutti i grandi e piccoli "progetti Manhattan" che
coinvolsero (e coinvolgono) fisici (e scienziati) nella pianificazione,
disegno, messa a punto, ottimizzazione e utilizzo di strumenti di
distruzione.

Per certi aspetti, il peggio non e' un coinvolgimento diretto e (in gran
parte cosciente) come quello di Weinberg, Dyson, Gell-Mann in imprese
come il progetto Jason. E' invece preoccupante la parcellizzazione
della ricerca per cui, in un "continuum" di ricerche finanziate da
agenze militari, coesistono ricerche puramente "accademiche" con
ricerche che hanno una qualche relazione diretta, anche se non evidente,
con applicazioni belliche.

E' raro che Belzebu' faccia firmare un patto col sangue ad un
ricercatore :-) Piuttosto ci saranno ricerche sui temi piu' diversi
finanziate da dipartimenti della difesa, industrie aerospaziali,
alleanze militari (la NATO ha avuto un forte programma di supporto alla
ricerca fin dal suo nascere) in mezzo alle quali ci sara' *anche*
qualche ricerca su proprieta' di materiali per testate innovative, per
nuovi esplosivi o usi alternativi di materiali bellici.

Piu' un ricercatore e' preso dal "problem solving" in quanto tale,
meno si fara' domande sul ruolo che la sua piccola o grande ricerca
particolare ha nel quadro globale.

Ecco, io penso che, per il progetto Manhattan, cosi' come per diversa
ricerca contemporanea con risvolti nell' industria degli armamenti, sia
difficile giudicare dall' esterno per la presenza contemporanea di tanti
livelli e gradi di coinvolgimento e di responsabilita' e per la
eterogeneita' delle pressioni esterne. Tuttavia, e' pur sempre una
responsabilita' individuale e sociale quella di ignorare o
approfondire il ruolo che una determinata ricerca puo' avere per il
benessere o l' infelicita' di altre persone. Purtroppo vedo poca
attenzione nei sistemi di formazione a rafforzare il senso critico su
questi temi.

Giorgio
Received on Tue May 26 2009 - 00:24:39 CEST

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