Re: La misura: il problema irrisolto della meccanica quantistica
Il 08/02/2018 00:13, Giorgio Pastore ha scritto:
> Il 06/02/18 09:35, Persio ha scritto:
> No, un cliche'. Ma non capisco perché in Italia non c'e mai stato (e
> temo non ci sarà) un Reichenbach.
Mah! In un universo deterministico la realtà apparirebbe
"probabilistica" / indeterminabile; nell'universo in cui regna il dio
Caso nulla sarebbe prevedibile/replicabile.
Il Caso è un dio servizievole e dispettoso allo stesso tempo: interviene
utilmente quando non si sanno spiegare certi fenomeni, e subito diventa
assioma, ma si oppone quando qualcuno vorrebbe generare eventi casuali.
E' geloso del suo potere. :-)
Il mio parere è che la casualità non è di questo mondo.
> Eppure, la miglior fonte che conosco
> in questo momento per informazioni aggiornate e pertinenti sul principio
> di indeterminazione è la pagina della Stanford Encyclopedia of
> Philosophy! Per cui il problema con me non e' il filosofo ma il filosofo
> che non passa sotto la porta dell' Accademia.
Insomma vorresti un filosofo-fisico che ti servisse le equazioni ben
cucinate. Io invece vorrei un fisico-filosofo che mi servisse una ben
formalizzata teoria del Tutto coerente con la realtà fisica. :-)
Mi sa che rimarremo delusi entrambi.
> E anche il fisico che si
> illude di poter fare a meno della filosofia.
> E non e' una strapazzata da rude fisico. Personalmente non vedo fisici e
> filosofi come comunità strutturalmente contrapposte. Vedo da entrambe le
> parti, forse soprattutto qui in Italia, una certa diffidenza reciproca,
> secondo me ancorata alla difficoltà di comunicazione dovuta alla
> mancanza di un linguaggio comune.
Come ho detto a Wakinian Tanka: riconosco di aver commesso un errore a
postare qui.
E non perché la teoria che ho a grandissime linee accennato sia una idea
estemporanea. Ci lavoro da molti anni, ho affinato e ampliato
l'intuizione iniziale grazie ad apporti di ogni genere, ne ho testato la
coerenza in ogni campo dello scibile, nei limiti della mia conoscenza,
ovviamente, con risultati direi soddisfacenti. Salvo per un aspetto: il
rapporto tra pensiero e realtà fisica. Probabilmente non riuscirò mai a
venirne a capo.
Comunque non posso certo pretendere che altri facciano lo sforzo di
valutarla nel loro ambito di competenza. E tutto sommato neanche mi
interessa troppo.
>> La cosa migliore, a mio parere, sarebbe imparare a collaborare in team
>> multidisciplinari.
>
> ...
> Per collaborare in un team multidisciplinare non basta mettere insieme
> competenze diverse. Occorre un linguaggio comune e quello presuppone una
> conoscenza, non specialistica, ma neanche superficiale, del punto di
> vista, del linguaggio e delle tecniche degli altri.
Non penso che l'ostacolo maggiore consista nella mancanza di un
linguaggio comune quanto piuttosto nella indisponibilità ad assumere
l'atteggiamento mentale del ricercatore che osserva anche all'esterno
del suo ambito di competenza. Spesso prevale la mentalità dello
specialista che teme di esporsi, di fare brutte figure, di dire castronerie.
Buona serata.
Received on Fri Feb 09 2018 - 21:07:19 CET
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