"Valter Moretti" <vmoretti2_at_hotmail.com> wrote in message
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> OK, sono d'accordo che sia operativamente molto chiara, ma non la
> puoi usare
> da sola per fondare la meccanica. Dal punto di vista sperimentale sono
> strumenti molto semplici la bilancia a due piartti ed il dinamometro,
> ma dal punto di vista teorico (dentro ci sono le forze, i corpi
> rigidi, l'elasticit�...) sono molto complessi...
Ehhh ... ma lo sono poi veramente "molto complessi"?
O meglio, sono poi molto piu' complessi degli strumenti che sono comunque
necessari per l'approccio che proponi tu?
Secondo il tuo approccio dobbiamo "allontanare" i corpi fra di loro, poi
osservare che tutti i corpi si muovono di moto uniforme in un opportuno
riferimento che chiameremo inerziale. Mi pare che per seguire il tuo
approccio siano comunque necessari i corpi rigidi e gli orologi (oppure
corpi rigidi, luce e specchi, come orologio prendiamo l'orologio a luce - la
luce mi pare comunque necessaria per poter definire un moto rettilineo).
Per controllare che un corpo sia rigido potremmo prendere ad esempio due
aste uguali, A e B. Ai capi dell'asta A poniamo altri due corpi, ai capi
dell'asta B non ci mettiamo niente. Se l'asta A mantiene la propria
lunghezza apprezzabilmente uguale alla lunghezza dell'asta B diciamo che
l'asta A e' un corpo rigido. Se l'asta A si comprime (i due corpi si
attraggono e conseguentemente comprimono l'asta tanto o poco dipendentemente
dalla rigidita' della stessa) diciamo che l'asta e' una molla.
A questo punto mi pare che abbiamo sia le aste rigide che le molle. Mettiamo
un perno alla meta' di un'asta rigida e abbiamo in sostanza la bilancia a
due piatti (bastera' mettere "sotto", al centro dell'asta rigida con in
mezzo il perno, un corpo di massa possibilmente "grande", in ogni caso, le
masse ancora non le sappiamo misurare, in via di principio bastera' un corpo
qualsiasi).
In conclusione, mi pare che se uno dicesse:
"abbiamo degli strumenti di misura sia per le masse che per le forze. Si
usano cosi' ... e per il momento freghiamocene di come sono fatti" potrebbe
intanto partire senza troppi problemi.
Poi, nella costruzione della teoria, se "per il momento" potremmo anche
sorvolare, dovremo prima o poi decidere di affrontare la questione del "come
sono fatti" i nostri strumenti di misura.
E la questione, alla fin fine, mi pare che si riduca alla domanda "Cosa e'
un corpo rigido"?
Una volta risposto alla domanda, mi pare che non sia particolarmente
problematico definire una bilancia a piatti e un dinamometro.
Certo, poi questi strumenti di misura andranno utilizzati e, per il loro
utilizzo, sara' necessario *spostarli* da un punto all'altro del nostro
riferimento. Ci si dovra' chiedere allora cosa succede ai nostri strumenti
di misura quando vengono spostati, si dovra' precisare che, per il loro
corretto funzionamento, gli strumenti, dopo essere stati spostati, si
dovranno *fermare*. Allora ci si dovra' chiedere cosa succede ad un corpo
rigido (a un misuratore di lunghezza, o ad una bilancia a piatti), ma anche
a un dinamometro, quando e' soggetto ad accelerazione e quando potremo
considerare terminati gli effetti della accelerazione (cosi' lo strumento e'
di nuovo utilizzabile dopo spostamento).
A me pare che queste questioni, dal punto di vista teorico, siano di
importanza ancora piu' basilare del definire una bilancia a piatti (o un
dinamometro) una volta che abbiamo i corpi rigidi.
> Ciao, Valter
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Jan 16 2009 - 18:16:59 CET