Re: Sincronizziamo gli orologi

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Tue, 27 Mar 2018 18:29:39 +0200

"Elio Fabri" ha scritto nel messaggio
news:fhmq5eFnt4jU2_at_mid.individual.net...

> Bruno Cocciaro ha scritto:

>> J. Stachel e S. Sarkar ... dicono:
>> "Of course, the best way to demonstrate the conventionality of
>> simultaneity is to formulate the basic structure of the special theory of
>> relativity without the use of any simultaneity convention.
>> Elsewhere, we will show how this can be done using radar ranging
>> coordinates (i.e., advanced and retarded times) to coordinatize events
>> with respect to an inertial world line, [...]"
>Perfetto.

>> Purtroppo il lavoro che avrebbero dovuto presentare "elsewhere" non
>> c'e'.[...]
> Ah, ecco :-)
> Naturalmente che Stakel e Sarkar non ci siano riusciti, e così pure -
> credo - nessun altro, non dimostra che sia impossibile.
> Però fa venire qualche dubbio.

Si' potrebbe far venire il dubbio. C'e' pero' da dire che tale questione non
e' affatto presa in seria considerazione, nemmeno nell'ambito dei
convenzionalisti. Per quanto ne so, sono io a ritenere che la questione si
dovrebbe provare ad affrontare con un certo sforzo e, fra le cose che ho
letto, ho trovato solo quel passo di Stachel e Sarkar nel quale si parla di
quello che ho definito in precedente post "progetto ambizioso". La
maggioranza dei convenzionalisti si dice tale per il semplice fatto che la
sincronizzazione standard non e' unica, cioe' non e' imposta dalle evidenze
sperimentali, o, in altri termini, la natura non ci impone le coordinate da
usare nelle nostre descrizioni. E anche io mi dico convenzionalista per quel
motivo. Quando anche si dimostrasse che il progetto ambizioso non e'
realizzabile, continuerei a dirmi convenzionalista.

>> Ad ogni modo, per quanto mi riguarda, con "eventi separati da intervallo
>> di tipo spazio" intendo semplicemente questo:
[...]
> Non mi soddisfa.
> "Punto P1 associato ad E1" ha senso solo se hai previamente fissato un
> rif.
> Ma se fai questo, la definizione viene a dipendere dal rif., a meno di non
> riuscire a dimostrare che non ne dipende.

> Preferirei una definizione intrinseca, ma vedo delle difficoltà a darla
> restando nel tuo spirito.
> Per es. potremmo sostituire "punto P associato all'evento E" con
> "qualsiasi punto materiale la cui linea oraria passa per E, dando per
> scontato che tali linee orarie siano di tipo tempo (senza dirlo)- Ma tu
> vuoi salvare la possibilità dei tachioni, suppongo :-)

No no, si puo' anche dire che siano di tipo tempo (anzi si potrebbe
dimostrare che devono essere di tipo tempo, ma lasciamo stare) e si
salverebbe comunque la possibilita' dei tachioni. Ma andiamo con ordine e
partiamo dal fatto che, come noti, la definizione che ho riportato parrebbe
dipendere dal riferimento e, invece di dimostrare che non ne dipende,
conviene cambiare la definizione in quanto segue:

S1 e' un certo strumento che puo' sia emettere che ricevere impulsi
luminosi;
S2 e' un altro strumento che puo' sia emettere che ricevere impulsi
luminosi;
E1 = S1 emette l'impulso luminoso F1;
E2 = S2 emette l'impulso luminoso F2;
gli eventi E1 ed E2 si dicono separati da intervallo di tipo spazio se
S1 emette F1 prima di ricevere F2 e
S2 emette F2 prima di ricevere F1.

Quando (e se) si decidera' di costruire un formalismo abbastanza complesso
(spazio-tempo, metrica minkoskiana ...) allora si dira' che S1 ed S2 sono
punti materiali le cui linee orarie (di tipo tempo) passano rispettivamente
per E1 ed E2. Cio' non toglie che, qualora E1 ed E2 fossero associati ad
avvenimenti legati causalmente, l'eventuale messaggero che parte dall'evento
causa ed arriva all'evento effetto deve propagarsi a velocita'
superluminale.


> Inoltre preferirei una definizione esclusivamente geometrica, ossia che
> non faccia ricorso a fatti sperimentali.
> Voglio dire: definire una geometria minkowskiana, e poi dimostrare
> (postulare?) che la geom. fisica dello spazio-tempo lo è.

Ahhh caspita!!!
Qui si' che noto una profondissima differenza fra il tuo approccio e il mio.
Io, durante la fase di fondamento di una teoria, preferirei (ma vorrei quasi
dire "obbligherei") definizioni che facciano uso esclusivo di fatti
sperimentali.

> Ti sarà perfettamente chiaro che per me il problema non sussiste, perché
> io non ho obiezioni a usare la sincr. standard, avendone dimostrato la
> significatività fisica.
> (Anche se a quanto pare non sono ancora riuscito a convincerti di ciò.)

Neanche io ho obiezioni a usare la sincronizzazione standard, pero'
preferisco dare le definizioni in maniera il piu' possibile "fondamentale",
cioe' facendo uso, ove possibile (e io spererei che lo sia sempre), solo di
fatti sperimentali (non mescolati a convenzioni).
Per quanto riguarda la significativita' fisica della sincronizzazione
standard (cioe' il fatto che essa sia possibile, cioe' si mostra
sperimentalmente transitiva) su quello mi hai convinto (per la verita' ne
sono sempre stato convinto).
Non mi hai convinto nella parte in cui dimostreresti la significativita'
fisica della *unicita'* della sincronizzazione standard. Cioe' quando
individui un esperimento (il trasporto di orologi) che, a tuo avviso,
potrebbe dare o meno l'esito previsto secondo la sincronizzazione standard.
Quello, come ti dicevo, secondo me non e' un esperimento perche' da' l'esito
che e' logico che dia.

> Elio Fabri

Ciao,
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
---
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Received on Tue Mar 27 2018 - 18:29:39 CEST

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