"Enrico SMARGIASSI" <smargiassi_at_ts.infn.it> wrote in message
news:gg1gel$vlo$4_at_nnrp-beta.newsland.it...
> Bruno Cocciaro wrote:
>
> > No, hanno potere predittivo, ad esempio predicono che se le correlazioni
> > scompaiono oggi qua per un secondo a mezzogiorno, allora, sotto
opportune
> > condizioni, scompariranno domani a Londra per circa un secondo a
mezzanotte
>
> Questa francamente non l'ho capita.
Poiche' il modello ipotizza l'esistenza di un riferimento privilegiato, la
scomparsa delle correlazioni si ha solo quando ci si mette nelle stesse
condizioni rispetto al riferimento privilegiato.
> > Il discorso sui paradossi causali e' tutt'altro, e nasce e si sviluppa
molto
> > prima dell'esperimento di Aspect.
>
> Certo. Ma si pone solo se e solo se si ammette l'esistenza di una
> velocita' limite per interazioni e particelle.
No, la velocita' limite si impone per le particelle (in generale per i
riferimenti). Se si imponesse una velocita' limite per le interazioni in
genere allora si starebbe imponendo la non esistenza di tachioni
"interattivi", cioe', dal punto di vista fisico, si imporrebbe la non
esistenza dei tachioni.
Nelle dimostrazioni dei paradossi causali associati ai tachioni, valide o
meno che siano, invece si assume l'esistenza dei tachioni (naturalmente
interattivi, cioe' generabili e rivelabili).
> Se questa esiste, tra due
> eventi A e B separati da un intervallo di tipo spazio non puo' esistere
> connessione fisica. (E siccome questo vale per una sincronizzazione,
> vale per tutte). Il discorso di Aspect regge comunque.
Certo, se si assume c come velocita' limite per qualsiasi interazione il
discorso non si pone. L'abbiamo imposto. Ma in questo modo, ovviamente, non
puo' nemmeno iniziare alcuna dimostrazione sui paradossi causali.
> > non sbaglia nel 1917. Ma Tolman usa, in maniera piu' o meno implicita,
anche
> > l'ipotesi che i tachioni siano soggetti al principio di relativita',
[...]
> > Ma esistono altre assunzioni possibili.
>
> Certo, ma queste assunzioni negano uno dei postulati della relativita' -
> per l'appunto, l'assenza di sistemi privilegiati.
No, la relativita' *non impone* la non esistenza di riferimenti
privilegiati. Cioe' la relativita' vale sotto ipotesi ampie. Vale sia che
esistano sia che non esistano riferimenti privilegiati.
L'esistenza di un riferimento privilegiato eventualmente imporrebbe solo la
modifica di alcune formulazioni del principio di relativita'.
Il principio non si potra' piu' esporre nella forma:
"un qualsiasi esperimento, eseguito in un qualsiasi riferimento, dara'
sempre lo stesso esito"
ma andra' necessariamente esposto nella sua forma originale (Galileo):
"Se ci si mette *sotto coperta*, allora un qualsiasi esperimento, eseguito
in un qualsiasi riferimento, dara' sempre lo stesso esito".
> E' ovvio che la
> dimostrazione dell'impossibilita' del realismo locale a partire da
> Aspect ha delle ipotesi, e queste sono, molto ragionevolmente, che
> valgano le leggi fisiche che conosciamo. Negando queste, puoi rimettere
> in gioco il realismo locale: ma questo non e' nulla di nuovo.
Infatti io non nego alcuna delle leggi fisiche note.
Faccio pero' presente che, nelle leggi fisiche note, *non c'e' scritto* che
non esista alcun riferimento privilegiato.
Imporre che non esista alcun riferimento privilegiato e' una ipotesi (ad
hoc) necessaria per poter "dimostrare" la morte del realismo locale sulla
base dell'esperimento di Aspect.
Naturalmente si puo' ritenere corretto ipotizzare la non esistenza di
qualcosa che non si e' mai visto. E sulla base di tale ipotesi trarre le
conseguenze anche piu' impensabili.
Quello che io sostengo e' che, dipendentemente dalla "impensabilita'" delle
conseguenze, si puo' anche ritenere corretto l'ipotizzare l'esistenza di
qualcosa che non si e'(ra) mai visto (finora).
Se scrivessi una S su un foglio, poi me ne andassi in giro per casa,
visitando le varie stanze, aprendo gli armadi ecc, qualora non vedessi
nessuno, riterrei corretto ipotizzare che in casa non c'e' nessun altro
oltre me.
Se poi trovassi in cantina un altro foglio con su scritta un'altra S non
scritta da me, potrei concludere:
poiche' non ritengo corretto credere nella presenza in casa, oltre me
stesso, di qualcuno che non ho ancora visto, ed avendo io scritto una sola S
in salotto, l'esperimento mostra che le S scritte in salotto dopo un po' si
replicano da sole in cantina.
Oppure potrei concludere:
poiche' non ritengo credibile che le S sui fogli si possano replicare da
sole, l'esperimento mostra che in casa c'e' qualcuno che si nasconde bene
(cioe' interpreterei Aspect dicendo che esistono segnali superluminali con
tutto cio' che la loro esistenza comporta).
Il fatto che la relativita' *non imponga* la non esistenza di un riferimento
privilegiato, e' il punto che, a mio avviso, non e' ben sottolineato da
Eberhard (anzi Eberhard parrebbe cercare delle "giustificazioni" per una
ipotesi, l'esistenza del riferimento privilegiato, che parrebbe, a suo
avviso e sempre che io lo interpreti correttamente, in contrasto con la
relativita') e questo e' l'unico motivo plausibile che io riesco a vedere a
giustificazione del fatto che il suo modello non si sia immediatamente
affermato. Mi sto riferendo ad Eberhard 1993, in Eberhard 1989 c'era, mi
pare, qualche ulteriore problema.
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Nov 21 2008 - 12:52:59 CET