Re: Gli specchi ustori di Archimede

From: Aleph <no_spam_at_no_spam.it>
Date: Wed, 19 Nov 2008 10:10:21 +0100

luh ha scritto:

> Aleph wrote:

> > E cosa c'entra il clima del luogo?

> c'entra, raggi solari piu' perpendicolari al terreno, quindi densita' di
> radiazione piu' alta e meno attenuata dall'atmosfera.

E capirai..., quanto credi che sia la differenza d'inclinazione dei raggi
del sole tra, poniamo, Siracusa e Milano?
Semmai conta molto di pi� l'ora del giorno, se c'era una giornata di cielo
limpido o no, se c'era vento o no (influenza l'efficacia del
raffreddamento delle vele), le caratteristiche costruttive e di
composizione del materiale da incendiare, etc.

> > Ma anche fossero stati solamente 100 metri ti voglio proprio vedere a
> > concentrare con degli specchi piani di piccole dimensioni l'energia
> > sufficiente a causare l'ignizione (rapida e distruttiva) di una nave.

> e perche' mai rapida e distruttiva? distrutto il velaggio la nave e'
> finita, diventa facile preda di qualsiasi cosa, scogli compresi.

Intanto le vele a bruciare ci mettono tempo, non erano fatte di pagli
secca e poi non lo sai che le navi romane oltre alla vela avevano anche i
remi?

...
> ma infatti non dico che sia realmente esistita, contesto la tua
> affermazione che un numero adeguato di specchi piani non riesca a
> concentrare a sufficienza.

La realizzazione pratica dell'esperimento, nonostante le condizioni
irrealistiche in cui � stato proposto, non � mai riuscita a nessuno (non
ci sono andati neppure vicini), quindi fai un po' tu.

> > puntano su un fuoco relativamente vicino e inoltre gli specchi degli
> > eliostati non sono piani ma leggermente concavi

> su un lato sono piani, sull'altro sono leggermente curvi, e' una mera
> questione di efficienza ed adattamento al target.

Gli eliostati funzionano su due lati?
Da quando?
Visto che ti ho portato link a supporto delle mie affermazioni puoi fare
altrettanto per le tue?
Grazie.

> > Zonaras che narra, in maniera magica direi, l'evento del bruciamento delle
> > navi romane alla fonda: non v'� alcun riferimento a una molteplicit� di
> > specchi ma a un unico specchio "piatto e sottile".

> racconta anche delle dimensioni?

Non mi pare, il brano che conosco � quello riportato nel link.

> quanto al piatto uno specchio con un fuoco a 200 metri a occhio nudo
> sembrerebbe effettivamente piatto, e pure il sottile ci sta, visto che
> era presumibilmente metallico, e il metallo per definizione pesa.

Uno specchio piano non ha fuoco n� a 200 metri, n� a 2000, non focalizza e
basta.
Uno specchio parabolico con fuoco a 200 metri ha una curvatura che diventa
via via pi� evidente all'aumentare delle dimensioni dello specchio,
tuttavia la differenza � che mentre il primo (specchio piano) non
focalizza una cippa, il secondo focalizza eccome.

> ma in realta' non dice molto, bisognerebbe conoscere nel dettaglio la
> struttura delle navi del tempo e la loro rifinitura, quindi verificare
> se c'era qualche struttura piu' facile da ignire.

> > Nota che la sagoma era ad appena 30 metri di distanza.

> noto, ma anche gli specchi erano piccoletti :-p

Qui continui a perseverare nell'errore: la dimensione degli specchi piani
non conta, poich� essi non concentrano affatto, a differenza di quelli
parabolici, la luce.
A parit� di condizioni l'unica differenza esistente tra l'illuminazione
ottenibile da uno specchio piano di 1m^2 rispetto a quella di uno di 4^2 �
che la zona illuminata prodotta dal secondo � quattro volte pi� grande, da
cui si desume che il fattore determinante per ottenere l'effetto ustorio
(a piccolissime distanze) tramite specchi piani nnon � tanto l'estensione
quanto il numero.

Saluti,
Aleph


 



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Received on Wed Nov 19 2008 - 10:10:21 CET

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