Causa, effetto, orologi e tazzine.

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Mon, 17 Nov 2008 15:40:54 +0100

Raccogliendo l'invito di Elio, spezzo il vecchio thread aprendone uno nuovo
sulla base delle recenti osservazioni di Michele
news:491db725$0$1082$4fafbaef_at_reader1.news.tin.it che chiude cosi':

> A questo punto, mi chiedo se Bruno era intendeva lo scambio causa-effetto
> in questo senso, o qualcosa di pi� che questo.

Dunque, il punto e' che non tutto e' questione di forma.

E' vero che tante cose le esprimiamo in un dato modo perche' scegliamo
convenzionalmente un certo formalismo invece che un altro (e comunque
potremmo sceglierne un altro, tanto poi, usando i vocabolari, possiamo
sempre tradurre una qualsiasi espressione da un formalismo all'altro), ma
alcune cose *prescindono* dai formalismi da noi scelti.

E tutta la sottolineatura sulla convenzionalita' di tante nostre scelte
(quella che Reichenbach chiama "base logica" della relativita') ha proprio
lo scopo di mettere in risalto, per contrasto, cio' che prescinde dai
formalismi, cio' che non viene scelto da noi ma e' "scritto" nella natura
(il fatto che lo scopo sia quello non so se Reichenbach lo dice
esplicitamente da qualche parte, ma immagino che lo dica, visto che parrebbe
abbastanza naturale dire che il succo di tutto il discorso sia li').

Poi, siccome per comunicare usiamo un certo linguaggio, e' il caso che
alcune parole le associamo ai concetti importanti, a quelli sui quali noi
non possiamo pronunciarci perche' vengono decisi dalla natura.
I concetti di causa ed effetto fanno parte di questi concetti importanti:
non sono i nostri formalismi a stabilire se la spinta della tazzina e' causa
della sua frantumazione a terra o se e' la frantumazione causa della spinta.

Quindi io direi che nessun vocabolario scambi causa ed effetto. I concetti
di causa ed effetto sono "roba seria", non sono roba da vocabolari.

Anzi, la questione prosegue con la domanda:
ma la "roba seria" e' tale perche' decisa da misure (sono gli esiti delle
misure ad essere "scritti nella natura", e proprio per questo non li
possiamo decidere noi ma dobbiamo chiederli alla natura). A quale misura
dovrei associare la direzione causa-effetto? Finora ritenevo che la
direzione causa-effetto fosse "scritta" nel confronto fra gli istanti
segnati dagli orologi fissi rispettivamente nei punti dove avvengono causa
ed effetto. Ma se mi dici che quel confronto non e' "roba seria", a quale
altra roba seria dovrei far riferimento ?

Esempio:
l'orologio sul tavolo segna l'istante tin=1 s quando la tazzina viene urtata
dalla mano;
l'orologio a terra segna l'istante tfin=2 s quando la tazzina tocca terra e
si frantuma.

Non posso stabilire che la causa e' l'urto dal fatto che tin<tfin in quanto
sia tin che tfin sono convenzionali e potrei sceglierli a piacimento.
Pero' potrei piazzare un orologio O nella tazzina e leggere gli istanti
tauin e taufin segnati da O rispettivamente nei momenti in cui avvengono
urto e frantumazione. Osserverei che tauin<taufin e da cio' trarrei la
conclusione che l'urto e' la causa.
La differenza fra (taufin-tauin) e (tfin-tin) e' che uno e' "roba seria"
(taufin-tauin si ottiene come risultato dalla misura effettuata
dall'orologio O), l'altro e' roba decisa da noi (tfin-tin viene scelto da
noi convenzionalmente).

Ma si pone un ulteriore problema:
se invece di lanciare una tazzina (o un qualsiasi altro corpo dotato di
massa) lanciassi un fotone (ipotizzato di massa nulla)?
Non posso mettere l'orologio O dentro un fotone, come lo mettevo dentro la
tazzina. Peggio ancora se lanciassi un ipotetico tachione.

Ecco quindi che, se volessimo ipotizzare l'esistenza di una unica risposta
per la domanda "A quale misura devo chiedere chi e' la causa?", dovremmo
rinunciare alla risposta suddetta (la risposta era "Chiedilo all'orologio
che si muove con il messaggero che va dalla causa verso l'effetto") che puo'
valere solo per coppie di eventi separati da intervalli di tempo tempo, non
puo' valere per coppie di eventi separati da intervalli di tipo luce e men
che meno a coppie di eventi separati da intervalli di tipo spazio. Cioe' la
risposta di cui sopra vale solo per eventi legati causalmente tramite
messaggeri subluminali, non vale per messaggeri luminosi e men che meno per
eventuali messaggeri superluminali.

La risposta che propongo e':
si deve chiedere al vettore quantita' di moto del messaggero. La direzione
di quel vettore e' sempre dalla causa verso l'effetto (e quel vettore e'
"roba seria", cioe' e' misurabile).

Un'altra possibile risposta e':
ipotizzo che i tachioni non esistano, sincronizzo gli orologi tramite
relazione standard (e, se tale sincronizzazione si effettuasse per
trasporto, sarebbe come dire che, per sincronizzare, si utilizzano
orologi in volo, come quello che avevamo messo dentro la tazzina) e poi, per
vedere chi e' la causa e chi l'effetto, guardo gli istanti tin e tfin.

E' chiaro che questa seconda risposta sia impossibile all'interno di un
quadro teorico che parta proprio dall'assunzione di esistenza dei tachioni.
Cioe' un quadro teorico che ipotizzi l'esistenza dei tachioni sarebbe monco
se non ipotizzasse una qualche risposta plausibile per la domanda suddetta
(o se, almeno, non ponesse la domanda).

> Michele

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Mon Nov 17 2008 - 15:40:54 CET

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