Re: Gli specchi ustori di Archimede

From: Teti_s <"te..."_at_libero.it>
Date: Sun, 16 Nov 2008 14:59:10 GMT

Il 14 Nov 2008, 21:14, Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it> ha scritto:
> Aleph ha scritto:

Interessante il problema di stabilire la distribuzione del flusso
irradiante.

> Quello che occorrerebbe sapere (e che non so) e' quale potenza per
> unita' di area (irradianza) occorre per incendiare una vela o un pezzo
> di legno incatramato, considerando che illuminare un'area piuttosto
> grande e' vantaggioso, perche' si riducono le perdite.


Ma forse non occorre sapere questo in dettaglio, possiamo dare facilmente un
limite inferiore. La temperatura di combustione di una candela si aggira sui
1200� e quella di combustione di una torcia la kerosone non dev'essere
troppo pi� bassa. Questa � la temperatura media a regime della fiamma. Come
noto esistono parti della fiamma a temperature molto pi� alte e parti a
temperatura pi� basse. Ma per esperienza � noto che anche la parte
relativamente pi� fredda � capace di innescare la combustione. Ad ogni modo
poniamo che, stima molto ottimistica, occorrano 1500 Kelvin per innescare la
combustione e consideriamo che la temperatura di equilibrio per la
radiazione solare a mezzogiorno supera agevolmente i 300K. Facciamo la stima
ottimistica di avere bisogno di un fattore 4 sulla temperatura. Occorre
allora aumentare la potenza irradiante di un fattore 4^4 = 256. Non importa
certo quanto grandi siano gli specchi piani, ma ne occorrono almeno 256.
Comunque per esperienza ricordo che con una lente da un decimetro si accende
agevolmente la carta, il legno si carbonizza in superficie e diventa inerte,
il catrame, raccolto in riva al mare, bolle ma non necessariamente brucia e
la combustione comunque, rimane localizzata, non si sviluppa, sembra che
occorrano materiali pi� volatili per avere combustione. Archimede svilupp�
molto le tecniche di lancio: catapulte, in particolare. Non so se furono mai
usati dardi infuocati o cose del genere.



> Res Solaris ha scritto:
> > Ma infatti non c'� nulla di difficile a ripetere l'esperimento (e
> > magari farlo pure riuscire!) in miniatura, con modellini e piccoli
> > specchi. La cosa diventa pressoch� impossibile se si considera che la
> > distanza fra gli specchi e la nave era grande e richiedeva specchi di
> > dimensioni ragguardevoli, difficilissimi da realizzare e da manovrare.
> > Cio� il punto cruciale della questione � che � impossibile fare il
> > tutto in scala reale.
> Non mi sono spiegato bene. Nel filmato che ho visto (e che durava
> pochi secondi) il modellino era piccolo, meno di un metro, ma gli
> specchi e le distanza erano realistiche: molti specchi dell'ordine del
> metro, distanza di qualche decina di metri.
>
> Per il resto, vedi quanto ho scritto sopra.
>
> Col che non intendo dire che ci credo, ma che non la ritengo cosa del
> tutto impossibile.
>
>
> --
> Elio Fabri
>

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Received on Sun Nov 16 2008 - 15:59:10 CET

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