Re: Newton e la curvatura dello spazio

From: luciano buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Tue, 11 Nov 2008 13:55:30 +0100

Ivan ha scritto:

(cut)
> E' bella l'immagine di un telo teso deformato da una palla pesante, che
> detrmina la traiettoria di una biglia lanciata sul tappeto.
> Grazie per le eventuali risposte "didattiche".
> Ivan

La sezione verticale di questo modello, condotta per il centro,
(consideriamone solo uno dei due bracci) � la curva del potenziale
gravitazionale (l'integrale indefinito di 1/x^2, cio� -|1/x|), che si pu�
coinsiderare, con un linguaggio che pare mutuato da Einstein,
l'"inclinazione! dello spazio intorno al centro di massa.
Ora, si strombazza tanto che Newton non "finse ipotesi" sulla natura della
gravit�, e, soprattutto al livello didattico che ti � tanto caro,
addirittura lo si ritiene sostenitore di una miracolosa azione a distanza,
alla quale avrebbe ovviato Einstein con la R.G.

Ebbene niente di pi� falso.
C'� un Newton "eterista", per quanto in termini problematici (cio� di
suggeriemtni e "quaestiones" poste), in quale "finse", eccome!, ipotesi,
per ovviare all'azione a distanza, in qualche modo "deformando" lo spazio
intorno alla massa, attraverso la "densit�" di un mezzo che riempirebbe lo
spazio, densit� tanto maggiore tanto pi� alto � il potenziale, secondo
l'equazione sopra scritta, e quindi tanto pi� rarefatta quanto pi� ci si
avvicina al centro, postulando che un corpo tende a dirigersi verso la
direzione in cui la densit� diminuisce, volgarmente spinto dalla maggiore
densit� dell'etere che gli sta alle spalle.
Per avere il quadro concettuale della deformazione dello spazio ad opera
del corpo centrale (curvatura)immaginata da Einstein, � sufficiente
abbandonare ogni inchesta sul contenuto dello spazio (che cos'� l'etere?)
e parlare semplicemente di "densit� dello spazio", identificandola con il
potenziale.

Perch� nessuno conosce (o semplicemente nessuno cita) il seguente brano di
Newton (ve ne sono anche altri su questo tono, che ora non ho sottomano)
tratto dell'"Optics"?

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Questo mezzo, non � molto pi� raro dentro i corpi densi del sole, delle
stelle, dei pianeti e delle comete che nel vuoto spazio celeste esistente
tra essi? E nel passare da quelli a distanze molto maggiori, non diventa
continuamente sempre pi� denso, e causa per ci� stesso la gravitazione di
questi grandi corpi l'uno verso l'altro e delle loro parti verso i corpi:
ogni corpo compiendo uno sforzo per andare dalle parti pi� dense del mezzo
verso quelle pi� rare? Perch�, se questo mezzo fosse pi� raro dentro il
corpo del sole che sulla sua superficie, e l� pi� raro che alla centesima
parte di un pollice dal suo corpo, e l� pi� raro che nell'orbita di
Saturno,
non vedo alcuna ragione per cui l'incremento della densit� debba arrestarsi
in un qualche luogo e non debba piuttosto continuare attraverso tutta la
distanza dal Sole a Saturno ed oltre: e sebbene questo incremento di
densit�
possa, alle maggiori distanze, essere estremamente lento, tuttavia se la
forza elastica di questo mezzo � estremamente grande, essa pu� essere
sufficiente per spingere i corpi dalle parti pi� dense del mezzo verso le
pi� rare, con tutta quella potenza che chiamiamo Gravit�.

      (Libro terzo dell'Ottica, parte I, questione 21, pag.562)
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Ciao.
Luciano Buggio
http://www.lucianobuggio.altervista.org


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Received on Tue Nov 11 2008 - 13:55:30 CET

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