Re: Eberhard 1993 (Newton e la RG)

From: Enrico SMARGIASSI <smargiassi_at_ts.infn.it>
Date: Thu, 06 Nov 2008 17:51:53 +0100

Bruno Cocciaro wrote:

> Beh di certo Newton era turbato dalla non localita'.

Non certo dalla non localita' quantistica :-) Ai suoi tempi non credo
esistesse nemmeno il termine. Le uniche cosa simili cui Newton avrebbe
potuto obiettare sarebbero state: l'azione istantanea a distanza, e
l'azione attraverso il vuoto, in assenza di un mezzo. (Cartesiani e
Leibnitziani negavano anche, a priori, il vuoto, ma questa posizione
certamente non era quella di Newton). Riguardo la prima non mi risulta
che N. obiettasse alcunche'; e' solo dopo l'inizio della teoria dei
campi (classica) che ci si pose seriamente il problema della velocita'
delle interazioni,. Rimane quindi solo la seconda, che e' quello cui ho
fatto riferimento sin dall'inizio.

> Puo' darsi benissimo che all'epoca si volesse intedere qualcosa di
> materiale

Sono sicuro che intendesse questo: io per lo meno non conosco nessun
passo ne' alcuna esegesi di N. che non si possa interpretare alla luce
di questa visione. Rileggi il passo che hai citato e lo vedrai. Tu
stesso hai sottolineato la parola *vacuum*. In questo senso la RG non
risponde in alcun modo alle preoccupazioni di N., visto che e' il
"vuoto" stesso, nella RG, che trasmette l'interazione.

> Cioe', quale che sia la risposta della natura, un realista potra' sempre
> dire, rivolgendosi all'ortodosso:
> se le cose fossero come dici tu, allora potrei sempre dire (e anche tu
> dovresti dire) che le cose potrebbero anche essere come dico io.

Questa e' esattamente la negazione della condizione di falsificabilita'
popperiana. In altri termini, stai ammettendo che la tua posizione non
e' scientifica, ma metafisica. Ma di questo preferisco parlare in un
altro post, cui ti rimando.
Received on Thu Nov 06 2008 - 17:51:53 CET

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