On 8/29/12 9:23 AM, Omega wrote:
>... Io invece ritengo ottocentesco - diciamo pseudo-aristocratico
> - pretendere di distinguerle,
tue opinioni
> anche solo perch� il materiale � lo stesso
quello originale, non il modo con cui puoi proporlo
> e il pubblico � il medesimo (fare delle distinzioni oggi nel pubblico,
> considerata la cultura di massa a tutti i livelli, la vacuit� della
> scuola e la molteplicit� dei canali di informazione, � solo assurdo).
A te, sembrera' assurdo. Chi lo fa sa per esperienza che cosi' non e'.
Ma e' sempre istruttivo sentirsi dire da chi non sa cosa stai facendo :-)
.... se vai a scuola � perch� certe cose non le sai,
e allora come mai non basta leggere Focus ?
> ed � chi insegna a
> doversi adeguare alle tue "basi" e non viceversa. Vediamo di non
> capovolgere questo fatto. Perci� se costui si deve adeguare sta proprio
> divulgando per definizione.
Hai un vocabolario limitato. Chiami divulgazione quello che in genere si
chiama "adeguare la didattica al livello del/dei discenti". Che e' cosa
diversa, anche se ha dei punti di contatto con "adeguare il livello
della divulgazione a quello del pubblico.
>
> 3. Rendere pubblico qualcosa (il contenuto e l'esito di una ricerca),
> fuori da un'accezione aristocratica ottocentesca, � rendere AL pubblico
> ci� che gli spetta, cio� il resoconto di ci� che si fa con le sue tasse,
> per dirlo brutalmente ma realisticamente.
La prima cosa che veramente spetta a chi paga le tasse e' che le
ricerche *funzionino*. Ottima divulgazione su ricerche senza risultati
puo' esser interessante ma alla lunga non e' giustificabile. La
divulgazione ( o piu' in generale tutte le ricadute comunicative) e'
importante e doverosa. Ma viene *dopo*. Dopo quello per cui veramente si
usano i soldi delle tasse.
....
> E s�, mio caro, perch� lo studente universitario stesso, davanti al
> testo, non sta vedendo la ricerca, il suo sviluppo e le sue motivazioni,
> ma ne vede unicamente una sintesi della quale, anche se la ripete
> all'esame con tanto di formule, te lo raccomando che cosa ha capito!
Lo studente di materie scientifiche non ripete una sintesi. Deve
impossessarsi di *competenze*. Non solo di conoscenze. E lo fa. La
divulgazione non ha bisogno invece di trasmettere competenze (e questo
non per posizioni aristocratiche, ma banalmente perche' non e' richiesto
dai fruitori della divulgazione! mentre e' richiesto dagli studenti!)
> Prova infatti a farglielo applicare! Ho chiesto di farlo molte volte,
> specie davanti a tesi megagalattiche che neanche Einstein ... con
> risultati grotteschi.
La cattiva didattica, i cattivi maestri e i cattivi studenti sono sempre
esistiti. Ma non generalizzerei sulla base di esperienze limitate.
>
> 5. Nessuno legge di una ricerca e del suo esito se non vi ha un
> interesse. E tale interesse ha un effetto proprio fisiologico preciso:
> la memorizzazione. Dopo tale lettura uno sa che tu hai fatto quella
> ricerca con quelle motivazioni, obiettivi, metodo e quant'altro.
> Altrimenti legge la pagina sportiva.
Verissimo.
> Sei certo invece che l'esito
> dell'insegnamento nel significato ottocentesco (cio� attuale) del
> termine, spesso solo finalizzato ad agguantare la sufficienza e un
> diploma/laurea, abbia lo stesso risultato mnemonico e valore
> conoscitivo?...
Non sequitur. Partivi dalle motivazioni, metodo etc. (di chi aprende,
ovviamente) e salti all' insegnamento ? E poi risalti indietro parlando
di finalizzazione ad agguantare la sufficienza ? Stai dicendo che il
docente cerca di agguantare la sufficienza ?
Mi sembra che tu faccia una certa confusione tra causa ed effetto, oltre
che generalizzare.
....
> E siccome io sono volgo non la prendo neppure in considerazione.
Ne prendo atto. Provero' a spiegare questa singolare posizione ai miei
amici divulgatori/comunicatori scientifici o agli altri impegnati nella
ricerca didattica. Chissa' come mai in tutto il mondo operano secondo
criteri diversi dai tuoi.
BTW, se c'e' qualcuno con un' impostazione aristocratica mi sembri
proprio tu. La tua visione dell' insegnamento==divulgazione sembra
ricalcare lo stereotipo (quello si' ottocentesco) del
docente/divulgatore che "travasa" il proprio sapere pre-masticato ai
discenti il cui unico ruolo e' quello di "apprendere" al piu' facendosi
"interessare".
Con buona pace di almeno mezzo secolo di evoluzione della didattica (non
della divulgazione).
Giorgio
Received on Mon Sep 03 2012 - 23:16:20 CEST
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