Re: piccolo estratto

From: Paolo Cavallo <paolocavallo_at_alice.it>
Date: Sun, 30 Mar 2008 12:14:42 +0200

Giorgio Pastore ha scritto:

Vorrei fare un paio di commenti a quello che scrivi, e che condivido in larga misura.

> ... NON � pensabile di spiegare le stesse cose e allo
> stesso modo a ragazzi di 9, 12, 15 o 18 anni! E nemmeno � possibile
> astrarre dal loro background culturale e di apprendimento.
>
> Sembra un' ovviet�...

Anch'io sono convinto che questo sia un punto di partenza essenziale, largamente trascurato nella pratica didattica. Si finisce per attribuire la difficolt� alla parte matematica, e si pensa che quando si � riusciti a evitare integrali e derivate tutto il resto sia automaticamente comprensibile e appaia necessariamente significativo.

> ... che la richiesta di un' impostazione concettuale corretta
> debba anche fare i conti con la capacit� critica e di comprensione di
> chi dovrebbe apprendere � qualcosa di cui sono altrettanto convinto.

Anch'io. Deve esserci un'esigenza cognitiva, oppure - per usare una metafora che ho trovato in Bateson - porti all'abbeveratoio un cavallo che non ha alcuna sete.

Ero laureato da alcuni anni e insegnavo gi�, quando ho letto per la prima volta gli Elementi di fisica di Ageno. La sua discussione circa le difficolt� profonde nascoste dietro l'innocua richiesta di procurarsi un oggetto rettilineo campione mi hanno impressionato profondamente. Ma se le avessi incontrate a vent'anni, le avrei trovate insopportabilmente pedanti. Non ne avevo ancora bisogno. Non ne avvertivo ancora l'esigenza.

> Per essere molto esplicito sulla questione di partenza, io credo che
> quando si affronta un argomento per la prima volta si possa e si debba
> venire a compromessi col rigore, se questo serve a "sedurre" chi
> apprende.

Molto giusto.
A me capita spesso di accorgermi, in classe, che la paura di esprimere un concetto in una forma non pienamente corretta - di fare uno di quegli errori che l'Arons condanna, ad esempio, - rende la mia lezione molto meno efficace di quella del collega di Scienze, che parla senz'altro di indeterminazione, che tratta il calore come una forma di energia, e cos� via.
La capacit� di fare i compromessi giusti � essenziale non soltanto per "sedurre" gli studenti - obiettivo di per s� importantissimo - ma anche perch� comunque capiscano qualcosa. Un concetto raffinato acquista il suo vero senso come correzione successiva alla versione grezza dello stesso concetto. Quando presento F=ma, se mi faccio prendere la mano da tutte le raffinatissime critiche di cui ho notizia al concetto di forza, non arrivo mai al punto.
La comprensione � un processo a stadi successivi. I concetti *vanno* imparati e disimparati, lo abbiamo fatto tutti. C'� anche un problema, come si dice oggi, di "cittadinanza". Le competenze di fisica di un cittadino colto devono trovare il loro posto naturale all'interno della sua formazione complessiva, avere una certa continuit� con le nozioni che arrivano da altre discipline, altrimenti restano inutilizzabili, se pure sono ricordate. Non so se � chiaro il mio pensiero, non voglio farla troppo lunga...

> Ma proprio per gli insegnanti il punto non � tanto di aver ricevuto
> "dall' alto" la migliore delle versioni possibili dei principi della
> meccanica, quanto di avere una formazione che permetta loro di rendersi
> conto dei problemi logici e didattici e di saper guidare chi apprende.
> Un futuro insegnante dovrebbe avere ricevuto una preparazione specifica
> che comprenda anche quel che serve per sapere che un chiarimento su una
> questione del genere non va cercato in un libro a livello di H-R ma
> altrove.

Condivido. Vorrei che si evitasse un certo paternalismo verso gli insegnanti, che sarebbero comunque delle persone di formazione monca - senza PhD! - quindi incapaci di distinguere fra fonti di diverso impegno e autorevolezza. Qualcuno potrebbe essere stupito dai libri che si trovano nelle biblioteche di alcuni insegnanti...

Ciao,
Paolo Cavallo
Received on Sun Mar 30 2008 - 12:14:42 CEST

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