Re: Paradosso della perdita dell'informazione in un buco nero

From: Archaeopteryx <cor.bonukFANCULOSPAM_at_libero_NOMAIL_.it>
Date: Fri, 17 Aug 2012 17:48:05 +0200

Il 17/08/2012 10:52, Omega ha scritto:
> Se chi � all'origine della
> teoria/definizione/esperimento ha veramente capito
> ***lui*** (o lei), allora ci� che dici � falso. Chi ha
> capito veramente qualcosa e sa usare il linguaggio in
> modo adeguato, � sempre in grado di trasferire di
> qualche livello ci� che ha capito. E se leggi il mio
> post sulla divulgazione vedi che � una questioni di
> livelli (interfacce) controllate.

E' solo una tua convinzione che stai facendo passare per
una sorta di rapporto logico di causa-effetto. Tutti
abbiamo avuto esperienza di qualcosa che ci era ostico
fino a che qualcuno con una comprensione profonda ce l'ha
fatta a sua volta comprendere. Ma "elevare" questa
esperienza a una necessit� logica � qualcosa tutta da
dimostrare.

> Ma che cosa credi? Che solo la fisica si occupi di cose
> complicate? Ma se la fisica ha bisogno di tecnologia a
> ogni passo! E come credi che si progetti la tecnologia
> necessaria se non c'� chi ha capito a un livello
> diverso dall'originale? (Come credi che esisterebbero
> le interazioni umane se non ci fosse ***sempre*** la
> possibilit� di un'interfaccia?)

Conosco a sufficienza questi problemi perch� non sia
necessario farmici una lezioncina :)

> Perci� non credo a quello che dici. Se ***veramente***
> hai capito un evento, un concetto, un principio, un
> fenomeno, un funzionamento, allora sei anche in grado
> di comunicare in merito. Necessariamente. �
> lapalissiano.

Come sopra: possiamo essere convinti di tutto quel che
vogliamo, dimostrare la verit� di un'asserzione � un'altra
faccenda. Ho avuto professori di grande levatura
scientifica totalmente incapaci di spiegare la propria
materia. Sono stati pochi (in genere il livello accademico
� alto, nonostante quello che molti credono) ma ci ho
avuto a che fare. Per me questo � come minimo un
controesempio, ovviamente non pretendo a mia volta di
farlo passare come verit� assoluta.

> Aggiungo un'altra battuta lapalissiana: non esiste cosa
> ideata o scoperta dall'uomo che non sia a portata
> dell'uomo. Questa � una tautologia, e quindi �
> assolutamente vera.

A me pare piuttosto un paralogismo zoppicante. La
"premessa", ovvero che non esista cosa ideata dall'uomo
che non sia alla sua portata non � verificata nei fatti.

Ciascuno di noi ha dei limiti alla propria possibilit� di
capire. Sul piano pratico le nostre posizioni possano
avvicinarsi (presenza di un grandissimo divulgatore e
pubblico motivatissimo possono fare miracoli) ma c'� un
limite a questa sorta di processo. Anche io vorrei tanto
smanazzare con l'apparato matematico delle stringhe ma non
potr� mai. E lo stesso vale per chiunque di noi oltre il
proprio limite.

>> Del resto basta prendere un testo come "Physics for
>> the inquring mind": sono abbastanza sicuro che sia
>> una miniera d'oro anche per diversi addetti ai
>> lavori. Quindi un non addetto ne ha da approfondire
>> per quattro vite.
>
> Il titolo non incoraggia molto perch� sottende un
> pregiudizio, che cio� sia spiegabile fisicamente
> l'atteggiamento di una mente che cerca (o comunque
> pensa).

Forse non incoraggia ma il testo � straordinario (non �
farina del mio sacco, se ne discusse qui).

>> Personalmente credo che la "banale" meccanica sia un
>> campo per me ancora tutto da esplorare. Perch�
>> allora dovrei occuparmi di cose cento volte pi�
>> complesse sperando di cavarci qualcosa?
>
> Questo � un tuo problema.

Quel che scrivi mi fa pensare che sia in maggior misura
tuo, perch� non ne sei cosciente.

> La realt� � un'altra solo perch� ***si vuole*** che sia
> un'altra. E tale volont� copre, come dicevo, la mancata
> chiarezza su ci� che non si vuole divulgare. Del gatto
> ricordo ancora una volta un comportamento tipico:
> quando � cacca o la ritiene tale, la copre.

La teoria del complotto sotto non troppo mentite
spoglie... Al proposito bisognerebbe ricordare che i
migliori testi di divulgazione sono roba di decenni fa.
Ora non se ne scrivono quasi pi�, e sospetto che sia una
questione di domanda-offerta. Si scrivono invece
tonnellate di testi di pseudo-divulgazione, quasi tutti
per un verso o per l'altro per nulla buoni. Credo che in
realt� oggi si consumi il sapere come si consuma un drink
o qualsiasi altra cosa. Il pubblico chiede quello e lo
scienziato, in buona o cattiva fede si adatta. A questo
punto, di chi � la "colpa"?

Son problemi molto vasti ma non credo sia utile farsene
una ragione di vita, credo si viva ugualmente senza il
"dovere della divulgazione".

ciao

Apx.

--
"La teoria � sapere come funzionano le cose e
non sapere come farle funzionare; la pratica �
sapere come far funzionare la cose senza sapere come
funzionano; il nostro scopo � unire la pratica
alla teoria per riuscire a non far funzionare
le cose senza capire come abbiamo fatto"
Received on Fri Aug 17 2012 - 17:48:05 CEST

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