Re: La violazione del terzo principio della dinamica
"Giorgio Bibbiani":
> Omega:
>> Supponiamo che nel cosmo esistano solo quelle due cariche - o meglio
>> che il cosmo sia costituito unicamente da tali cariche a dai loro
>> "campi".
>
> Spiacente, ma a questo punto non so piu'
> cosa potrebbe accadere, perche' non
> *conosco* la fisica di un siffatto universo,
> ne' tantomeno se un tale universo sia (in
> che senso, poi?) "realizzabile", quindi e'
> inutile che io prosegua una discussione
> basata sul nulla...
Se sono cariche di natura nota (es. elettroni), sai invece di che universo
si tratta, perch� esse stesse lo definiscono, testi alla mano.
Inoltre la fisica � avvezza a considerare le particelle come sistemi isolati
e a decriverne i campi come se fossero appunto isolate.
In questo senso non vedo la difficolt� ad affrontare il problema.
A meno che ci si ponga la domanda "Dove sono queste cariche/particelle?" e
si sia costretti a postulare una sorta di spazio "vuoto", magari euclideo,
in cui esse possano agire "liberamente", il che � semplicemente assurdo.
Ma se � cos� difficile parlare di due cariche, come facciamo a parlare con
tanta sicurezza del cosmo reale, che non � certo costituito da una coppia di
cariche/particelle nel "vuoto"?
Allora quali sono le discussioni basate sul nulla?
Il problema di fondo, in questa discussione, � l'azione "a distanza" quando
definire la distanza (a parte l'entanglement, vedi proprio il mio esempio) �
cosa evidentemente molto problematica. Anzi a me sembra impossibile a meno
di postulare una marea di cose.
Che cosa � la distanza? Quella che si misura con il metro, oppure col tempo
che impiega la luce ad andare da un punto all'altro? Ma che cosa � il tempo?
Come si misura se uno strumento non � dotato di memoria? E che cosa c'�
nella memoria se ci� che essa "ricorda" non esiste pi�, cio� non esiste
proprio?
Ti rendi conto della problematica che un simile quadro comporta?
E io lo ho semplificato con due particelle, mentre qui si parla allegramente
di universo.
Ora, tanto per scandalizzare i fisici benpensati, ti propongo di immaginare
l'universo come un organismo totalmente coeso (unitario, indiviso e
indivisibile), cos� che ogni cosa che accade accade all'intero universo, non
affatto a un suo "punto" con di mezzo velocit� di propagazione lente come la
luce. In un tale universo, una volta arbitrariamente individuati un A e un
B, � impossibile che B aspetti la luce o le onde di gravit� per sapere che
cosa fa A, perch� non � in alcun modo separato da A. Se un certo ipotetico
mutamento interessa l'inerzia del sistema, eventualmente non omogenea,
allora potranno esserci ritardi alla risposta, ma *mai* accadr� che B si
comporti, finch� non arriva la telefonata, come se in A non fosse accaduto
nulla. Impossibile. Detto in altro modo: � anche impossibile che ad A accada
qualcosa che non sia un accadimento dell'intero universo, di cui B fa
integralmente parte.
� invece possibile solo se si immagina l'universo come un insieme di sistemi
isolati (come si fa abitualmente), che hanno bisogno di messaggeri per
sapere cosa accade, e cio� in sostanza per esistere - perch� in quanto
sistemi isolati non esistono e non possono esistere. Lo vedi l'ossimoro di
sistemi isolati che hanno bisogno di interazioni per esistere?
Dunque, contro la mia blasfema ipotesi di un cosmo unitario (in cui l'azione
a distanza � immediata, tenuto conto solo delle inerzie eventuali), c'� di
contro la descrizione di un cosmo pieno di messaggeri ma che non pu�
logicamente esistere.
Saluti
Omega
Received on Sun Aug 12 2012 - 11:35:09 CEST
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