Re: Paradosso della perdita dell'informazione in un buco nero

From: marcofuics <marcofuics_at_netscape.net>
Date: Fri, 10 Aug 2012 01:14:29 -0700 (PDT)

Il giorno gioved� 9 agosto 2012 17:20:09 UTC+2, Omega ha scritto:

> Ora ti spiego la "risposta" che non era affatto una risposta ma semmai una
> precisazione. E io non confonderei una risposta con una precisazione, cosa
> che davvero io considererei deprimente.




Beh, spesso si leggono di fretta questi post... ed anche io spesso cado nel misunderstanding causa festinationis, ma cio' non toglie che la domanda e' molto intrigante, ma molto di piu' lo sara' anche la risposta che credo si andra' a sviluppare qui di seguito.


Vorrei prima dare un paio di riferimenti a cui poter attingere che io reputo molto in-topic e davvero esaustivi per quanto riguarda i varii concetti e problematiche legati al tema della domanda.




Uno e' CASPAR (insieme a OAIS) in cui si affronta il problema della conoscenza e della rappresentazione dell'informazione per quel che riguarda i dati digitali... cioe' : cosa <<mi rappresenta>> un guazzabuglio di bits che <<OGGI>> riesco a visualizzare come un documento di Microsoft-Word in cui sono descritti tutti gli esperimenti condotti in quel particolare laboratorio di genetica molecolare, con del testo, dei grafici, delle tabelle, delle immagini... con termini specifici del particolare campo in questione, genetica-chimica-fisica.




L'altro e' Brody, Thomas, fisico austriaco-messicano che analizza il problema dell'epistemologia... della filosofia della fisica, andando a leggere cosa e' la conoscenza del mondo e il concetto di alea, di previsione legato alla conoscenza, quindi legato all'informazione... ma in maniera piu' sottile, facendo un distinguo tra informazione e conoscenza.



Inoltre tutto cio' che riguarda la filosofia ontologica, e epistemologia... poiche' non e' affatto vero che il mondo e' qualche cosa di estraneo al nostro essere <<uomini coscienti>>, e qui pongo l'accento su COSCIENTI, il mondo dunque e' in noi, in quanto la nostra visione del mondo e' si' frutto dell'esperienza, ma e' guidata in maniera ricorsiva dalla interpretazione che ne riusciamo a dare di cio' che viene percepito come fenomeno.



In seguito, se del No-Hair Theorem abbia o meno voluto parlare l'OP, ci sono ulteriori considerazioni da fare... tutte riguardanti non solo la mera geometria dello spaziotempo di Schwarzschild (magari con rotazione e/o carica elettrica Kerr�Newman / Reissner�Nordstrom ) ma la concezione di spaziotempo che si ha all'interno del buconero.
La domanda nasce dai 2 concetti, palesemente Relativistici, di

Orizzonte degli Eventi e Singolarita'.

Vorrei adesso dare un mio contributo alla risposta, con questa frase:

L'universo si "replica in se'".



La singolarita' indica : il quando la <<conoscenza esce dalla nostra portata>> ed il <<come lo fa>>. Questo sembrerebbe un concetto ostico, difficile... invece e' proprio questo che indica la singolarita': il punto in cui non sappiamo piu'.In matematica e' quel punto in cui i numeri non ci aiutano, in fisica invece e' dove l'osservazione vacilla.



Sappiamo guardare il mondo e osservare i fenomeni che avvengono. Attraverso l'osservazione dei fenomeni siamo anche capaci di inferire la validita' di alcune leggi che regolano il comportamento delle cose.


Dunque tutto sta alla nostra osservazione, al nostro senso critico, perche' se qualcuno pensa che la realta' e' esterna a noi e quindi OGGETTIVA, non contempla il particolare importante che di un qualsivoglia fenomeno siamo noi ad impostarne i limiti spaziali e/o temporali, e quindi siamo noi che ci scegliamo la nostra realta'.
Un fenomeno puo' essere visto e/o letto in tanti modi diversi.


Ad esempio: un vetro che si infrange dopo esser stato colpito da un sasso, o una pentola d'acqua che bolle. Nell'acqua si creano delle celle convettive con cui ci si puo' comodamente riferire a delle strutture ben definite, cosi' come il vetro puo' essere considerato un liquido in cui si propagano le onde di pressione, o un solido amorfo.

L'universo si "replica in se'".
Che voglio dire?


Mi sto riferendo alla quantita' di <<conoscenza>>, alla quantita' di informazioni che noi, da bravi scienziati e osservatori, riusciamo ad estrarre dalla visione ed attenta analisi di un fenomeno.

Bene, quanta conoscenza e' contenuta in un fenomeno? Un naturale avvenimento che accade qua' e la' nell'universo?

Qui devo fare una precisazione.
Supponiamo che Tizio abbia in mano un libro dei Promessi Sposi. Quanta informazione e' contenuta "nelle sue mani"?


Supponiamo altresi' che Caio abbia sul suo computer un file PDF per adobe-acrobat reader recante lo stesso libro dei Promessi Sposi. Quanta informazione e' contenuta "nel suo monitor" al momento in cui <<apre il file>> con Acro-read-PDF? Inoltre, quanta informazione e' contenuta nel solo file PDF?

Supponiamo altresi' che Sempronio abbia imparato a memoria sempre lo stesso libro dei Promessi Sposi. Quanta informazione e' contenuta "nella sua testa"?






Pongo queste 3 domande perche' vorrei farti notare che la conoscenza che abbiamo di una certa cosa non e' un qualcosa di assoluto, essa e' relativa sempre ad una BASE di conoscenza che ci sostiene durante la fase di <<comprendimento>>; cosi' come per leggere i bits del file pdf abbiamo bisogno di altri bits che significano il programma Acro-read-PDF a cui a sua volta necessita associare altri bits che identificano le varie librerie .so, a cui si aggiunge il kernel del sistema operativo, e via discorrendo... allo stesso modo anche avendo imparato a memoria le pagine dei promessi sposi bisogna <<legarle>> al contesto storico, e quindi associare alla specifica informazione data dalle pagine del libro ulteriori conoscenze storiche e sociali, senza cui le parole di manzoni acquistano tutt'altro significato!

Ad esempio, sulla stessa riga, potrei parlare del libro di Einstein sulla Relativita'. Quanta informazione e' contenuta nel libro?

Bene, ritorno alla domanda che mi ero posto precedentemente:
<<quanta conoscenza e' contenuta in un fenomeno? Un naturale avvenimento che accade qua' e la' nell'universo?>>




Non e' forse esso soggiacente a tutte le leggi dell'universo intero? Allora essendo esso regolato da tutte le leggi dell'universo si comporta rispettandole tutte, allora attraverso di lui <<in teoria>> si potrebbe risalire ad ogni legge che regola la natura.
Informativamente, l'universo intero si replica in ogni sua parte, anche minuscola, microscopica.




Questa informazione pero' e' fruibile solo in linea di principio. Non mi riferisco solo alla capacita' degli strumenti di poter analizzare sempre maggiori dettagli, ma quanto alla capacita' della mente di pensare nuove correlazioni tra concetti distinti e che fanno capo allo stesso fenomeno. Se infatti prima non e' la mente che immagina cosa potrebbe seere, dubito che lo strumento possa misurare; lo strumento non fa altro che isolare ed amplificare alcune quantita' e mostrarle in maniera <<misurata>> come numero in relazione al suo campione di misura!

Prendiamo un BucoNero

E' un oggetto strano che popola la fantasia dei relativisti

Nasconde tutta l'informazione dietro un orizzonte degli eventi, che non puo' essere attraversato da alcun segnale elettromagnetico al fine di trasportare messaggi dall'interno all'esterno.

Il perche' sta nella geometrodinamica che viene fuori dalla RG. Se pero' non comunica un ente esterno, esso tuttavia vi puo' materialmente cadere, o esserci gia', all'interno dell'orizzonte degli eventi del buco nero.

Cosa accade ad una entita' che attraversa l'orizzonte? Oltre agli stress psico-fisico-motori, spaghettizzazione e quant'altro, non e' cio' quello che interessa, andiamo incontro alla esplorazione di un nuovo universo, dotato delle stesse regole del nostro.


Il fatto e' che all'interno del buco nero, una volta entratoci, il tempo e lo spazio invertono il loro ruolo. Cio' che era infinito temporalemte diventa un'infinita' spaziale. Cosi' dall'interno un buco nero assume l'aspetto di un nuovo infinito (spazialmente) universo, con una sua origine dei tempi.



L'evoluzione dunque e' confinata al suo interno, ma piu' che confinare, si potrebbe dire dis-giungere: 2 universi disgiunti. Ed ogni volta si usano le stesse leggi della natura.



Quando un segnale luminoso, un messaggio elettromagnetico portatore di una qualche informazione (interno al nuovo universo buco-nero) e' inviato a raggiungere i suoi confini �spaziali esso <<viaggera'>> verso l'orine dei tempi, arrivando al punto di contatto con l'universo che gli sta all'esterno. E quindi da un lato abbiamo segnali che viviamo come CMBR e dall'altro segnali che ci appaiono come la evaporazione dei BuchiNeri, predetta da S. Hawking.



Ma riflettendoci, anche un elettrone, per il quale si indica una estensione spaziale nulla ( un volume zero) avendo esso una sua massa, dovrebbe essere un buco nero.
Infatti.... qualcuno ci stava pensando su
Ad esempio

JACOB D. BEKENSTEIN, con la sua QUANTUM BLACK HOLES AS ATOMS
http://www.arxiv.org/pdf/gr-qc/9710076
Received on Fri Aug 10 2012 - 10:14:29 CEST

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