Re: tempi dei salti energetici---

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it>
Date: Sun, 16 Sep 2007 19:33:44 +0200

Soviet_Mario ha scritto:
> quindi, se capisco bene questa utile precisazione,
> implicitamente essa significa che il "parto" o la genesi di un
> certo fotone di data frequenza "ni" non pu� durare pi� del
> periodo della radiazione emessa medesima ? (Qui per periodo
> intendo proprio il reciproco della frequenza)
> Oppure significa che il "parto" deve durare ESATTAMENTE
> quanto il periodo della radiazione emessa ?
Ne' l'uno ne' l'altro.
Significa solo che parlare di questo "parto" non ha alcun senso.
Che il motivo per tirare in ballo quel periodo e' solo che esso da' un
utile criterio di confronto per la validita' di una certa
approssimazione. Fine.

> ...
> E' anche un testo da liceo, seppure ottimo e per le quinte, per cui
> non si pu� pretendere troppo).
Magari sara' ottimo sotto altri aspetti, ma per quanto sitamo
discutendo mi pare che dica solenni sciocchezze.
Diceva Wittgenstein: "di cio' di cui non si puo' parlare bisogna
tacere."
Di queste cose non si puo' parlare in modo accettabile a livello
liceale, e quindi sarebbe molto molto piu' pulito non parlarne
affatto.
Ma ti diro': la mia sensazione e' che quelli che ne parlano siano per
primi loro ad averci capito poco...

> ...
> 1) In concomitanza dell'assorbimento o emissione opportuno deve
> verificarsi una variazione di dipolo nel sistema (questo a
> differenza del Raman, dove non c'�� alcuna variazione di
> polarit�, ma di polarizzabilit�)
> 2) affinch� si verifichi assorbimento o emissione, la frequenza
> del fotone assorbito o emesso deve coincidere con la "frequenza
> naturale di oscillazione del dipolo stesso" (e qui, anche se non
> viene detto, immagino che si riferisca allo stato energetico di
> partenza e non a quello di arrivo)
Bah...
Si potrebbe far risalire queste contorte (e sbagliate) espressioni ai
primi tentativi dei tempi di Heisenberg di capire quello che
succedeva, quando ancora la m.q. non era nata.
O se preferisci, ai tentativi che lo stesso H. e altri facevano di far
capire la nuova meccanica ai colleghi fisici che erano
irrimediabilmente legati al paradigma classico (come lo sei tu, e
direi la gran maggioranza dei chimici...)

La prima regola in realta' dice che debbono esistere *elementi di
matrice* non nulli del momento di dipolo tra i due stati (lasciamo
stare quello che dici sull'effetto Raman, per non complicare il
discorso).
Questi elementi di matrice sono ovviamente l'invenzione di Heisenberg,
e non si possono assolutamente tradurre in "variazione del momento di
dipolo".
Incidentalmente, ora dico una cosa che ti sconvolgera' assai: secondo
la m.q. il valor medio del momento di dipolo in uno stato stazionario
e' sempre nullo.
Per cui parlare di "variazione" e' del tutto scorretto...

Quanto alla seconda regola, non e' che la versione corrotta della
famosa regola di Bohr nella formulazione di Heisenberg: gli elementi di
matrice di cui sopra cambiano nel tempo, con una frequenza che e' data
dal salto di energia tra i due stati, diviso per la costante di Planck.
E' questa frequenza che coincide con quella del fotone emesso o
assorbito.

> ...
> Come stanno realmente le cose ? Il "parto del singolo fotone" � un
> atto elementare, che si realizza in un unico ciclo di oscillazione del
> dipolo oppure il fotone nasce progressivamente nell'arco di pi� cicli
> ?
Come ho gia' detto, e' proprio l'idea di questo "parto" che non regge.
Non c'e' un istante o un intervallino in cui il fotone "viene alla
luce" :-))

Ora dovrei forse dare inizio a una "ars construens", ossia come
descrive la m.q. l'emissione di un fotone.
Ma sarebbe un discorso lungo, che d'altra parte ho l'impressione di
aver gia' fatto; solo che non ricordo piu' dove.
Mi mettero' in cerca...
-- 
Elio Fabri
Received on Sun Sep 16 2007 - 19:33:44 CEST

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