Re: Variabili nascoste locali [Era: Una teoria per essere vera deve essere falsificabile]

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Sat, 15 Sep 2007 17:10:15 +0200

"Enrico SMARGIASSI" <smargiassi_at_ts.infn.it> wrote in message
news:fcgk6i$fsa$1_at_nnrp-beta.newsland.it...
> Bruno Cocciaro wrote:
>
> > Allora dobbiamo dire che la sincronizzazione a fusi orari e' sbagliata
>
> Cosa intendi per "sincronizzazione a fusi orari"?

Intendo la sincronizzazione che si usa normalmente sulla Terra. Ad ogni
modo, potremmo anche definirla come la sincronizzazione secondo la quale,
quando il Sole sorge all'orizzonte, gli orologi si mettono alle ore 6.

> > Siccome *non* abbiamo a che fare comunemente con segnali superluminali,
>
> Quel "comunemente" lo toglierei. A meno che tu non possa indicare casi
> in cui si hanno segnali superluminali (spikegando anche esattamente cosa
> intendi per "segnale").

Beh, di certo non abbiamo a che fare con segnali superluminali
"comunemente". Che poi non abbiamo mai a che fare con tali segnali potrebbe
essere, ma potrebbe anche non essere. Potrebbe darsi che alle volte ci
capitino sotto gli occhi pero', non avendo ancora sviluppato strumenti
concettuali e/o tecnologici adatti, non riusciamo ancora ad accorgerci della
loro presenza.

Il fatto che gli esperimenti sulla disuguaglianza di Bell potrebbero avere a
che fare con segnali superluminali a me pare di averlo mostrato in maniera
abbastanza semplice nel preprint del Dicembre 2005. Dagli stralci
dell'articolo di Eberhard che ho postato di recente mi pare si possa dire
che anche lui ritenga possibile una cosa del genere.

Cosa si intende esattamente per "segnale" posso dirlo per quanto riguarda
me, perche' l'articolo di Eberhard purtroppo richiede conoscenze specifiche
che non possiedo e, almeno per il momento, me ne precludono lo studio
dettagliato; ad ogni modo, dico qualcosa sotto.
Per quanto mi riguarda, il "segnale" e' qualcosa di molto simile ad un'onda:
la corda vocale vibra e in quel punto si modifica la pressione dell'aria.
Nel punto A si trova una corda vocale e, nell'istante in cui essa vibra, si
genera un'onda sferica che si propaga a velocita' V relativamente al riferim
ento rispetto al quale l'aria e' ferma. Quando l'onda raggiunge il timpano
che si trova nel punto B diciamo che il segnale si e' propagato da A verso
B.
Nel punto A si trova un polarizzatore e, nell'istante in cui viene
attraversato dal primo fotone, si genera un'onda sferica che si propaga a
velocita' V>c relativamente al riferimento privilegiato dei tachioni. Quando
l'onda raggiunge il secondo fotone diciamo che il segnale si e' propagato
dal punto dove e' avvenuta la prima misura verso il punto in cui si trova il
secondo fotone. Se il secondo fotone riceve il segnale prima di attraversare
il suo polarizzatore, le due misure potrebbero essere correlate a causa del
fatto che la seconda misura e' stata, almeno in parte, causata dalla prima.
Sappiamo che nel riferimento del laboratorio le due misure sono istantanee
(posta la sincronizzazione standard). Ma non abbiamo motivi per ritenere
impossibile che una causa avvenuta in A all'istante tin (cioe' quando
l'orologio fisso in A segna tin), non possa avere effetti nel punto B
all'istante tfin<tin (cioe' quando l'orologio fisso in B segna tfin), per lo
stesso motivo che non abbiamo motivi per ritenere che un aereo partito alla
3 dalla Nuova Zelanda (orario della Nuova Zelanda) non possa arrivare alle 2
a Roma (orario di Roma).

Per quel poco che riesco a capire delle parti formali dell'articolo di
Eberhard, posso dire che lui parla di un "operatore di collasso" che si
modifica localmente nel punto in cui avviene la prima misura e poi
l'evoluzione temporale dell'operatore e' tale da far propagare la modifica a
velocita' V (relativamente al riferimento privilegiato).

> > sbagliamo noi a pensare che la causa
> > debba necessariamente essere associata all'istante minore
>
> Il problema e' che fa parte della *definizione* di causa il fatto che
> preceda l'effetto. Non mi risultano casi in cui si sia anche solo
> ipotizzato il contrario. Se lo fai, stai semplicemente cambiando il
> concetto di causa e di effetto, come dicevo.

Questo e' proprio il punto in cui io mi distinguo di sicuro da Eberhard ed
e' anche il punto sul quale ho pochi dubbi riguardo al fatto che pressoche'
la totalita' della gente che ha compreso e accettato le tesi della
convenzionalita' della simultaneita' concorderebbe con me:
se vogliamo dare un qualche significato fisico alle categorie di causa ed
effetto allora la loro definizione *non puo'* prevedere che "la causa deve
precedere l'effetto" se con "precedere" si intende tA<tB. La direzione
causa-effetto, se ha senso fisico, *non puo'* essere data dalla direzione
temporale che non ha senso fisico.
Quanto appena detto e' *il principale risultato* che dobbiamo ad un secolo
di dibattito sulla convenzionalita' della simultaneita'. E' proprio di
questo che, a mio modo di vedere, si deve prendere atto e trarre le
conseguenze (conseguenze che a occhio direi che potrebbero andare ben al di
la' di quanto dico nel preprint del 2005. Io li' parlo semplicemente delle
conseguenze che sono maggiormente evidenti). Prendere atto di cio', cioe'
accettare le conclusioni di un secolo di dibattito sulla convenzionalita'
della simultaneita', e' cio' che io chiamo "portare a compimento la discesa
del tempo dall'olimpo dell' a priori".
Non abbbiamo motivi per dire
"i due eventi avvengono l'uno in A quando l'orologio fisso in A segna tA,
l'altro in B quando l'orologio fisso in B segna tB. Essendo tA=tB i due
eventi non possono essere legati causalmente fra loro (a meno di azioni
istantanee a distanza)",
e lo diciamo solo perche' un pezzo di tempo ci viene spontaneo di rimandarlo
nell' olimpo dell' a priori. Einstein ha detto (e poi Reichenbach ha
sottolineato; e, se ho ben capito, l'aveva gia' detto anche Poincare') che
gli orologi li sincronizza "per definizione" in un certo modo, ma poi ci
viene spontaneo dimenticare tale punto (lo stesso Einstein lo "dimentica"
nel 1907) e diamo una valenza fisica a quegli istanti che sono stati
definiti da noi, come se fosse in nostro potere decidere cosa e' causa e
cosa e' effetto.

Io non cambio i concetti di causa ed effetto. Dico che i concetti di causa
ed effetto *hanno rilevanza fisica* (togliendo la causa, e lasciando
inalterato il resto, l'effetto non avviene; togliendo l'effetto, e lasciando
inalterato il resto, la causa avviene) e come tali non possono essere legati
all'ordinamento temporale.

Io dico che la direzione causa-effetto e' data dalla direzione del vettore
quantita' di moto dell'aereo e quel vettore (che, diversamente dal vettore
velocita', *non e'* convenzionale) e' diretto dalla Nuova Zelanda verso
Roma. Posta quella direzione io dico che la causa e' in Nuova Zelanda e
l'effetto a Roma. Togliendo la causa (ad esempio chiudendo l'aereoporto in
Nuova Zelanda) l'effetto non avviene (invece chiudendo l'aereoporto di Roma
la causa avviene).
Se scegliessi la direzione temporale come direzione causa effetto direi che
la causa e' a Roma (l'aereo arriva alle 2 e parte alle 3), ma chiudendo
l'aereoporto di Roma la causa, la partenza dell'aereo dalla nuova Zelanda,
avverrebbe ugualmente.

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Sat Sep 15 2007 - 17:10:15 CEST

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