gadec_at_libero.it ha scritto:
> Io penso che tutta la fisica sperimentale tenta proprio di osservare i
> fenomeni e di rendere "visibili" effetti che altrimenti non lo
> sarebbero. Con questo voglio dire che anche la meccanica quantistica,
> per quanto molti la trovino difficile da digerire o meglio non trovino
> un'interpretazione, puo' essere verificata sperimentalmente in modo
> spettacolare. Siamo in un'epoca in cui anche le proprieta piu
> elementari della meccanica quantistica come il principio di
> sovrapposizione, l'interferenza di onde materiali e l'entanglement di
> particelle distanti possono essere osservati sperimentalmente.
Hai ragionissimo! :-). Ma il punto in discussione nel thread non era
questo. E comunque "rendere visibili gli effetti" di per s� non
chiarisce nulla se, preventivamente, chi osserva quegli effetti non ha
ricevuto un adeguato addestramento per valutare il loro significato. Un
effetto fisico o la sua misura hanno senso solo se in precedenza ti sono
stati date informazioni sufficienti per interpretarle, altrimenti non
vogliono dire nulla. Questo vale non solo per fenomeni fisici esotici ma
anche, banalmente, per il contatore del gas sotto casa: � un macchinario
per produrre numeri ma se tu non sai a quali grandezze fisiche sono
legati quei numeri e come sono ricavati, per te sono e rimangono privi
di senso.
Noi, per varie ragioni, siamo in grado di attribuire o ritrovare un
significato alle cose che osserviamo e viviamo solo se siamo in grado di
metterle in relazione almeno con un contesto. Un evento privo di
relazioni con un ambiente o con altri eventi non ha per la nostra mente
alcun senso se non, quando pericoloso, il rappresentare una fonte di
paura. Ma gi� la classificazione "pericoloso/non pericoloso" � possibile
solo perch� nel nostro cervello esiste un "firmware" di origine
evolutiva che si incarica di automatizzare (e velocizzare!) le risposte
ad eventi in precedenza inosservati o insoliti. Da soli, senza
elaborazioni di dati e conoscenze preesistenti o, almeno, di un contesto
(attuale o mnemonico) in cui inserire ci� che osserviamo e
sperimentiamo, non siamo in grado di valutare nulla e tantomeno di
trovare un significato per alcunch�.
Sebbene i fenomeni fisici esistano indipendentemente da noi, il loro
significato e interpretazione � interamente a carico della nostra
cultura, cio�, in ultima istanza, dell'esperienza precedente a cui
possiamo rapportare ci� che osserviamo per dargli un senso. Se questa
esperienza manca, possiamo essere intelligenti in maniera stratosferica
ma questo non ci d� affatto maggiori possibilit� di comprendere le cose.
Un Feynman nato al tempo di Galileo poteva al pi� diventare un altro
Galileo, non certo quello che � diventato nel ventesimo secolo.
Per quello che riguarda il nostro discorso (divulgabilit� s�,
divulgabilit� no della MQ) il punto focale da comprendere per decidere
se essa � "divulgabile" o no � se essa costituisce un campo di
conoscenza completamente astratto e "artificiale" rispetto a qualunque
insieme di conoscenze acquisibili nella vita senza uno studio specifico
(e quindi fondamentalmente incomprensibile per il cosiddetto "uomo della
strada") oppure se vi sono nella vita quotidiana di una qualunque
generica persona, elementi di esperienza a cui un "divulgatore di MQ"
pu� per cos� "attaccarsi" per agganciare il suo discorso in maniera non
solo fruibile ma anche corretta rispetto alle informazioni che deve
trasmettere.
Per come la penso io, campi di conoscenza astratta che, come la MQ,
"funzionano" solo se si � in possesso di un bagaglio di di conoscienze
matematiche molto specialistico, sono divulgabili esattamente come sono
divulgabili le fondamenta su cui si reggono. Se il suddetto bagaglio
matematico specialistico � divulgabile all'uomo della strada senza
richiedere a questo studi specifici, allora ci� che si basa di esso sar�
divulgabile allo stesso modo. Altrimenti no. Tutto il resto viene di
conseguenza.
Lasciare intendere le cose diversamente, � corretto quanto lasciare
intendere che studiare matematica � soltanto usare pi� spesso le quattro
operazioni che per� rimangono quelle di sempre imparate alle elementari.
Basta "scontrarsi" anche solo con i numeri relativi (per non parlare di
radici!) per rendersi conto che le cose non stanno affatto cos�.
Il discorso sarebbe molto lungo da continuare. Spero comunque di aver
almeno reso l'idea di ci� che volevo dire.
Ciao
Piercarlo
Received on Thu Aug 23 2007 - 19:22:31 CEST
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