Re: Causalità

From: argo <brandobellazzini_at_supereva.it>
Date: Mon, 13 Aug 2007 01:26:14 -0700

On 11 Ago, 23:58, "Bruno Cocciaro" <b.cocci..._at_comeg.it> wrote:

[...]
> > in x=0 un raggio luce. L'osservatore
> > annota il tempo di arrivo del segnale luminoso corretto dal ritardo
> > della luce, e associa a questa
>
> ehhhh eccolo il richio di cui sopra: "corretto dal ritardo della luce" !!!
> Cioe' quello che "annota" l'osservatore non e' la semplice lettura di un
> risultato di una misura. C'e' la correzione di un "ritardo".

Ciao,
perche' non ti piace la correzione? Secondo devono essere corrette.
Se non correggi i tempi con il ritardo della della luce avrai
che due orologi sincronizzati che si trovano in punti diversi
segneranno
tempi diversi per gli stessi eventi.
Avresti in pratica che le misure di tempo dipendono anche dalla
distanza
spaziale degli eventi. Ad esempio un fenomeno periodico
(tipo la rotazione di un pianeta intorno al sole) che avviene in
diverse posizioni
spaziali non risulterebbe periodico se non con la correzione del
ritardo temporale.

> Ma chi lo ha
> misurato questo ritardo?

Cosa intendi? Se la luce in quel sistema di riferimento
ha una certa velocita' finita (che poi sara' la stessa in tutti gli
altri sist. di rif.)...

> No. Se ci atteniamo ai fatti (e diamo per scontati una serie di postulati la
> cui verifica sperimentale assumiano verificata), la conclusione e' un'altra.
[...]
> Dal fatto che, quando segna l'istante 2*T, l'orologio riceve Ft e Fl in
> contemporanea se ne deduce che Fl e' arrivato in x=k*d in contemporanea con
> il tachione che era partito in x=0 quando l'orologio segnava t=T

E poiche' la luce ha impiegato un tempo 2T
e va a velocita' costante, allora ha impiegato un tempo T ad arriva in
x=k*d.
Dunque il tachione e' partito al tempo T e raggiunge x=k*d al tempo T.
Per queste deduzioni ho usato che in effetti la velocita' della luce
di
andata e ritorno fossero uguali. Questo mi sembra accettabile dal
punto
di vista sperimentale. Dico mi sembra solamente perche' non conosco
uno esperimento specifico. Credi forse che la direzione (0,x) sia
diversa
dalla direzione (x,0) in uno spazio piatto e vuoto?
Comunque nel metodo
di misurazione con la correzione del ritardo del segnale si usa la
luce one-way e
si arriva alla stessa conclusione.

> Ah certamente. Il tempo che intendo io (non solo io, anche tutti quelli che
> accettano le tesi della convenzionalita' della simultaneita') e' totalmente
> deciso da un orologio, senza alcuna "interferenza".

Ma la correzione non e' un'interferenza, fa parte integrante
dello strumento di misura dei tempi, dell'orologio.
E' come se per misurare delle distanze usando un metro tu commettessi
un errore sistematico ma ti rifiutassi di sottralo.

>Il tuo "metodo di
> misurazione" assume che la velocita' one-way della luce sia uguale alla
> velocita' di andata e ritorno. Tale assunzione si puo' fare, ma dobbiamo
> ricordarci che non e' stata dettata dai fatti.

Non capisco quando fai questa differenza tra misure sulla luce
one-way e misure andata-ritorno.
Se preferisci potremmo separare il percorso andata-ritorno in due
percorsi one-way distinti.
Poniamo forse qualche differenza
tra i punti x=0 e x=k*d tale che l'ordine tra i due e' influente?
Oppure il fascio di luce ha memoria del suo passato ricordandosi
quale e' l'andata e i ritorno o quanta strada ha fatto?.
E poi la riflessione in x=k*d sara' un qualche processo di
assorbimento e poi di emissione della luce che interagisce
con un atomo del reticolo cristallino ma
assumi che abbia memoria della storia pregressa?
Potremmo pero' anche farlo senza riflessione, con un fascio distinto
che nasce da
un altro processo azionato da una fotocellula sensibile al primo
fascio luminoso.
Se c'e' una differenza tra andata-ritorno e one-way sara' dovuta al
piu' ai limiti sperimentali legati alla riflessione e alla
propagazione della luce.

Ricordati pero' che il nostro e' un esperimento ideale, nel vuoto,
senza interferenze esterne,
distrosioni, direzioni priviliegiate,...
dove tutto il mondo esterno e' scomparso.

>Per questo dobbiamo stare
> attenti a non trarre conclusioni basate, fra l'altro, sulla nostra
> assunzione liberamente scelta.

Quale e' questa scelta?
Comunque anche se cosi' fosse, cioe' che c'e' una scelta che viene
effettuata,
credo che non ci sia nulla di male in questo, anzi direi che l'intera
scienza si basa
 su assunzioni a priori. E trarre conclusioni dall'assunzione non e'
sbagliato ma e' il modo di poredere deduttivo
Se le conslusioni sono in ottimo accordo con i dati sperimentali
l'assunzione e' giustificata a posteriori.
In tal senso definire gli orologi in un certo modo e dedurre da questo
che non ci siano tachioni mi sembra giustificato
a posteriori visto che di tachioni non c'e' nessuna evidenza.
Non sarai d'accordo e mi aspetto che mi dirai che non li vediamo
perche' interpretiamo in maniera
contorta esperimenti come le correlazion EPR che invece in termini di
tachioni sono piu' digeribili.
Forse e' come dici, cioe' e' vero che molti fenomeni diversi ammettono
descrizioni e interpretazioni diverse,
e ognuna consistente. Ma il ''pareggio'' di cui parli per l'EPR (che
do per buono)
mi sembra costi caro: l'introduzione dei tachioni non osservati in
nessuna altro ambito
(e una complicazione nelle misure dei tempi e delle loro
interpretazioni), e se ho capito bene
da altri vecchi post, la perdita del principio di relativita'. Mi
sembra troppo.
Ciao.
Received on Mon Aug 13 2007 - 10:26:14 CEST

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