Il 02 Ago 2007, 20:49, Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it> ha scritto:
> Non "normalizzazione" ma "rinormalizzazione".
> Si' c'entra, in senso lato. Pero' per non crearti fraintendimenti
> (tipo: forse anch'io meritavo il Nobel :-)) ) dovrei spiegarti un po'
> il problema, e temo non sia tanto facile qui. Anche perche' non ho idea
> di quanta fisica teorica sai...
Beh la fisica teorica l'ho studiata sul Sakurai, sul Rossetti, sul Quantum
Field Theory, teoria dei gruppi sul Georgy, fisica teorica sull'Arcidiacono
anche se quest'ultimo non mi piace tanto perch� lo trovo poco didattico. Se
hai qualche libro migliore che conosci e che vorresti consigliarmi dimmi
pure.
So che uno dei primi ad applicare la teoria di Yang-Mills all'interazione
debole fu Salam. Il portatore di forza debole doveva essere un fotone di
Yang-Mills. Il problema era se la teoria fosse o no rinormalizzabile.
Secondo Salam la risposta era affermativa ma c'erano diverse anomalie. Salam
non fu in grado di formulare le regole di Feynman e doveva ricorrere a
particelle fantasma che la invalidavano, cio� energie negative e probabilit�
negative. Un altro ricercatore che arriv� allo stesso punto di Salam fu
Steven Weinberg che tuttavia fece un importante passo avanti. Egli formul�
un modello in cui spiegava i campi e le loro interazioni, limitato per� ai
leptoni. Non si accorse per� che accanto al normale fotone ci dovessero
essere almeno tre tipi di fotoni di Yang-Mills pesanti: un fotone positivo,
uno negativo e uno neutro. Riguardo ai fotoni carichi ci fu un accordo della
comunit� scientifica che li chiam� bosoni vettoriali intermedi, con una
massa superiore a 60 Gev, secondo la teoria di Weinberg. L'altro fotone
neutro Weinberg lo chiam� Z0. La sua esistenza non era affatto chiara
all'epoca. La massa di questo poi doveva essere superiore a quella degli
altri due. I processi neutri di scambio non venivano mai osservati. Weinberg
si accorse che la teoria di Yang-Mills richiedeva l'esistenza di una
componente di corrente neutra. Poteva quindi accadere il processo
neutrino mu + elettrone ----> neutrino mu + elettrone
La teoria di Weinberg poteva essere messa alla prova sperimentale! Weinberg
supponeva anche che il suo modello sarebbe stato rinormalizzabile ma non
pot� formulare le regole matematiche. Questo nel 1967. Dopo 3 anni, nel 1970
sia Weinberg che Salam perdono interesse per la teoria di Yang-Mills. Nel
1970 Gellmann e Levy proposero un modello di forza forte rinormalizzabile in
cui c'erano un protone, un neutrone, tre pioni e un sigma. I protoni nudi e
i neutroni dovevano essere privi di massa. Si supponeva che le particelle
sigma fossero soggette alla condensazione di Bose. Lo spazio vuoto dunque �
pieno di particelle sigma. I protoni e neutroni che in una certa simetria
sarebbero privi di massa e viaggerebbero alla velocit� della luce vengono
rallentati da queste particelle sigma e ricevono una massa tramite questa
rottura di simmetria. In questo modo i tre pioni diventano particelle di
Goldstone e perdono la loro massa a riposo.
Lee e Symanzik formularono il porocedimento di normalizzazione per il
modello sigma senza perdere la propriet� fondamentale della rottura di
simmetria. Queste regole valevano per ogni sistema con rottura spontanea di
simmetria causata da condensazione di Bose Einstein, quindi anche per la
teoria di Higgs-Kibble. La richiesta fondamentale era che l'energia totale
fosse la pi� bassa possibile, cio� zero, anche se lo spazio � invaso di
particelle invisibili. Si poteva fare questa cosa anche con un campo di
Yang-Mills?? Mandelstam, DeWitt avevano indicato le regole di Feynman per la
normalizzazione della teoria di particelle con massa. Una teoria che
contiene il meccanismo di Higgs-Kibble rimane rinormalizzabile. Si pu� usare
lo stesso modello di Levy e Gellmann, le stesse equazioni per un tipo
completamente diverso di particelle, le particelle W e Z. Le teorie di gauge
fecero presto a diventare celebri, Lee e Weinberg divennero subito grandi
sostenitori di queste teorie. Nel 1974 vengono rilevate le prime correnti
neutre.
> Comunque ai tempi della mia tesi la teoria della rinormalizzazione
> doveva ancora nascere; il mio fu praticamente un esercizio: applicare
> all'interazione pseudoscalare le tecniche esposte nei lavori di
> Feynman e di Dyson.
> Poi non mi sono piu' occupato dell'argomento, tanto che non ti saprei
> neanche dire per quale ragione la rinormalizzazione della teoria
> elettrodebole abbia meritato un Nobel.
> Ma qui c'e' sicuramente una quantita' di gente che ne sa piu' di me...
Io prima l'ho raccontata dal punto di vista storico, sulla base di quanto
scrivono i protagonisti, il Premio Nobel T'Hooft. (Tra l'altro la prefazione
di quel libro indovina chi l'ha scritta? Carlo Bernardini!! In gamba il
ragazzo...) Se fossi in grado di scriverla dal punto di vista matematico una
cosa del genere probabilmente avrei gi� una cattedra! Ma penso e spero che
qualcuno tra di noi sia in grado di scriverla anche matematicamente. In quel
caso correrremmo a prendere i suoi scritti!!
Comunque penso che essere arrivati alla rinormalizzazione della teoria
elettrodebole non sia stato proprio un lavoretto da ragazzi, non trovi??
Forse se continuavi sulla scia della tua tesi ci saresti arrivato tu e il
premio Nobel ora saresti tu e non Veltman.
Sai che Dyson verr� al prossimo Festival della scienza a Genova?? Spero
proprio di andare a vederlo.
>accolsi con
> entusiasmo la proposta di Conversi, che mi offri' di venire a Pisa per
> partecipare alla progettazione e costruzione del primo calcolatore
> elettronico interamente "made in Italy".
> A questo mi dedicai per circa 4 anni, ce ne sarebbero di cose da
> raccontare, anche perche' ormai i sopravvissuti di quel gruppo sono
> davvero pochi, e non di rado la storia viene raccontata in modo
> strumentale, per esaltare i meriti di qualcuno deprimendo quellidi
> qualcun altro...
Per questo insisto sul fatto che saresti la persona giusta per scrivere un
bel libro sulla storia della fisica dal dopoguerra ai nostri giorni.
Potresti raccontare gli anni di studio alla Sapienza, la conoscenza di tutti
quei professori illustri, la grande spinta al nucleare poi smorzata dalla
politica, gli anni pisani, i tuoi allievi, le tue soddisfazioni, il tuo
ruolo di fisico nel panorama internazionale e nazionale e lanciare alla fine
una speranza per i giovani che vogliano intraprendere la carriera
scientifica. (Io, con un'esperienza come la tua non ci penserei due volte a
trovarmi un editore. E' quasi un obbligo il tuo, un dovere di raccontare
fatti che potrebbero essere dimenticati per sempre). Amaldi, che � stato uno
dei pi� grandi fisici italiani del Novecento avrebbe apprezzato un lavoro
del genere. Come credo abbia apprezzato anche il tuo lavoro con gli
insegnanti della scuola superiore lui che � stato il primo a scrivere un
testo didattico di fisica sulle scuole superiori. Su quel testo hanno
studiato migliaia di studenti nel corso degli anni. E ancora viene usato. E'
stato anche il mio testo di liceo.
> Tra i miei studenti c'era un buon gruppo di ragazzi di valore (un bel
> po' di normalisti) parecchi dei quali avrebbero in seguito occupato
> cattedre universitarie, e uno avrebbe ricevuto il Nobel.
> Anche solo far lezione a ragazzi cosi' non era certo una routine: ti
> metteva alla prova ogni giorno. Anche perche' io avevo solo 5 anni
> piu' di loro...
Quindi sei stato anche il professore di Carlo Rubbia, giusto?? E' lui il P
Nobel. Per caso hai insegnato anche al mio professore di quantistica Luca
Caneschi? So che lui � stato un normalista nella prima met� degli anni
sessanta. Non so per� tu quando hai smesso di insegnare. A proposito quel
corso corrisponderebbe all'attuale corso di Metodi Matematici per la
Fisica?? O a qualcosa di ancora superiore, tipo teoria dei multicorpi
ecc...? Chi lo insegna adesso??
Poi, con la mia tipica incostanza, tornai a fare il fisico teorico,
> grosso modo per una decina d'anni. In questa attivita' di ricerca
> qualche piccolo contributo, che magari CB ignora, l'ho anche dato; e
> forse esiste anche qualche libro dove una briciola di citazione si
> trova...
Cio�?
> Difficile dire di Touschek. Ho gia' detto che a lui debbo l'idea del
> "famoso lavoro". Lo ricordo come un tipo "strano", un po' perche'
> paralva un italiano tutto suo, un po' perche' aveva un modo di pensare
> la fisica molto diverso da quello che avevo assorbito nello studio, e
> quindi fecondo.
> Pero' ne' lui ne' Ferretti, a quanto posso ricordare, si sono mai
> impegnati a spiegarmi l'importanza che poteva avere quello che facevo.
> Io da solo non l'avevo capito, e forse a quel tempo ci si comportava
> cosi' con un giovane: se ci arriva da solo bene; altrimenti, peggio per
> lui...
Che cosa intendi con questo?? Ti riferisci ai successivi sviluppi che quei
lavori avrebbero potuto significare??
Ma quindi anche Ferretti pass� da Roma a Pisa??
> > 4) Sai che la figlia del prof. Ferretti insegna nella mia
> > Universit�??
> Parli di Paola, penso, e dunque dovresti stare a Ferrara.
> Gi altri due, se ricordo bene, si chiamano Luisa e Mario.
> I figli di Ferretti me li ricordo bambini quando io facevo la tesi...
Si si proprio lei. Te la ricordi bambina?? Caspita che memoria! Ma non ha
quasi la tua et�??
Io non ho mai seguito corsi suoi per�. Non � che conosci anche il nostro
prof di metodi Giuliano Schiffrer??
Magari hai avuto anche lui come tuo allievo... Per� credo abbia 74 anni
ormai e non so se � stato un normalista, di sicuro Caneschi si e anche
Fiorentini ma � pi� giovane quest'ultimo.
Grazie per la tua risposta. Spero mi risponderai ancora.
Cordiali saluti,
Filiberto
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Received on Tue Aug 07 2007 - 17:02:42 CEST