Re: dimostrazione einsteniana della località delle leggi di conservazione

From: argo <brandobellazzini_at_supereva.it>
Date: Fri, 03 Aug 2007 01:27:07 -0700

On 3 Ago, 01:02, "dumbo" <_cm..._at_tin.it> wrote:
[...]
> Conclusione: perch� la legge di conservazione valga in
> entrambi i sistemi bisogna che P e P* siano create
> non in due punti diversi dello spazio, ma nello stesso punto.
> Se c'� separazione, addio legge di conservazione.

Ciao,
trovo interessante il ragionamento ma mi chiedo come possa essere
tradotto in termini operativi questa localita'.
Direi che bisogna richiedere che le interazioni che portano ai
processi di creazione e annichilazione siano
descritti da operatori definiti nello stesso punto come usualmente si
fa in teoria dei campi.
In tal caso ad esempio l'operatore Q della carica elettrica in QED che
si ottiene integrando nello spazio la densita' di carica rho(t,x) e'
uno scalare che commuta con l'Hamiltoniana e non dipende dal tempo.

A mio avviso pero' sembrerebbe nascere un problema con le correzioni
ai loop superiori nello sviluppo
perturbativo della teoria infatti nascono nuovi vertici di interazione
non locali per l'azione efficace e la teoria diventa essenzialmente
non locale. Cosa ne e' dunque del ragionamento di sopra?

Io sospetto che nelle teorie non locali per ottenere quantita'
invarianti bisogna integrare piu' volte delle densita' che dipendono
da piu' punti dello spazio tempo, chesso' cose del tipo rho((t1,x1),
(t2,x2),...) che devono essere integrate in x2 e t2 oltre che in x1.
In pratica sospetto che la conservazione coinvolgerebbe anche una
somma su tutti i tempi t2, futuri e passati.
Devo confessare che non ne sono affatto certo e che mi piacerebbe
avere altre opinioni al riguardo.
Ciao.
Received on Fri Aug 03 2007 - 10:27:07 CEST

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