Separo questo post di Giorgio dagli altri, perché tratta un aspeto
diverso.
Giorgio Pastore ha scritto:
> E' ben noto che al passaggio da un mezzo con indice di rifrazione
> maggiore ad uno con indice di rifrazione minore l'ottica geometrica
> prevede un raggio riflesso ed uno rifratto il cui angolo rispetto alla
> normale alla superficie di separazione tra i due mezzi e' maggiore
> dell' angolo di incidenza. Questo fenomeno da' luogo, per angoli di
> incidenza superiori ad una soglia (angolo limite) al fenomeno della
> riflessione totale.
A me non è tanto "ben noto".
Qui entra in ballo un tipo di appross. del tutto diverso da quello che
si è discusso negli altri post: la variazione di n.
L'ho scritto sopra che bisogna considerare anche quello, ma l'esempio
di una superficie di discontinuità tra due mezzi è all'estremo
opposto.
L'o.g. non ci arriva proprio.
Data la sua importanza pratica, bisogna aggiungere a leggi come l'eq.
dell'iconale le cosiddette "leggi della rilfessione e della
rifrazione", ma non mi risulta che di solito si ricordi che in realtà
i due fenomeni coesistono, cosa che un modello corpuscolare non può
spiegare.
Tra l'altro in tutte le applicazioni dell'o.g. cis si guarda bene dal
parlarne: vedi tutte le teorie di strumenti ottici, aberrazioni
comprese.
A quanto posso ricordare, l'unico caso in cui ci si ricorda della
presenza simultanea di un raggio rifrato e di uno riflesso è
l'arcobaleno.
Infatti senza di ciò la presenza di due archi non la spieghi.
(E poi ci sono gli "archi soprannumerari", che tirano in ballo la
diffrazione. Guarda caso, l'arcobaleno è una caustica, ma questo
nessuno lo dice...
Però quando le goccioline sono piccole la diffrazione diventa
importante e si vedono gli archi soprann.)
> ...
Da qui in poi, spiacente ma non ti ho seguito.
Mi sono un po' fatto l'idea che tra tutti quando parliamo di ottica
parliamo lingue un po' diverse, più che in altri campi della fisica.
Da che dipende?
--
Elio Fabri
Received on Mon Oct 15 2018 - 17:29:14 CEST