"Nicola Sottocornola" ha scritto:
> ho letto in un articolo questa strana unita' di misura del tempo:
>
> the time required for light to traverse a classical electron: e^2/(m c^3).
>
> Poiche' non vi sono altre spiegazioni vorrei sapere da dove viene questa
> espressione e^2/(m c^3). Cos'e' "e"? Poi perche' si parla di "classical"
> electron?
e, m, c sono tre costanti fisiche universali, e rappresenta
la carica elementare, cioe' la carica del protone o il valore assoluto
della carica dell'elettrone, m e' la massa dell'elettrone,
c la velocita' della luce nel vuoto.
In unita' gaussiane abbiamo (valori approssimati):
e = 4.803 * 10^-10 u.e.s.
m = 0.911 * 10^-27 g
c = 3 * 10^10 cm/s.
A partire da queste tre costanti si puo' costruire una costante che
ha le dimensioni fisiche di una lunghezza, il "raggio classico dell'elettrone":
r_e = e^2 / (m * c^2).
Infatti, consideriamo una distribuzione sferica classica di carica elettrica
pari alla carica elementare e, sia r il suo raggio, allora l'ordine di
grandezza della sua energia elettrostatica vale e^2 / r, se eguagliamo
questa energia elettrostatica alla massa-energia dell'elettrone m * c^2,
otteniamo:
e^2 / r = m * c^2, da cui:
r = e^2 / ( m * c^2) = r_e = 2.8 * 10^-13 cm.
Il raggio classico dell'elettrone e' una costante utile in elettromagnetismo
e fisica atomica.
Il tempo che la luce impiega ad attraversare una distanza pari a r_e vale quindi:
r_e / c = e^2 / (m * c^3) = 9.3 * 10^-24 s (troppo piccolo per essere misurabile).
Ciao
--
Giorgio Bibbiani
Received on Sat Jul 07 2007 - 11:54:29 CEST