Re: Taylor: dati alla mano-

From: Luciano Buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Thu, 24 May 2007 21:39:10 +0200

Elio Fabri ha scritto:

> Sono davvero spiacente di non poter contribuire, ma non posso per pu'
> ragioni:
> a) mi manca in modo assoluto il tempo necessario
> b) molte di queste cose le sapevo parecchi anni, fa, mentre ora
> dovrei ripescare e ristudiare. e per di piu' cio' che sapevo e'
> certamente superato
> c) l'argomento e' assai complesso, e non si puo' sbrigare in poche
> battute; forse non si puo' neppure risolvere senza un lavoro molto
> piu' complesso di quello possibile in un NG

Quanto scriver� non ha a che fare con la complessit� del tema, credo, e le
mie domande saranno lineari e semplici, giusto per capire i rudimenti.


(cut)

> Grani e risoluzione.
> Sicuramente le dimensioni del grano sviluppato sono parecchio maggiori
> di quelle del microcristallo da cui proviene.

> Immagine latente.
> Mi pare di ricordare che ci siano due livelli:
> - occorrono due fotoni per far si che l'immagine sia stabile, ossia
> che non svanisca col tempo
> - ne occorrono di piu' (quanti?) perche' diventi sviluppabile.
> Inoltre ho letto che nella formazione dell'imm. latente giocano un
> ruolo essenziale le impurita' di zolfo presenti nei microcristalli.

Qui parli di "grano", di "microcristallo" e di "immagine latente", termini
che ricorrono dall'inizio di questo dibattito, nel corso di gran parte del
quale ero convinto che si riferissero alle dimensioni del cristallo (per
es. AgBr) e quindi alla dimensione del micron (alcuni micron: se ne sono
assunti esemplificativamente 2). In seguito per� l'attenzione, piuttosto
che sul grano, si � posta sui cosidetti "siti reticolari" interni al
grano, dell'ordine di grandezza dell'Angstrom, ed ho pensato che i
termini "grani" e "immagini latenti" si riferissero appunto a questo
ordine di grandezza. In particolare mi ha spiazzato una fotografia al
microscopio elettronico, segnalatami in link (Universit� di Catania) da
Tetis in risposta alla mia domanda (cho ha dato l'avvio ai threads
sull'argomento, domanda che all'inizio era stata fatta da altri) se si
fossero mai visti i famosi "puntolini" sulla lastra debolmente
impressionata.
L'interessante fotografia � questa:


http://wwwold.unict.it/dipchi/05Didattica/Corsionline/Coloranti/14_Fotografia/Web_14/process02_01fig01.htm

Come vedi all'interno del grano (il grande cristallo di AgBr, qui delle
dimensioni di 10 micron circa) si vedono dei pi� "piccoli cristalli di
argento", quelle macchiette nere, di dimensioni molto diverse tra loro.
Butto l� qualche considerazione, con qualche domanda, esplicita o
implicita, se hai voglia, e/o tempo e competenza per rispondere.
1) - Cosa si intende, rispetto a quella fotografia, per "grano",
"microcristallo", e "immaigne latente", di cui tu sopra parli? E' tutto il
cristallo (di forma triangoloidale) o �, o corrisponde a, ciascuna di
quelle scagliette nere?
2) - Tu mi spiegasti, a suo tempo, che l'efficienza (il rendimento)
dell'apparato a debole emissione si calcola contando i grani sulla lastra
debolmente impressionata (dopo averla sviluppata) e dividendoli per i
fotoni arrivati sulla lastra stessa: ti risultava essere dell'1%. Ora,
quali sono i grani da contare?
3) - La didascalia della foto parla di "ripetuti impulsi" di luce che
hanno determinato quel risultato, e quindi non mi pare si tratti di
un'esposizione cosidetta "debole", come quella di cui ci stiamo occupando:
ma possiamo immaginare che quello sia il risultato di una lunga
esposizione a una debole emissione, e di andare "indietro" nel tempo fino
al momento in cui saranno stati emessi (relativamente) pochi atomi in
successione:credo che ne avremmo un'immagine strutturalmente simile, solo
che quelle scagliette nere d'argento apparirebbero in minor numero e
mediamente pi� piccole.
Ora, ammesso che quelli siano i grani (ex immagini latenti e futuri
puntini luminosi), dobbiamo contare indifferentemente le macchiette,
ignorando la loro diversa dimensione? Insomma che senso ha contarle, se
sono diverse, quando io m'ero fatto l'idea che tutti i "grani" da contare
avessero la stesa dimensione, proprio perch� avesse senso fare il conto
dell'efficienza, che implica ovviamente un problema di energia impiegata
per ottenere un effetto, e quindi la proporzionali� con quell'effetto? E'
evidente infatti che per avere i cristallini d'argento pi� grandi � stato
necessaria la cospirazione di un numero magggiore di fotoni.
4) - Problematico sarebbe poi assumere il grano di 10 micron di lato come
unit� di conto, visto che, anche se la foto ci d� il dettaglio di un solo
grano, possiamo immaginare adiacenti ad esso, e su tutta la lastra
debolente impressionata, grani dello stesso tipo impressionati pi� o meno
nello stesso modo, ciascuno con le sue macchette, tante o poche che siano:
voglio dire che mi pare non abbia senso parlare, visto come stanno
realmente le cose, di grani "isolati" (i nostri puntini luminosi,
ricordi?) sullo sfondo vergine costituito di grani rimasti inalterati,
come riferito da tutte le fonti di cui io sia stato a conoscenza fino a
qualche settimana fa.
5) - Dicesti a suo tempo che i grani si contano col microscopio.
A quale microscopio, pensavi, sinceramente: ottico o elettronico?

Ripeto la domanda che sintetizza tutto:
Quali grani devo contare, per dividerli per i fotoni che sono arrivati, in
modo da avere quel rendimento dell'1% circa che dicevi?

A proposito poi del rendimento stesso, valutato in quell'1% o gi� di l�,
come valuti l'interpretazione che ne d� Tetis, che nel suo ultimo post
scrive:
---------------------
Assumevo che il dato di Fabri:
1% si riferisse alla frazione di fotoni che produce un'immagine
latente.
---------------------
A me pare che questa definizione sia completamente in contrasto con la tua.

Ciao e grazie.
Luciano Buggio

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