"Valter Moretti" <vmoretti2_at_hotmail.com> wrote in message
news:1179901925.837408.264420_at_k79g2000hse.googlegroups.com...
> La struttura di cono di luce, come gi� discusso altre volte �
> indipendente dalla nozione di sincronizzazione che usi:
> anche se ne usi un'altra ti riviene fuori, in altra maniera, il cono
> di luce perch� altrimenti avresti i paradossi causali, a meno che tu
> non rinunci anche al principio di relativit�...
> Ti ricordi ne abbiamo gi� discusso? Quello che invece � completamente
> arbitrario � la nozione di ordinamento temporale e sincronizzazione
> fuori dal cono di luce.
Il punto e' che io considero completamente arbitrario l'ordinamento
temporale *anche* per coppie di eventi all'interno del cono di luce (tale
ordinamento e' arbitrario in quanto convenzionale). Quando dico che si
dovrebbe portare a compimento la discesa del tempo dall'olimpo dell'a priori
intendo, fra l'altro, cose del genere: poiche' il cono di luce e'
convenzionale, non va gravato di alcun significato fisico (cioe' i
significati fisici che riteniamo di poter dedurre utilizzando, fra l'altro,
il cono di luce, vanno cercati altrove).
E' vero che per coppie di eventi all'interno del cono di luce, assumendo la
sincronizzazione standard, l'ordinamento temporale rispecchia sempre (cioe'
per ogni riferimento) l'ordinamento causa effetto, ma cio' avviene, come
dire, "per caso". Il "vero" ordinamento causa effetto e' dato dalla
direzione del vettore quantita' di moto del "messaggero" che ha viaggiato
dalla causa verso l'effetto. "Per caso" avviene che, riducendosi a segnali
subluminali, il vettore quantita' di moto associato al segnale ha sempre la
direzione data dall'ordinamento temporale.
Prendendo una qualsiasi sincronizzazione l'ordinamento temporale potrebbe
risultare invertito (cioe' la causa sarebbe associata ad un istante maggiore
di quello associato all'effetto; poi, come dicevi sopra, potremo anche far
saltar fuori il cono di luce in altra maniera, ma quella maniera, seguita
fino in fondo, consiste nel dar significato fisico alla quantita' di moto e
non agli intervalli di tempo misurati su orologi diversi), ma il vettore
quantita' di moto sarebbe sempre (in ogni riferimento) diretto dalla causa
verso l'effetto.
"Per caso" avviene che, riducendosi ad aerei di bassa velocita', l'orario
locale di arrivo e' sempre maggiore dell'orario locale di partenza, ma la
differenza orario locale di arrivo-orario locale di partenza e' priva di
significato fisico in quanto convenzionale. *Non* e' privo di significato
fisico il vettore quantita' di moto dell'aereo: potremmo cambiare la
sincronizzazione sulla Terra, potremmo osservare l'aereo da un riferimento
esterno, ma il vettore quantita' di moto dell'aereo sarebbe sempre diretto
dal punto in cui e' avvenuta la partenza verso il punto in cui avviene
l'arrivo. Questo perche' la direzione del vettore quantita' di moto *ha*
significato fisico: e' la direzione dalla causa verso l'effetto. E su tale
direzione noi non abbiamo alcuna voce in capitolo. Potremmo cambiare come
vogliamo le nostre convenzioni, ma la causa rimarrebbe causa e l'effetto
rimarrebbe effetto.
> > Per palline propagantesi a velocita' minore di c (avendo assunto la
> > sincronizzazione standard) si ha che i vettori velocita' e quantita' di
moto
> > sono sempre concordi, ma per i tachioni puo' accadere che la direzione
> > causa-effetto sia opposta alla direzione del vettore velocita'.
>
> Non capisco come distingui la causa dall'effetto in questa situazione,
> cio� capisco che tiri in causa il verso del quadrimpulso di un
> mediatore, ma non capisco bene come si proceda a determinare tale
> verso, sia nello spazio che nello spaziotempo per un oggetto che
> evolve secondo una curva di tipo spazio (usando la terminologia e la
> convenzione standard).
Naturalmente io sto assumendo che esista un riferimento privilegiato per la
propagazione dei tachioni (altrimenti, come sappiamo, si avrebbero paradossi
causali). In tale ipotesi distinguere la causa dall'effetto risulta
abbastanza semplice: basta applicare le trasformazioni di Lorentz.
I due eventi sono (cta, xa) e (ctb, xb); siamo in sincronizzazione standard
e |xb-xa|>(ctb-cta) (ipotesi comunque ridondante in quanto il seguito del
discorso funziona anche se |xb-xa|<(ctb-cta)).
Detta beta*c (-1<beta<1) la velocita' del laboratorio rispetto al
riferimento privilegiato dei tachioni S', avremo che, in S', i due eventi
saranno descritti dalle coordinate (cta', xa') e (ctb', xb') con
cta'=gamma*(cta+beta*xa)
xa'=gamma*(xa+beta*cta)
ctb'=gamma*(ctb+beta*xb)
xb'=gamma*(xb+beta*ctb).
Qualora gli eventi A e B fossero partenza e arrivo di un tachione, allora la
partenza sara' in A o in B a seconda che sia cta'<ctb' o meno (nel
riferimento privilegiato i tachioni viaggiano sempre "avanti nel tempo" e
sempre alla stessa velocita'; qui stiamo sempre assumendo la
sincronizzazione standard nel riferimento privilegiato dei tachioni - fra
l'altro, se cosi' non fosse, avremmo dovuto cambiare la forma delle
trasformazioni di Lorentz). Quindi, nel laboratorio, diremo che la causa e'
in A se
cta+beta*xa<ctb+beta*xb, cioe' beta*(xb-xa)>cta-ctb, cioe', ipotizzando
ctb>cta, se beta*[(xb-xa)/(ctb-cta)]>-1. Tale realzione e' sempre vera
nell'ipotesi che sia |xb-xa|<(ctb-cta), ma potrebbe non esserlo se
|xb-xa|<(ctb-cta) cioe' i segnali subluminali (per "caso") hanno sempre la
causa in A se cta<ctb, ma i tachioni potrebbero anche avere la causa in B
pur essendo cta<ctb.
Naturalmente si dovrebbe conoscere beta, cioe' si dovrebbe effettuare
l'esperimento da me proposto allo scopo di
1) vedere se il mio discorso ha una base sperimentale o meno (per quanto,
come dicevo nel primo post, nessun esperimento, almeno di quelli da me
immaginabili, potrebbe provare la non correttezza del mio discorso, cioe' i
tachioni potrebbero essere talmente veloci da sfuggire alle verifiche
sperimentali possibili al momento, cioe', per come pare a me, il realismo
locale, nella partita con l'interpretazione ortodossa della MQ, ha come
minimo il pareggio assicurato)
2) misurare beta (nonche' il valore della velocita' dei tachioni nel loro
riferimento), qualora il punto 1) desse esito positivo.
Nell'appendice 2 di
http://arxiv.org/abs/quant-ph/0512202 faccio il discorso
in maniera un po' piu' completa, tenendo conto della tridimensionalita' del
problema e mostrando come, con una opportuna definizione della quantita' di
moto per i tachioni, quest'ultima ha sempre la direzione dalla causa verso
l'effetto.
> > Si ha
> > comunque che una opportuna definizione del vettore quantita' di moto per
i
> > tachioni darebbe in quei casi una direzione opposta fra velocita' e
> > quantita' di moto, cioe' quest'ultima sarebbe in ogni caso concorde alla
> > direzione causa-effetto.
>
>
> ecco spiegami un p� come fai a definire *sperimentalmente* la
> direzione e verso
> nello spazio e nello spaziotempo del quadrivettore impulso in questa
> situazione.
Non saprei dire se riterresti buona, come definizione sperimentale, quella
data sopra. In via di principio la direzione si potrebbe anche misurare
direttamente (con "in via di principio" sto intendendo una misura fatta con
un esperimento ideale, ma immagino che la tua richiesta riguardi proprio una
misura ideale): ipotizzando l'esistenza di un "assorbitore" di tachioni, si
potrebbe ripetere l'esperimento di Aspect; una volta partiti i fotoni si
potrebbe piazzare nel centro (cioe' nel punto in cui sono appena partiti i
fotoni) un assorbitore di tachioni fermo. Il primo tachione che arrivera'
spostera' l'assorbitore verso destra o verso sinistra, cosi' capiamo da dove
proveniva il primo tachione che passa per il centro. Ripetendo la prova
variando la posizione dell'assorbitore si puo' capire quale dei due fotoni
sara' raggiunto dal tachione prima di arrivare al polarizzatore.
> Ciao, Valter
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed May 23 2007 - 18:49:16 CEST