Enrico SMARGIASSI ha scritto:
> Non e' solo una questione di teoria. E' soprattutto una questione di
> capacita' di sperimentare: anche l'osservazione e l'esperimento sono
> tecniche, e come tali vanno imparate; chi guardava nel cannocchiale e
> vedeva altre cose le vedeva anche - forse soprattutto - perche'
> mancava dell'esperienza e della tecnica giuste.
Su questo sono d'accordo, e mi pare il punto essenziale che Feyerabend
non coglie, credo prima di tutto perche' *non e'* un fisico...
Al contrario, lui insiste che il cannocchiale falliva sotto molti
aspetti nell'osservazione celeste, e quindi non era affidabile.
Si spinge ad affermare che G. abbia inventato o gravemente alterato
molte osservazioni. Sui satelliti di Giove diro' dopo; ma per es. fa
l'obiezione del bordo della Luna, che mi sembra sfiorare la malafede.
Lui dice: G. disegna molto evidenti i rilievi della Luna (i crateri)
con ombre e luci ben marcate. Pero' disegna il bordo netto e pulito.
Vediamo la questione da vicino, con un po' di numeri.
Il piu' alto rilievo lunare e' inferiore a 10 km, contro il diametro
di 3500 km.
Noi vediamo il diametro sotto un angolo di circa 30', quindi un monte
sul bordo della luna misurerebbe circa 5".
E' del tutto ovvio che il cannocchiale di G. non poteva risolvere
angoli cosi' piccoli, quindi nei limiti della sua risoluzione il bordo
_doveva_ apparire regolare, senza dentellature.
Invece un monte situato nella zona di confine tra luce e ombra e'
illuminato da luce radente: getta ombre assai lunghe, che possono
essere viste facilmente.
> Tieni conto che non di rado non c'e` bisogno di conoscere la teoria
> per imparare bene l'uso di uno strumento: dubito che Schumacher sappia
> molto di dinamica e termodinamica, eppure l'automobile la guida
> splendidamente.
Il paragone non mi sembra molto appropriato.
Nella guida di una macchina (sia pure una F1) e' molto piu' importante
la conoscenza del comportamento dle motore, dello sterzo, delle
sospensioni, che si acquisisce con la guida.
Invece nel caso del cannocchiale capire il perche' di certe apparenze
puo' essere decisivo per non prendere papere.
Resta pero' vero quanto hai detto sopra, ossia che l'esperienza puo'
supplire in larga misura alla mancanza di teoria, e anzi in certi casi
e' indispensabile; se non altro perche' certi aspetti della teoria
(tutto cio' che attiene non al cannocchiale, ma alla fisiologia e alla
psicologia della visione) e' a malapena conosciuto oggi.
E' chiaro (secondo me) che G. acquista fiducia nel canocchiale perche
esegue prove, misure, controlli; perche' vede regolarita' (il moto dei
satelliti di Giove, la fasi di Venere...).
Quanto ai satelliti di Giove, non ricordo se ne ho gia' parlato qui,
ma circa 30 anni fa, insieme con Carlo Madella (morto purtroppo di
recente) ci dedicammo a un lavoro credo originale, e la cui
ispirazione fu proprio la lettura di "Contro il metodo".
Detto in modo brutale, la mia idea fu:
"Caro F., secondo te dunque G. ha truccato, ha inventato i dati, visto
che non poteva vedere quello che diceva di vedere?
Allora facciamo una prova: facciamo finta di non sapere niente altro,
sui satelliti di Giove, di quello che c'e' scritto nel "Sidereus
Nuncius": prendiamo i suoi disegni, misuriamoli ed elaboriamo le
misure con le tecniche odierne, senza nessuna alterazione. Cerchiamo
di fittarle con dei moti circolari uniformi e vediamo quanto e' buono
il fit, e che raggi e periodi troviamo."
Risultato: i periodi tornano coi valori attuali meglio dell'1%. I
raggi non ricordo, ma qualcosa del genere (un po' meno bene).
"A questo punto, caro F., potrai ancora sostenere che G. non abbia
visto davvero delle posizioni attendibili dei satelliti?"
--
Elio Fabri
Received on Tue Mar 27 2007 - 21:31:04 CEST