Michele Falzone ha scritto:
> Portando queste considerazioni su un presunto etere e ponendo il rapporto
> delle due velocit� a meno di 2PI pari alla costante di struttura fine, per
> le due onde sferiche, mi ritrovo esattamente il valore della carica
> elettrica e le due onde sferiche somigliano all'elettrone ed al protone.
Ciao Michele,
vediamo se ho capito il tuo ragionamento. Postuliamo che esista un etere
con delle caratteristiche tali che esso possa essere assimilato ad un
fluido reale, e che esso permei uniformemente lo spazio. Questo
implicherebbe che la costante di struttura fine, a meno di un
coefficiente, sia pari al rapporto delle velocit� di propagazione
(all'interno dell'etere stesso) tra le onde trasversali e quelle
longitudinali.
Prima questione: potresti spiegare meglio il passaggio della suddetta
implicazione? Sei certo che con un coefficiente pari a 2*pi la relazione
sarebbe rispettata con le pi� recenti stime del valore della costante di
struttura fine? A me sembra di no, perch� ottengo un risultato pari a
7.299(27007...)*10^-3 che stride con l'attuale (anno 2006) stima pari a
7.297(25357...)*10^-3.
Cio� calcolo una discrepanza che, ritengo, non sei autorizzato a
sorvolare. Visto che mi sembra improponibile cambiare il coefficiente
2*pi per coerenza con i postulati di cui sopra (perch� l'onda
longitudinale, in accordo ai postulati, dovrebbe propagarsi "lungo una
circonferenza"), questo mi appare come un "paramount problem" dell'ipotesi.
Inoltre: come � possibile che la stragrande maggioranza degli
esperimenti, da quello di Michelson-Morley in poi, dia risultato nullo?
Come mai non si rileva alcun trascinamento rispetto all'etere? Come mai
una grande quantit� di evidenze sperimentali mostrano che non esiste un
sistema di riferimento inerziale privilegiato? Domande importanti, le
cui risposte portarono all'abbandono del vecchio etere luminifero.
Ancora: perch� non osserviamo instabilit� nella propagazione delle onde
all'interno dell'etere (per esempio smorzamento nello spazio e nel
tempo)? Anche definendo la "portata di massa" che citi in un altro
messaggio come flusso della quantit� di moto per unit� di volume, e
vedendo magari l'emergere di un elettrone (o di un protone) come
perturbazione all'interno dell'etere con determinate caratteristiche
(intuisco, anche se lo hai detto cripticamente nei tuoi messaggi,
coesistenza di onda accompagnata dalla particella corrispondente secondo
te?), perch� non ci sono ulteriori interazioni di qualsiasi altro tipo
con il resto dell'etere al di l� della semplice propagazione della
perturbazione? E come emergerebbe a questo punto un particella priva di
massa come il fotone? E da chi sarebbero "mediate" le forze
fondamentali, spostandoci nel paradigma del Modello Standard?
Infine: insistendo nel vedere elettrone e protone come una perturbazione
stabile dell'etere, c'� spazio per alcuni principi fondamentali della
meccanica quantistica che a tutt'oggi hanno fatto predizioni pienamente
confermate dalle evidenze? Per esempio, il principio di indeterminazione
di Heisenberg, o ancora pi� fortemente la relazione di
Robertson-Schrodinger (di solito chiamata principio di indeterminazione
di Robertson), possono rimanere validi? Se si, come? Se no, perch�?
Queste sono domande che si avvicinano di pi� alle obiezioni di Elio
Pandolfini e non � detto che un'ipotesi (magari ancora da affinare)
possa gi� dare delle risposte precise.
Voglio sottolineare che le domande di cui sopra non hanno assolutamente
alcun intento polemico, e, sebbene formulate con un linguaggio
appartenente ad un paradigma che potrebbe essere incommensurabile con il
tuo (e quindi alcune di essere potrebbero non aver senso per te se per
esempio si riferissero ad enti non necessari), sono fatte dal punto di
vista di uno, come me, che pur non vedendo alcun bisogno di
"resuscitare" l'etere, si pone con atteggiamento scettico (nel senso
buono ed originale del termine) nei confronti dell'ipotesi tua e di
Cannata.
Ciao,
Paolo
Received on Fri Mar 23 2007 - 12:15:18 CET
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