Elio Fabri ha scritto:
(cut)
> > Riguardo l'esperimento di Taylor sai per caso se e' stato realizzato
> > in modo che si vedessero veramente i "puntini" relativi ai fotoni ?
> > Spesso in rete, ma anche sui libri, si vedono foto di frange di
> > interferenza ottenute con tanti puntini fitti fitti, mi ero fatto
> > l'idea che provenissero da esperimenti reali
> Non c'e' sicuramente problema. Ti posso citare due tecniche gia'
> disponibili da tempo.
> a) Eseguire fotografie come Taylor, ed esaminarle al microscopio, in
> modo da vedere i singoli granelli di argento prodotti sulla pellicola.
Per Fabri
Vorei qualche chiarimento su quel che avviene sulla lastra fotografica
quando il singolo fotone vi arriva.
Tu dici, mi par di evincere dal contesto del dibattito, che si forma un
"granello d'argento", visibile al microscopio.
Ho due domande.
1 - Qual'�, usando la terminologia del fotomoltiplicatore da te citato nel
punto 2, l'efficienza di questo dispositivo, cio� la probabilit� che il
grano si formi (e sia quindi osservabile)?: � del 100 per cento? Se
l'efficienza � assoluta, come ritengo, o comunque pi� alta di quella dei
fotorilevatori ad elettroni, perch� non ricorrere a questo metodo di
conteggio negli esperimenti a debole emissione, evitando gli imbarazzanti
problemi che pone la bassissima efficienza dei rilevatori classicamente
usati? Conosci la gravit� di questi problemi (che inducono alla
formulazione di ipotesi addizionali, da alcuni contestate, nella
discussione degli esperimenti) e quindi intendi che la maggior complessit�
e laboriosit� del rilevamento fotografico pagherebbe certamente.
2 - Come avviene che l'impatto di un singolo fotone sul materiale della
lastra fotografica produca un'alterazione (chimica, credo) dell'ordine di
grandezza del grano visibile al microscopio, molto superiore, quindi,
rispetto a quello atomico, al quale, mi risulta, avvenga, e l� sia
limitata (ma forse mi sbaglio), l'interazione con la materia, nel senso
che un fotone eccita un atomo, il quale poi si diseccita emettendo un
altro fotone. Avviene anche qui una "cascata", fotonica anzich�
elettronica, che coinvolge la regione circostante per un ampio raggio? Ed
allora, se cos� fosse, per una specie di effetto domino in poco tempo tuta
la lastra non resterebbe impressionata in seguito all'impatto di un unico
fotone? Ma forse la lastra consiste preventivamente di "grani" in qualche
modo isolati tra loro. Ciascuno dei quali subisce l'alterazione chimica in
seguito all'impatto di un singolo fotone? E' cos�?
Ciao.
Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
> b) Usare rivelatori elettronici (fotomoltiplicatori) che possono
> contare i singoli fotoni.
> I moderni rivelatori CCD realizzano poi una fusione delle due
> tecniche, in quanto permettono l'analisi digitale dei fotoni ricevuti
> sulla superficie.
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Received on Wed Mar 21 2007 - 21:35:48 CET