On Tue, 5 Dec 2006 02:46:20 +0000 (UTC), "Tetis"
<gianmarco100_at_inwind.it> wrote:
>Attenzione con queste equivalenze, non e' escluso che
>il Polonio essendo un metallo entri nella sintesi delle
>metallo-proteine in qualche modo, occorrerebbe chiedere
>a dei chimici. In tal caso sarebbe piu' pericoloso perche'
>i decadimenti andrebbero a verificarsi in immediata
>vicinanza delle catene. Una particella ionizzata che
>entra a diretto contatto con le molecole di DNA ed RNA
>durante la sintesi proteica e' estremamente piu' pericolosa
>della stessa particella che attraversi zone cellulari come la
>membrana o altre parti, dove comunque sarebbe pericolosa.
>La dose e' un indicatore che va comunque rapportato al tipo
>di radiazione per via dei coefficienti di penetrazione, che
>dipendono dalle sezioni d'urto degli X un poco passano essenzialmente
>senza danni, ma gli alfa vanno tutti a bersaglio.
Non funziona proprio cos�.
La fase in cui la cellula � pi� radiosensibile � quella della
duplicazione. E' il DNA ad essere la parte pi� importante della
cellula. Se un'ipotetica radiazione spacca in 2 l'RNA non � un gran
danno, ma se danneggia in modo irreparabile il DNA la cellula pu�
diventare incapace di replicarsi e di conseguenza dopo un certo tempo
morire.
Quindi l'attenzione va posta sui danni al DNA. Inoltre il problema non
� tanto se il radioisotopo entra far parte o meno della catena di DNA,
perch� tanto per quanto breve sia il range di una radiazione, almeno
le dimensioni di una cellula riesce a percorrerle.
Il problema del tipo di radiaizone � collegato al LET della
radiazione: il LET (linear energy transfer) in sostanza rappresenta la
densit� di ionizzazioni prodotte dalla radiazione. Le particelle con
densit� di ionizzazione maggiore (alfa, particelle pesanti, neutroni)
sono pi� efficaci a produrre danni radiobiologici perch� producono pi�
danni irreparabili nel DNA.
Tieni presente che il fatto che gli X interagiscono meno delle alfa,
per fare un esempio, non c'entra proprio nei termini che mi pare
indicassi. faccio un esempio a braccio: ho 100 fotoni da 1MeV e 10
alfa da 1 MeV, mettiamo che tutte le alfa cedano tutta la loro energia
in un volumetto molto piccolo e che solo 1 fotone su 10 ceda tutta la
sua energia nel volumetto, la dose sar� comunque la stessa. Il fatto
che sia stato necessario avere flussi diversi di particelle per avere
la stessa dose � un discorso diverso. Dal punto di vista biologico poi
le alfa saranno pi� pericolose a parit� di dose per le questioni di
cui sopra.
>
>Da queste tavole un modo per valutare le energie rilasciate.
>Un alfa pesa 4 GeV, con una energia di 4MeV e' subrelativistico
>ed infatti e' facilmente schermato e se consideri solo l'esposizione
>radiologica esterna questo contributo non conta mentre quello
>X lo riconduci alla ordinarie soglie in Gray. Viceversa se consideri
>nuclidi all'interno delle cellule il contributo locale di un nucleo alfa
>da 4 MeV e' quasi deterministicamente dannoso. Ovvero
>1 milli Curie comporta in tre giorni circa 7000 miliardi di cellule
>danneggiate. Non so se e' sufficiente un singolo danneggiamento
>ma guarda che 7000 miliardi di cellule sono tante.
Non ho tanto capito questo discorso, comunque a spanne credo che 7000
miliardi di cellule siano pi� di quanto ne abbiamo nell'organismo.
In ogni caso la non pericolosit� delle alfa per irradiazione esterna
(poi dipende dalle dosi) dipende dal fatto che il range delle alfa in
natura non � tale da arrivare da superare lo strato di cellule morte
che compone la parte esterna della pelle (circa 70 micron). La
pericolosit� interna dipende dal fatto che la pelle all'interno
dell'organismo non c'�...
--
Rob
"Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. perch� una mattina, senza che avesse fatto nulla, venne arrestato."
Received on Tue Dec 05 2006 - 18:22:51 CET