Scelta indirizzo specialistica
Salve a tutti i membri di questo newsgroup. E' da qualche anno che lo
leggo ormai ma non ho mai scritto. Ne approfitto per ringraziare i
prof. Elio Fabri e Valter Moretti le cui spiegazioni (spesso trovate
andando a ripescare vecchi post) mi sono state utilissime nel mio corso
di studi, pi� utili a volte di un libro di testo o di un prof con
lavagna e gesso! :)
Ho da poco conseguito la laurea triennale in fisica in una universit�
del Sud e devo scegliere un corso di laurea specialistica. I miei
interessi sono rivolti alla fisica teorica. Mi piacerebbe occuparmi un
giorno di meccanica statistica e fisica teorica dello stato solido.
La mia domanda �: qual � la situazione dei giovani fisici teorici in
Italia? Dopo il dottorato e una o pi� borse post-doc, � difficile per
un giovane fisico teorico trovare un impiego all'universit� per cui
serva quello per cui ha studiato?
La situazione � ancora cos� catastrofica come la descriveva Valter
Moretti in un post del 24 Luglio 2000 (thread "scelta universitaria")
che riporto qui di seguito o oggi lo � ancora di pi�?
Questo � il post di Valter Moretti del 24 Luglio 2000 a cui mi
riferisco:
"Ti dico che la cosa e' seriamente molto drammatica. Con questo non
voglio dire che sia un suicidio cercare di entrare in ambiente
accademico
come fisico teorico: tutte le scelte della vita implicano dei rischi,
il
fatto e' che uno dovrebbe conoscere quali siano questi rischi PRIMA di
prendere
delle decisioni importanti.
La situazione e' la seguente. Il dottorato di ricerca in Italia ha
introdotto
nell'ambiente da circa 15 anni un gran numero di fisici ultra
specializzati
e per lo piu' teorici (perche' le prove per accedere al dottorato sono
tutte
teoriche [forse ora le cose cambieranno, ma per ora e' cosi']).
L'ambiente accademico dei fisici teorici e' *saturo* di dottorandi,
borsisti,
ricercatori a contratto. Addirittura sono state inventate nuove
posizioni a
tempo determinato per "parcheggiare" i malcapitati. L'ambiente
esterno
all'industria non vede di buon occhio i dottori di ricerca perche'
pensa
che abbiano perso tempo in ambiente accademico formandosi una
mentalita' troppo speculativa e commercialmente poco competitiva
(almeno era questa l'opinione diffusa nella seconda meta' degli anni
novanta, forse ora le cose sono un po' migliorate grazie molto
all'associazione nazionale Dottrandi e Dottori di Ricerca di cui sono
stato, e ne sono fiero, uno dei primi fondatori).
Conosco molte molte persone ormai vicine ai 40 anni con decine
e decine di pubblicazioni (anche 50) in situazioni lavorative
drammatiche: borsisti a tempo determinato con un grosso interrogativo
nel loro futuro, specialmente perche' le posizioni temporanee
sono pagate, in relazione al fatto che sono temporanee, poco
e non danno contributi pensionistici se non pochissimi.
Queste persone hanno dato e danno il meglio di se' nella ricerca
(la maggior parte della ricerca e' senz'altro prodotta da persone senza
il posto) e sono ripagate con un bel nulla, senza possibilita'
di mettere su famiglia (eccetto i casi in cui e' l'altra persona ad
avere
un posto fisso, ma allora ci sono altri problemi perche' uno mica
puo' spostarsi tanto facilemente...).
Il concorso per l'insegnamento nelle superiori ha assorbito un po'
di queste persone, ma la situazione mi pare sostanzialmente
immutata e bisognera' aspettare del tempo perche' queste
persone siano assorbite o si decidano a cambiare obiettivi
(cosa che accade sempre piu' spesso nei primi ssimi anni dopo
il dottorato...)
Che dire dell'estero? Per quello che sento non e' molto
diverso. C'e' gente estera che dice che nonostante tutto
in Italia ci sono piu' posti da ricercatore in FT piuttosto
che in America o in UK. Fino
a qualche anno fa si guardava con speranza il Brasile dove
erano stati investiti una massa enorme di finanziamenti per
la ricerca e diverse persone (Italiani, ma anche tanti Russi)
sono finiti laggiu', poi la crisi economica barsiliana ha
cambiato le cose. Comunque andare all'estero e' un "terno
all'otto": si parte, ma se non si sfonda e' anche difficile tornare in
patria: checche' se ne dica, quando sei via perdi i contatti con
l'Italia e dato il gran numero di persone in giro in patria c'e'
sempre qualcuno che puo' "portarti via" il tuo posto anche
se e' meno bravo di te, solo perche' e' al posto giusto nel
momento giusto. Magari a fare l'esercitatore in qualche corso
metre tu producevi ricerca. Ed oggi, con i nuovi ordinamenti
dell'universita' c'e' un fortissimo bisogno di schiavi che
facciano gli esercizi, tutori ecc.. ma mancano i soldi per
pagarli. L'Italia investe sempre troppo poco in Universita'
e Ricerca. Forse e' un bene cosi': quello che facciamo e' poi
cosi' "utile" all'umanita'?
Conosco una persona, "senza sponsors", non faccio nomi,
che e' recentemente diventato ricercatore in fisica teorica in
Italia dopo decine di concorsi. Vi dico il suo curriculum
per farvi un'idea.
1) quasi 10 anni all'estero (eta' vicina ai 40) (con fughe
in Italia per venire a fare i concorsi).
2) piu' di 50 pubblicazioni di cui alcune su Nature e
vincitore di diversi premi scientifici internazionali.
3) post doc nei seguenti posti
a) MIT, b) CERN, c) Oxford.
Io dubito fortissimamente che in qualunque commissione
che lo abbia esaminato per diventare ricercatore qualcuno
avesse i suoi titoli, per non parlare degli altri candidati.
Spero di non avere distrutto le speranze di molti, ma
sapere tutto questo *prima* e' meglio che *poi*. "
Ringrazio chiunque voglia rispondermi.
Serena
Received on Mon Sep 18 2006 - 11:11:06 CEST
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