Edmond ha scritto:
> Ah, colgo l'occasione per una riflessione, per vederese ho capito. Il
> disco di Airy � quello che la diffrazione forma dalla luce
> perfettamente parallela proveniente dalla stella posta all'infinito.
Si', e piu' esattamente la formula ceh avevo dato siriferisce al
raggio della circonf. dove l'intensita' si annulla, supponendo che il
sistema sia del tuto privo di aberrazione e misurando nel piano
focale.
Al di la' di quel raggio ci sono massimi secondari, ma molto meno
intensi e quindi visibili solo con sorgenti molto luminose.
> A volte verte stelle appaiono molto pi� grandi di altre, perch�?
Appaiono...
Verbo pericolisissimo...
Gli occhi sono strumenti assai ingannevoli, per tante ragioni.
> I casi sono due:
> 1) maggiore la luminostit� di una stella posta praticamente
> all'infinito: il disco di Airy appare pi� grande perch� l'intensit�
> degrada radialmente pi� lentamente, ma le sue dimensioni sono sempre
> quelle calcolate come hai fatto tu. Per questo dici: se � luminosa e
> ci vedi potresti osservarla.
Puo' essere: se la stella e' debole e l'ingrandimento e' forte, tu non
"vedi" l'intero disco, perche' la parte esterna cade sotto la soglia
di sensibilita'.
Con una stella piu' luminosa qundi il disco "visibile" si allarga.
Ma ci sono anche effetti interni all'occhio, che non e' sempre un
mezzo ottico ideale.
Non occorre avere una cataratta seria o una vitreosi grave: i messi
trasparenti dell'occhio possono avere una legera torbidita', e quindi
diffondere un po' la luce.
Anche questo contribuisce a creare un "alone" attorno a una sorgente
intensa. Ovviamente qui la diffrazione non c'entra neinte.
> 2) la stella � particolarmente grande ed i raggi che provengono dal
> suo punto pi� estremo a destra formano un disco di Airy separato da
> quello formato dai raggi provenienti dal suo punto estremo sinistro.
Questo si puo' escludere tranquillamente.
A meno di non pensare a specchi enormi, la risoluzione non e' mai
sufficiente per risolvere la stella come oggetto di dimensioni finite.
Tutte le stelle possono essere trattate come sorgenti puntiformi.
> ...
> Due domandine:
> - in ambito astronomico al termine seeing si danno accezioni di ogni
> tipo: il seeing � cattivo anche se lo specchio � sporco o se
> l'osservatore � astigmatico. Mi sembra un po' troppo estensivo. Io
> preferisco riferirlo a fatti esterni al telescopio e all'osservatore.
D'accordo. In ambito scientifico dicendo "seeing" ci si riferisce
esclusivamente alla turbolenza atmosferica.
La ricerca dei buoni siti per gli osservatori si basa da un lato su
numero di notti serene, e dall'altro sulle caratteristiche
meteorologiche e orografiche, se rendano quanto possibile piccola la
detta turbolenza.
Per la stessa ragione un'alta quota e' un vantaggio (e mettersi fuori
atmosfera e' ancora meglio :-) )
> Domanda: cosa indica esattamente quel secondo di grado? L'entit� della
> fluttuazione apparente del punto da cui viene la cule?
Se tu potessi misurare accuratamente la distribuzione d'itnensita'
della luce da una stella, in presenza di "seeing", troveresti una
specie di "campana".
Il "seeing" misura la larghezza della campana. Piu' esattamente lo
scarto quadratico medio della distribuzione d'intensita'.
Viene misurato in angolo riportandolo alle direzioni apparenti da cui
proviene la luce.
Faccio un esempio col tuo strumento, cosi' vedi come giocano le
diverse grandezze.
Supponiamo che la macchia di luce prodotta da una stella sul piano
focale risulti larga 15 micron, nel senso che ho detto sopra.
Questa dimensione s iriporta a un angolo dividendola per la focale:
15 micron / 1.5 metri = 10^(-5) radianti.
Trasformando in secondi d'arco (1 rad =~ 2x10^5 secondi) si ottiene
2".
Se usi il tuo oculare da 4.5 mm, l'ingrandimento angolare e' 1500/4.5
= 333.
Moltiplicando 2" per 333 si ottiene 666" =~ 11' (1/3 della Luna a
occhio nudo...)
--
Elio Fabri
Received on Mon Sep 18 2006 - 21:08:56 CEST